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Ansa
Seminario in Senato
Il Pd e la sicurezza. Veltroni e Gabrielli parlano di un tema di destra. Schlein prende appunti
Come declinare la parola senza prendere una deriva securitaria? Parlano l'ex sindaco di Roma e fondatore del Pd, il prefetto, i sindaci di Napoli e Bergamo, i senatori Francesco Boccia e Valeria Valente
Come declinare la parola senza prendere una deriva securitaria? Parlano l'ex sindaco di Roma e fondatore del Pd, il prefetto, i sindaci di Napoli e Bergamo, i senatori Francesco Boccia e Valeria Valente. Riflessioni, autocritica e possibili soluzioni
Elly Schlein arriva inattesa, segretaria Pd ospite informale a un seminario Pd, e si siede in prima fila, da dove prenderà appunti sul telefono, dopo una variazione d’agenda dell’ultimo minuto. Ed ecco che, a Palazzo Giustiniani, interno giorno, va in scena un film inedito, ché a sinistra si parla e si vuole parlare di sicurezza. Anzi: si parla di sicurezza dicendo che il tema non è di destra, basta declinarlo in modo che della sinistra e del tempo abbia lo spirito. E così, nel corso dell’incontro organizzato dalla senatrice dem Valeria Valente (titolo: “Dagli stupri di Caivano alle molestie di Milano. Oltre la paura: uno sguardo differente sulla sicurezza”), si maneggia con cura la parola stessa – sicurezza, sì, ma quale e come? – con l’aiuto di chi sul territorio c’è stato e al territorio ora è idealmente (scrivendo) tornato, come l’ex sindaco di Roma e padre fondatore del Pd Walter Veltroni, che il 6 gennaio, sul Corriere della Sera, ha firmato un pezzo dal titolo che è un’esortazione, se non a Elly quantomeno a tutti (“La sicurezza, priorità anche per la sinistra”), insieme di consigli per chi voglia evitare di essere bersagliato da chi identifica i dem con la Ztl.
Ma non è tornato soltanto Veltroni: al seminario, infatti, oltre a lui, al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e alla sindaca di Bergamo Elena Carnevali, al capogruppo dem in Senato Francesco Boccia e alla stessa Valente, siede il prefetto Franco Gabrielli, già direttore del Sisde e dell’Aisi, capo della Polizia, capo della Protezione civile e prefetto di Roma, nonché doppio reduce da recenti pubblici incarichi (come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Mario Draghi, prima, e come delegato alla sicurezza per il sindaco di Milano Beppe Sala, fino a qualche giorno fa). Fatto sta che di sicurezza ha parlato anche l’ex premier Paolo Gentiloni, a Orvieto, all’assemblea di Libertà Eguale, un mese fa, e lo hanno fatto anche i sindaci dem settimana scorsa, proprio con Schlein. Il tema ricorre, e la sicurezza va garantita “attraverso la presenza dello Stato e la prevenzione sociale”, dice Boccia, alla carica contro un governo “che non dà risposte agli italiani. L’unica arma che gli resta, di fronte a questo fallimento drammatico, è la propaganda securitaria e antimigratoria”. Ma la sicurezza “è un tema di sinistra”, insiste il capogruppo dem: “Parliamo di un bene comune che coinvolge la vita della gente in carne ed ossa”.
Intanto, le parole sono importanti. Lo avrebbe detto Nanni Moretti e lo dice lui, Veltroni: le parole permettono di fare ordine nel “disordine del mondo”, mondo nuovo dove sta accadendo “qualcosa di inedito”, al punto che sono stati sdoganati termini che si sperava fossero finiti in disuso, e invece no: fanno di nuovo da “gradini” nel cammino delle destre arrembanti la “deportazione”, dice Veltroni citando Donald Trump, e la “pulizia etnica”. E per un attimo è déjà-vu: l’ex segretario del Pd, dichiarandosi “osservatore esterno”, sembra di nuovo quello delle “lezioni di politica” da cui si era partiti, a monte del Pd. “Oggi sottofondo emotivo è la paura”, dice, “paura indotta, esasperata, amplificata”, paura antitetica alla “speranza” in un sistema che “recide le relazioni umane”, paura che tende a favorire le tendenze di carattere autoritario. Rieccola, la bestia nera, la deriva autoritaria-securitaria: non bisogna dire (e fare) nulla che vada in quella direzione, la direzione percorsa dalla destra. Ma il problema “è reale”, dice Veltroni, non lo hanno inventato i mass media, in questo “tempo di fragilità”. Che fare? Luce nei quartieri popolari, video sorveglianza, scuole aperte il pomeriggio, presidio delle forze dell’ordine, giustizia sociale, il vero deterrente? Le mette anche Gabrielli, le parole, e parla di “due mercati, il mercato della paura e quello delle risposte facili a situazione complesse: blocco navale, rimpatri, aumento pene. Bulimia di slogan. Ma la responsabilità è capacità di dare risposte mantenendo uno sguardo strabico: un occhio guarda avanti e uno alle cose che avvengono ora”. No alle zone rosse, quindi, dice: soluzione priva di “respiro prospettico”.
Il sindaco di Napoli Manfredi e la sindaca di Bergamo Elena Carnevali portano l’attenzione sulle cose pratiche: servono risorse, dice il primo, per assumere persone per un controllo capillare del territorio e per la videosorveglianza. E Carnevali racconta la sua esperienza su vigili di prossimità, istruzione e riqualificazione urbana. Non si ceda all’idea di uno scambio tra “libertà e promesse di protezione”, dice l’organizzatrice Valente, con un pensiero a chi teme ogni sera il ritorno dei figli a casa, lungo vie piene di potenziali pericoli. La segretaria Schlein ascolta, scrive, saluta. Che la sicurezza sia pronta per l’ingresso nel “viaggio nel terzo settore” e nelle “periferie sociali” che i vertici dem iniziano oggi?