In Lazio

Rocca sfida Salvini: "Le Lega esce dalla giunta? Me ne farò una ragione"

Gianluca De Rosa

Il presidente del Lazio liquida con due dichiarazioni le pretese leghiste in regione. Dietro la rabbia del Carroccio la difficoltà di tenere a bada una classe dirigente affamata di poltrone, ma rimasta senza rappresentanza. C'è anche il caso Asl Roma 6

 Matteo Salvini avverte: “Gli uomini soli al comando di solito non fanno molta strada”. Francesco Rocca, presidente della regione Lazio, messo nel mirino dalla Lega perché “non ragiona insieme a noi” lo liquida così: “La Lega vuole uscire dalla giunta? Me ne farò una ragione, hanno una sola consigliera”. E ancora: “La Lega vuole un tavolo? L’incontrerò, ma non voglio cancellare o rivoluzionare la mia agenda”. La disfida laziale tra la Lega  e il governatore di Fratelli d’Italia  va avanti e, anche solo perché a parlare è il vicepremier leghista, assume contorni nazionali. “Non sono le poltrone che ci interessano”, diceva ieri il vicesegretario leghista Claudio Durigon. E invece, non c’è nemmeno da spiegarlo, è proprio questione di poltrone. Al Carroccio non sono andate giù le nomine nelle Asl, in Ater e nelle partecipate regionali, dove la Lega non ha toccato palla. In particolare il Carroccio vorrebbe adesso mettere bocca sulla nomina del nuovo direttore generale dell’Asl Roma 6, quella dei Castelli romani, terra del potente ministro Francesco Lollobrigida, ma anche di Marco Mattei, ex sindaco di Albano laziale e capo di gabinetto del ministro della Salute Orazio Schillaci. Proprio Mattei sarebbe una sorta di mentore di Matteo Orciuoli, consigliere di FdI ad Albano, e direttore affari generali della Asl, finito in mezzo a un inchiesta per presunta corruzione proprio sugli appalti della azienda sanitaria. Insomma, se magagne sono state fatte dal gruppo dirigente di FdI, ci sono buoni motivi perché a scegliere il dg sia ora la Lega.

 

Ma dentro la maggioranza regionale questa versione dei fatti non convince. La Lega è rimasta con un solo consigliere, Laura Cartaginese. Ciononostante Rocca non ha ceduto alla pressione di FI – che di consigliere ne ha invece acquistati quattro, due proprio dal Carroccio e altrettanti dal M5s – che pretendeva un assessore a danno proprio della Lega. Alla fine la trattativa ha portato a un accordo: gli assessori rimangono quelli, due alla Lega e due a Forza Italia, ma con una delega, quella all’Urbanistica che sarà ceduta dal Carroccio al partito di Tajani. In questo modo non sono stati toccati nell’assessore Pasquale Ciacciarelli, uomo delle preferenze nel frusinate, né Baldassarre, cara al senatore, editore e proprietario di cliniche e campiona di preferenze ai Castelli. Ma non sono solo loro a reclamare posti. In Lazio la Lega ha una classe dirigente, affamata di poltrone, ma rimasta senza rappresentanza. E ora c’è il rischio di una fuga collettiva dal partito. Un bel cruccio per Durigon, che del partito di Salvini è l’uomo forte in centro e sud Italia.