il grande bluff

Macché "apertura al dialogo": il tranello dell'Anm al governo

Ermes Antonucci

Il neopresidente del sindacato delle toghe, Cesare Parodi, chiede al governo un incontro sulla riforma della giustizia. Ma il vero obiettivo è solo aumentare l'adesione allo sciopero: "Vorrei un incontro con il governo per dire che è stato assolutamente inutile. Per fare in modo poi che a quel punto molti più colleghi potranno scioperare"

Altro che “apertura al dialogo”. Quella avanzata al governo dal neoeletto presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi, in realtà è un grande bluff. Un tranello per scopi elettorali. A rivelarlo esplicitamente è stato lo stesso Parodi nel corso della lunghissima assemblea del comitato direttivo centrale dell’Anm che si è tenuta sabato scorso, poi sfociata nell’elezione del procuratore aggiunto di Torino, esponente di Magistratura democratica (Mi), come nuovo presidente del sindacato delle toghe. Stupisce che nessuno se ne sia accorto, ma lo facciamo noi. Pressato dalle richieste di chiarimento da parte degli esponenti delle correnti di sinistra su quale fosse la reale posizione di Mi attorno allo sciopero già fissato dalla precedente giunta per il 27 febbraio contro la riforma Nordio, Parodi (prima di essere eletto) ha detto: “Noi non torniamo indietro su niente. Il discorso della trattativa non lo accetto, perché si tratta se qualcuno ha qualcosa da dare, noi non abbiamo niente da dare in cambio”. Parodi ha poi aggiunto: “Sono disponibile a revocare lo sciopero se il governo ritira tutta la riforma. Io non tratto su nulla ma vorrei chiedere un incontro e spiegare la nostra posizione, anche se sarà inutile. Per dire che è stato assolutamente inutile. Per fare in modo poi che a quel punto molti più colleghi potranno scioperare. Potremo dire: ‘Abbiamo persino provato a parlare’. Noi siamo degli interlocutori, siamo ontologicamente aperti al dialogo. Dimostriamolo e poi dimostriamo che nonostante la nostra buona volontà…”. Queste parole hanno generato un’ondata di applausi dai magistrati presenti in assemblea. 

 

Insomma, la principale preoccupazione di Parodi non è dialogare col governo, ma un’altra: “Se lo sciopero che faremo non sarà seguito da un numero consistente di colleghi sarà un argomento forte contro di noi. E noi dobbiamo evitare questo”. La preoccupazione è quella di non fallire lo sciopero proclamato dall’Anm per il 27 febbraio contro la riforma costituzionale della giustizia. La soglia di adesione del 90 per cento raggiunta nel 2004 allo sciopero indetto dall’Anm contro l’allora riforma dell’ordinamento giudiziario appare un miraggio, soprattutto alla luce del calo di credibilità subìto negli ultimi vent’anni dal sindacato delle toghe. L’obiettivo sarebbe però raggiungere almeno un’adesione del 75 per cento. Una soglia non indifferente, se si considera che all’ultimo sciopero dell’Anm, nel 2022, ha aderito meno di una toga su due (il 48 per cento dei magistrati). 

 

“C’è una parte dei colleghi che potrebbe avere perplessità nello scioperare, quindi dobbiamo fare in modo che quanti più possibili di questi colleghi siano messi nella condizione di aderire”, ha dichiarato Parodi durante l’assemblea dell’Anm. 
Da qui l’idea della richiesta di incontro con il governo. Un incontro che quindi non è affatto orientato al dialogo, visto che Parodi ha negato fin da subito qualsiasi trattativa e qualsiasi passo indietro, ma è finalizzato soltanto a essere usato per fini interni, per dare risalto alla volontà del governo di andare fino in fondo con la riforma e così cercare di convincere i magistrati ad aderire allo sciopero. 

 

Appena eletto, Parodi ha iniziato ad attuare il piano, dichiarando: “Chiederò in tempi brevi un incontro con il governo. Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori”. Sabato sera la premier Giorgia Meloni, dopo aver augurato buon lavoro al neopresidente dell’Anm, si è subito detta pronta ad accogliere “con favore la richiesta di un incontro col governo”, auspicando “che, da subito, si possa riprendere un sano confronto sui principali temi che riguardano l’amministrazione della giustizia nella nostra nazione, nel rispetto dell'autonomia della politica e della magistratura”. 

 

Tutto ciò ha portato gli organi di informazione a parlare di “apertura al dialogo” dell’Anm, quando sarebbe bastato ascoltare le parole di Parodi durante l’assemblea per capire che si tratta di uno scenario inesistente. I prossimi giorni ci diranno se almeno a Palazzo Chigi e a Via Arenula sono stati più attenti o se invece cadranno, ingenuamente, nel tranello teso dall’Anm. 
Ermes Antonucci

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]