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Esclusivo
Delmastro: "Sarò condannato, me lo sento, ma non lascerò: il mio caso diverso da quello di Santanchè"
Colloquio con il sottosegretario alla Giustizia: il 20 la sentenza del processo che lo vede imputato per rivelazione di segreto d'ufficio. "All'inizio del processo ne parlai con Meloni"
Forse lo dice per scaramanzia: “Il tribunale di Roma mi condannerà, me lo sento, anche se la deposizione dell’ex capo del Dap Francesco Basentini è stata chiarissima e mi scagiona totalmente”. E poi, cosa farà Andrea Delmastro: si dimetterà da sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni? “Non rispondo nemmeno sotto tortura”. Lei “almeno” avrebbe commesso un reato nell’esercizio della sua funzione, una storia diversa rispetto a quelle della ministra Daniela Santanchè, sulla quale pende, per il suo lavoro di imprenditrice, già un rinvio a giudizio per falso in bilancio e forse un altro per truffa ai danni dello stato. “Sono due cose diverse, certo”. E quindi? Del Mastro – che è un big di Fratelli d’Italia, figlio di un ex parlamentare di An, amico di Meloni dai tempi di “Azione giovani”, uno che c’era anche quando non contavano un fico secco – si lascia sfuggire un sorriso di speranza. A osservarlo sembra una speranza, chiamiamola, informata. Insomma, qualora fosse, si dimetterebbe? “No, spero di no. Con Giorgia ne parlammo quando iniziò il processo”. Segue un sorriso. Il processo di “Delma” è stato oscurato dalla resistenza avvolgente, e dunque pitonesca, della “Santa”. Tuttavia, ci siamo: il 20 febbraio è attesa la sentenza del tribunale di Roma. Il sottosegretario è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio.
La storia, dai contorni un po’ grotteschi, è abbastanza nota: il 31 gennaio del 2023 Giovanni Donzelli, coinquilino e amico da una vita di Delmastro, si presenta in Aula, alla Camera, e rivela che “mentre l’anarchico Alfredo Cospito parlava con i mafiosi, incontrava anche i parlamentari del Pd Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”. Donzelli si riferiva ai contenuti di alcune registrazioni acquisite nel carcere di Sassari, dove Cospito era detenuto, a lui girate dal sottosegretario Delmastro. In particolare, si trattava di conversazioni che l’anarchico ebbe con boss di camorra e ‘ndrangheta che condividevano con lui l’ora d’aria. Un momento di “libertà” per i detenuti, in cui si parlò del 41bis e dell’importanza di fare una battaglia per indurre lo Stato a modificare questa misura detentiva. Dopo le parole di Donzelli in Aula, Angelo Bonelli, coleader di Avs, deposita un esposto in Procura perché le intercettazioni del detenuto sarebbero state secretate. Si apre l’inchiesta, ma l’accusa presenta la richiesta di archiviazione per il sottosegretario. A sorpresa il gip lo manda a processo chiedendone l’imputazione coatta. Siamo nel novembre del 2023, la guerra frontale tra governo e piazzale Clodio è di là da venire, Giovanbattista Fazzolari blinda Delmastro e pizzica i giudici perché, dice, con un rinvio a giudizio “così inconsueto non ci sono le condizioni per un passo indietro”.
Il dibattimento va avanti, sempre schermato dalle Kelly di Hermès di Santanchè, inseguita da “Report”, dai magistrati, dalle opposizioni, ma sempre fiera e pugnace sui suoi tacchi a spillo che, come ebbe a dire in una vecchia intervista, “logorano chi non ce li ha: portarli richiede equilibrio e coraggio”. Ecco, in un cono d’ombra c’è sempre stato Delmastro, avvocato con il guizzo, uomo di fiducia totale di Meloni in Via Arenula dove governa il ministro Carlo Nordio, che si sarà iscritto pure a FdI dopo la candidatura, ma certo non è uno della generazione Atreju. Nell’ultima udienza del processo, l’ex capo del Dap Francesco Basentini ha scagionato il sottosegretario dicendo che la “limitata divulgazione” di quell’atto su Cospito era riferita al personale penitenziario, ma non a Delmastro, delegato dal ministro a occuparsi di quell’ambito. Al di là del merito, in Via della Scrofa pensano che il tribunale di Roma, e non solo la Procura, voglia fare politica (ultimo caso citato, dentro FdI, è lo stop della Corte d’appello all’operazione migranti in Albania). Forse per questo Delmastro è pessimista, forse per questo è convinto che la premier lo salverà se dovesse andar male.