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l'editoriale del direttore

La lunga lista dei nemici di Meloni

Claudio Cerasa

Anm, Cpi, Corte dei Conti, sindacati, apparati interni, diplomazie antiche, corporazioni deluse, procure (vedi l’esposto del Dis) e i rischi nella finanza. Perché gli avversari più temibili per Meloni & Co. non sono in Parlamento

La gestione complicata (eufemismo) del caso Almasri ha proiettato Giorgia Meloni in una fase nuova all’interno della quale per la prima volta il presidente del Consiglio si ritrova nella condizione di non avere una strategia valida per ribaltare il tavolo e trasformare un guaio politico in un’opportunità per creare consenso. Il pasticcio di Almasri (eufemismo) non ha mostrato solo una vulnerabilità del presidente del Consiglio ma ha mostrato anche una tacchetta ulteriore da aggiungere a una lista di soggetti particolari che quando il leader non ha difficoltà si notano poco ma che quando il leader ha una qualche difficoltà iniziano a notarsi: i suoi nemici.

 

Per nemici non intendiamo le opposizioni, che spesso anzi si muovono come se fossero delle preziose assicurazioni sulla vita politica della premier. Per nemici intendiamo tutte le stelle che compongono una galassia speciale che si muove su più dimensioni e all’interno della quale gravitano alcune realtà che per varie ragioni si trovano in rotta di collisione con il presidente del Consiglio. Il caso Almasri ha aggiunto alla lista dei nemici di Meloni la Corte penale internazionale, ha confermato all’interno della lista la presenza solida della magistratura e ha messo in rilievo per di più un allineamento non proprio perfetto con alcuni organi di Polizia (ieri, con un’iniziativa forte, il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ha presentato un esposto alla procura di Perugia per violazione dell’articolo 42 comma 8 della legge 124 del 2007, “in quanto la procura di Roma in qualità di destinataria delle informative riservate avrebbe dovuto adottare le necessarie cautele per evitarne l’indebita diffusione”).

   

La lista dei nemici di Meloni, alcuni silenti e altri presenti, è però lunga e comprende anche altre realtà che meritano di essere messe l’una accanto all’altra. Ci sono i magistrati contabili, oltre a quelli ordinari, inferociti per la riforma della giustizia, che da mesi battagliano con il governo sul tema del Pnrr, a volte in modo pretestuoso a volte con qualche ragione. Ci sono i penalisti, gli avvocati, che negli ultimi mesi, pur essendo favorevoli alla riforma della giustizia, si sono schierati contro il governo sul tema della famosa definizione dei paesi sicuri. 

 

Ci sono alcuni ambienti diplomatici, ovviamente, legati non solo ai vecchi corsi politici, che nei mesi passati hanno mal sopportato l’incapacità del governo di trovare qualcuno di diverso dall’ex capo dei servizi per fare lo sherpa al G7, hanno malvisto la nomina alla presidenza di Fincantieri di un non diplomatico e considerano in modo non positivo la possibilità che venga scelto come ambasciatore a Washington un diplomatico professionalmente giovane e vicino alla destra come Mario Vattani. A queste realtà, a queste piccole galassie, se ne potrebbero aggiungere delle altre. Si potrebbe aggiungere, per volare alto, quel pezzo di potere legato al mondo dei servizi che ancora non riesce a farsi una ragione della fine della stagione di Mario Parente, direttore dell’Aisi dal 2016 al 2024 (tra i molti significati che hanno accompagnato le dimissioni di Elisabetta Belloni da capo del Dis vi è anche la conflittualità tra due mondi dei servizi che faticano a coesistere). Si potrebbe aggiungere, per volare più basso, il mondo delle corporazioni che aveva scommesso su Meloni e che oggi invece si sente tradito (balneari, benzinai, costruttori, sindacati di Polizia).

 

Ma tra i nemici più pericolosi di Meloni (oltre ai nemici europei, anche se ammaccati come Emmanuel Macron) ce n’è un altro più insidioso che coincide con un mondo con cui Meloni ha avuto finora un rapporto fatto di alti e bassi: la finanza internazionale. Buona parte di questo rapporto è legato al modo in cui il governo si muoverà sullo scacchiere del risiko bancario. Da una parte vi è il tema del conflitto in essere con una banca importante, Unicredit, finita in una sorta di black list del governo dopo l’operazione fatta su Banco Bpm, con cui il Mef voleva far sposare Mps. Dall’altra parte vi è invece il tema del conflitto latente con un pezzo della finanza internazionale su Mediobanca, su cui Mps (partecipata dal Mef) ha lanciato un’offerta pubblica (Ops). La stampa internazionale (Financial Times ed Economist) ha scelto di schierarsi contro l’operazione, considerandola viziata da un eccesso di politica (senza notare però che in caso di successo della scalata di Mps a Mediobanca la politica in Mps conterebbe meno di oggi: il Mef continuerebbe a diluire le quote). Evitare di trasformare una buona operazione di mercato (Mps più Mediobanca) in un autogol finanziario (e politico) non è solo un tema che riguarda il riassetto del sistema bancario, ma è un tema che riguarda anche la reputazione di Meloni in un mondo che conta: quello della finanza internazionale (un mondo che tra l’altro su Meloni raccoglie dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi impressioni meno positive rispetto a quelle di qualche tempo fa). La forza di Meloni è fuori discussione ma quando il profilo della premier mostra una sua vulnerabilità la lista che si nota poco inizia a notarsi di più. E affrontare quella lista evocando cospirazioni non è sempre una strategia in grado di fare i conti con un nemico molto pericoloso per i complottisti: la realtà.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.