La visita

Salvini in Israele incontra Netanyahu, attacca la Cpi e apre al piano Trump

Gianluca De Rosa

In piena “Trump trance” il vicepremier leghista si sostituisce al ministro degli Esteri Antonio Tajani che era tornato da Gerusalemme solo pochi giorni fa senza incontrare il premier israeliano

La ciliegina sulla torta arriva nel pomeriggio. Matteo Salvini incontra per una mezz’ora il premier israeliano Benjamin Netanyahu, tornato da poche ore dalla sua visita negli Usa. Donald Trump ha dettato la linea: per Gaza il futuro è un resort, mentre la Corte penale internazionale è un’istituzione vetusta che merita sanzioni e disconoscimento. Detto, fatto. Il vicepremier italiano, con tempismo perfetto, vola a Gerusalemme e incontra il premier israeliano per il quale la Cpi ha ordinato a novembre un mandato di arresto internazionale. “Gli ho ribadito le mie perplessità rispetto alle recenti e indecenti decisioni della Cpi, organismo la cui esistenza e utilità dovranno essere rimessi in discussione”, spiega al termine dell’incontro. Gli stessi argomenti che giovedì scorso aveva usato Donald Trump prima di firmare un ordine esecutivo per imporre sanzioni alla Corte dell’Aia. Salvini follows the boss e corre a incontrare Bibi. E poco importa che gli Usa, a differenza dell’Italia, non abbiano mai firmato il trattato di Roma che nel 1998 ha istituito la Corte e quindi, a differenza del nostro paese, non ne riconoscano la giurisdizione. Ma Salvini va anche oltre: sposa per l’Italia il piano Trump per Gaza sostenendo ”ogni iniziativa utile per portare pace, stabilità e prosperità in medio Oriente, eliminando una volta per sempre terrore e violenza islamica da ogni territorio".

 

La visita  fa comodo sia al vicepremier italiano, sia al capo di governo israeliano. Per Salvini è il colpo giusto per mostrarsi il più trumpiano d’Italia, per Netanyahu un modo perfetto per mandare un segnale eloquente alla Cpi. Fonti del Likud spiegano al Foglio: “Per Netanyau l’Italia è molto importante. Ora ancora di più perché è importante per Trump”. Mentre dallo staff della Lega fanno sapere: “In Israele è ben noto il posizionamento politico di Salvini e la forte sintonia con la nuova Amministrazione Usa”. Oltre a Netanyahu, il vicepremier leghista ha incontrato anche il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar e quello della diaspora Amichai Chikli. Mentre oggi dovrebbe incontrare la sua omologa, la ministra dei Trasporti israeliana Miri Regev e il presidente della Knesset, Amir Ohana. Poi, al termine della visita, alle ore 16 all’hotel King David di Gerusalemme terrà una conferenza stampa durante la quale non si limiterà a ribadire la grande amicizia tra la Lega e il Likud, ma ammiccherà al piano Trump sul futuro di Gaza.


Un passo in avanti molto audace. Anche perché quella di Salvini è una visita parallela a quella fatta solo pochi giorni fa dall’altro vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che, dicono dalla Farnesina, sarebbe stato informato dell’improvvisata salviniana. Una visita che però scavalca e smentisce in parte quanto detto e fatto da Tajani. Il ministro degli Esteri infatti era andato in Israele proprio mentre Netanyahu era negli Stati Uniti, rendendo impossibile un incontro. Inoltre, proprio mentre da Washington Trump annunciava il piano immobiliare per Gaza (bollato dalla Farnesina come “irrealizzabile”), Tajani da Gerusalemme parlava ancora della soluzione dei due popoli e due stati. Poco importa. Salvini è in piena “Trump trance”. Questa è la sua occasione. Può fare e dire tutto quello che la premier Meloni, stretta tra le lusinghe trumpiane e gli “interessi della nazione”, non può né dire, né fare. Salvini, invece, da bravo cane da tartufo di nuove tendenze, ha le mani libere per accodarsi a tutto. E così se Trump vuole uscire dall’Oms ecco che lui, Salvini, fa presentare alla coppia svitato-leghista Claudio Borghi&Alberto Bagnai – che odiano la cooperazione internazionale e le Nazioni unite da ben prima del neo presidente americano – una proposta di legge per far fare all’Italia altrettanto perché, citiamo Salvini: “E’ ora di smettere di finanziare organismi sovranazionali che difendono gli interessi delle multinazionali”. E così se Meloni cerca di avvicinare di più conservatori e partito popolare, Salvini va a Madrid con Orbán, Le Pen, e Santiago Abascal, sotto la sigla Mega, Make Europe great again, versione distopica della Maga americana inventata da Elon Musk, amico della premier, certo, ma anche possibile Soros all’incontrario, e cioè ricco finanziatore di questa galassia di ultradestra che non ama l’Europa.


Anche questa visita israeliana va vista in questa prospettiva. Ed è un capolavoro di tempismo del Salvini annusatore dell’aria che tira. Se Trump sanziona la Cpi per il mandato d’arresto contro Netanyahu, lui si precipita a incontrare il premier israeliano appena tornato. E ora, se Trump ha in serbo per Gaza un futuro da resort, allora ecco che Salvini si prepara a contribuire, per avere anche lui un qualche lotto nella “nuova riviera” del medio oriente