![](https://img-prod.ilfoglio.it/2025/02/11/185842727-8e0771f6-4c90-47a0-ab5a-e4d02940cf9e.jpg)
Alberto Pandolfo nel 2017 a Genova (Ansa/Luca Zennaro)
Palude genovese
A Genova il Pd si avvita sul nome del candidato sindaco (Pandolfo?), ma ha poco tempo
A novanta giorni dal voto, tre autocandidature implodono. Orlando di nuovo in campo, ma solo come consigliere-federatore
La situazione è grave, ma non seria. O è seria, ma non grave, anche se potrebbe diventarlo a furia di temporeggiare. In quel di Genova, infatti, se a sinistra non si vuole fallire nell’urna primaverile per il Comune, si deve agire in fretta (24, massimo 48 ore), anche magari tornando ad ascoltare, nel ruolo di federatore, l’ex ministro ed ex candidato alla carica di governatore Andrea Orlando. Bisogna insomma mettere la parola fine alla girandola di nomi che rischia di trasformare la corsa per il sindaco – che pareva in discesa – in una scalata dell’Everest, dopo la sconfitta alle Regionali dell’autunno scorso, quando Orlando si era fermato un passo indietro al neo governatore ed ex sindaco di Genova di centrodestra Marco Bucci, visto l’affossamento del campo largo (con centristi) per mano del leader a Cinque Stelle Giuseppe Conte, pur nella notevole affermazione personale dell’ex ministro (circa 30 mila voti più di Bucci).
Si era pensato: per il sindaco però ci siamo quasi. Ma, a novanta giorni dal voto, la lezione autunnale non appare assimilata, anche se i dem genovesi erano stati lasciati liberi di decidere, mentre Orlando optava per il Consiglio regionale e si dimetteva dal Parlamento dove, al suo posto, da un paio di mesi siede Alberto Pandolfo, ingegnere trentanovenne con fama di figura non divisiva, radici nella ex Sinistra giovanile e buoni rapporti con l’ex ministra dem Roberta Pinotti, genovese cui pure si era pensato. E oggi a Pandolfo si guarda come possibile nome politico per Genova, nonostante il suo iniziale diniego, ora ammorbidito a dispetto della brevità dell’esperienza parlamentare (in caso corresse, gli subentrerebbe, a Roma, la giovane savonese Aurora Lessi).
Il tempo stringe, e il precedente ricorso a un comitato di saggi non è approdato a nulla. O meglio: a tre autocandidature ora impaludate nei veti (Armando Sanna, capogruppo dem in Regione; Alberto Terrile, avvocato e vertice di un ente portuale il cui passo indietro è già stato reso noto e Federico Romeo, giovane presidente di Municipio). E anche se il nome di Pandolfo cresce come ipotesi, nel Pd locale non cessano i mugugni.