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Massimiliano Salini (Forza Italia)
l'intervista
L'eurodeputato Salini (FI): "Meloni non insegua Salvini. E Con Trump parli il Ppe"
"I popolari si devono intestare il rapporto diretto con l’America, perché a parlare con la più grande potenza dell’Occidente deve essere chi governa, non chi chiacchiera”, dice il forzista. "La premier? Non si lasci trascinare da chi vuole frantumare il fronte comune europeo”
Bruxelles. La premessa sa molto di speranza, anche se la realtà (e quindi la cronaca) è molto più complessa e va a passi spediti: “Il Ppe si deve intestare il rapporto diretto con l’America di Trump, perché a parlare con la più grande potenza dell’Occidente deve essere chi governa, non chi chiacchiera”. A ribattere all’adunata super-trumpiana di Madrid di questo fine settimana – dove il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato di aver tracciato il futuro di un’Europa alternativa – è il vicepresidente del Ppe ed eurodeputato forzista Massimiliano Salini, che parlando al Foglio lancia un appello a Meloni: “Si faccia portavoce delle istanze delle forze europeiste nel suo dialogo privilegiato con Washington e non si lasci trascinare da chi vuole frantumare il fronte comune europeo”. Detta così, appunto, sembra facile anche se tutto si sta muovendo nella galassia della destra a una velocità supersonica.
Secondo il forzista Salini, infatti, inseguire le narrazioni di Salvini e dei suoi alleati che fanno capo alla famiglia dei Patrioti a Strasburgo comporta un rischio per l’Europa: “Quello di andare divisi e, quindi, di essere fortemente meno capaci di negoziare, con l’unico effetto di ottenere un decimo di ciò che potremmo ottenere nel braccio di ferro con Trump, Musk e compagnia”.
D’altronde le recenti tensioni sui dazi dimostrano che con la Casa Bianca non si parla, si negozia. E per poter negoziare davvero “serve avere le mani sulla governance europea, e quelle le ha principalmente il Ppe in Europa”, ricorda l’eurodeputato del Ppe, ombra di Tajani a Bruxelles. “Serve un salto di qualità in termini di autorevolezza politica da parte delle forze europeiste, altrimenti il campo sarà occupato sempre di più da una narrazione facile che non farà altro che indebolire l'Europa, un salto che possono fare solo i popolari perché dalla sinistra oggi arriva un messaggio troppo complicato e dissonante per gli elettori”.
Eppure, i Patrioti un giorno mandano appelli per collaborare con i Popolari e il giorno dopo si mettono a picconare l’Ue in videoconferenza con Washington, come comportarsi: dunque? “Lasciamo perdere gli slogan da comizio, che siano a Madrid, Berlino, Milano o nel retrobottega di una convention repubblicana negli Stati Uniti: non sono un argomento su cui costruire l’agenda politica di un continente”, ammonisce Salini interessato al merito della sostanza e agli equilibri che stanno nascendo. “L’agenda politica si costruisce sulla base della realtà. E la realtà dice che in Europa governano forze che si riconoscono attorno al Ppe e confidano nella dimensione comunitaria. Queste forze devono essere il soggetto che dialoga fin da subito con Trump, superando non dico a destra o a sinistra, ma superando parole vuote, fatte di narrazione ma prive di contenuto. Parole che furbescamente evocano Trump e Musk, ma che non hanno la possibilità concreta di condurre un vero negoziato”.
In bilico tra il fronte europeista dei popolari e gli slogan sovranisti, c’è però la premier Giorgia Meloni, decisa a mediare con gli Stati Uniti. Ma mediare per conto chi? “Se medierà per l’Europa, la sua autorevolezza non potrà che crescere. Ma se si farà portavoce di istanze particolari – che siano dell'Italia o, peggio, di una singola forza politica – allora è evidente che il tempo di questa mediazione si esaurirà rapidamente. Meloni deve gestire con intelligenza questa carta forte che ha in mano”.
Una scelta apparentemente facile, ma le sirene della vecchia destra sovranista ed euroscettica potrebbero essere difficili da ignorare. Per il forzista, “non vedo a breve uno scenario in cui Meloni si schiaccia sul Ppe. L’onda di consenso della destra è forte, e sarà difficile rinunciarci. Ma il punto è un altro: il Ppe sarà in grado di essere il vero interlocutore? A quel punto, Meloni dovrà decidere se stare dentro quel dialogo oppure no”. L’insofferenza di Forza Italia nei confronti della Lega di Salvini a Bruxelles sono figli anche del clima che si respira a Roma all’interno della maggioranza. Scenari che Salini ha bene in mente, dice.