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Avvocato 'Gnazio
Stanza Santa: la ministra al Senato per i consigli di La Russa. Lunedì la mozione di sfiducia
Daniela Santanchè sarà in Aula a Montecitorio durante la discussione generale sulla mozione. Intanto al Senato a chi la vede lei dice: "Sono venuta a comprare le sigarette". Poi, sguscia al terzo piano per parlare con il presidente e preparare la sua difesa politica
Che ci fa così spesso Daniela Santanchè al terzo piano di Palazzo Madama? Dicono le malelingue: va dal suo avvocato. E cioè? Ma ovvio: il presidente del Senato, caro amico e compagno di partito, Ignazio La Russa. D’altronde La Russa, avvocato lo è davvero. Con lui però la ministra non prepara una memoria difensiva – per quello il legale incaricato è Niccolò Pelanda – ma la strategia di una difesa politica sulla quale ha tutta l’intenzione di mettere la faccia. Lunedì alle 14, infatti, a Montecitorio si discuterà la mozione di sfiducia contro di lei presentata dal M5s. La novità delle ultime ore è questa: Santanchè – che ieri ha disertato il Consiglio dei ministri – sarà in Aula per affrontare le opposizioni che la vogliono mandare via dal governo dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta Visibilia. Ma la presenza della ministra è un segnale anche alla sua maggioranza. Improbabile ovviamente che lei prenda la parola, anche se ne avrebbe facoltà. In teoria il voto sulla mozione dovrebbe essere mercoledì. Non è detto però che il calendario dei lavori lo consenta. La maggioranza sogna di prendere tempo.
In ogni caso, a Palazzo Madama in tanti hanno notato negli ultimi tempi la presenza sempre più assidua della ministra, che è anche senatrice di FdI. “Ministra ma cosa ci fa sempre da queste parti?”, le hanno chiesto più volte i cronisti che hanno avuto la fortuna di incrociarla alla buvette. “Vengo per comprare le sigarette”, sguscia lei. Poi però, si dice, preso l’ascensore, la ministra si reca al terzo piano, in una delle stanze dove si trovano gli uffici del gruppo parlamentare di FdI. E’ in questa sorta di gabinetto d’emergenza, di ufficioso ufficio, che avverrebbero gli incontri con La Russa che ha i suoi, di uffici, nella stessa identica ala del pur labirintico Palazzo Madama, ma un piano più in giù. A distanza solo di quindici secondi di ascensore o due rampe di scale. Il rapporto tra la ministra e il presidente del Senato non è certo un segreto. Antica amicizia e diarchia politica in terra lombarda. “Ministra o meno, resterà mia amica”, assicurava una settimana fa La Russa ai cronisti che lo incalzavano sul futuro di Santanchè. Adesso però si lavora affinché questa sincera amicizia rimanga anche ben sigillata dentro le istituzioni italiane.
La linea è nota. La ministra l’ha ribadita anche negli scorsi giorni. Non lascerà per il rinvio a giudizio subito nel processo Visibilia per falso in bilancio: “Non ho mai pensato di dimettermi per questo: sarò assolta, è un reato valutativo che si basa su perizie”, ha detto . Altro discorso invece verrebbe fatto in caso di rinvio a giudizio sulla seconda questione che la riguarda. Quella sulla presunta truffa della sua azienda sulla cassa integrazione straordinaria per il Covid: “Su quello capisco che ci sarebbero implicazioni politiche”, ha detto. Su questo procedimento Santanchè aveva chiesto alla Cassazione di spostare il fascicolo da Milano a Roma per vizio di competenza. In caso di successo avrebbe fatto ripartire le indagini da zero. Nei giorni scorsi, però, la Cassazione le ha dato torto. Ciononostante è difficile che una sentenza possa arrivare prima di settembre.
Solo se quel giorno fosse rinviata a giudizio, dunque, Santanchè farà un passo indietro da sola. Altrimenti dovrà essere la premier Giorgia Meloni a chiederlo. E con difficoltà. Santanchè infatti potrebbe farsi forte dell’approccio che FdI si appresta a tenere sul caso Andrea Delmastro. Il sottosegretario alla Giustizia non dovrebbe lasciare il ministero anche in caso di condanna nel processo per rivelazione del segreto d’ufficio (potete leggere l’articolo di Simone Canettieri). Insomma, se contano il merito delle questioni, l’opportunità politica, più che le condanne o i rinvii a giudizio, allora questo principio dovrà valere anche per lei.