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Paolo Borchia (LaPresse)
Borchia (Lega): “Tajani in Ue non conta nulla. Trump è nostro”
La Lega sfida il Ppe e punta sul Make Europe Great Again. Dopo l’adunata sovranista a Madrid, il capodelegazione leghista all’Eurocamera rilancia i legami con il trumpismo e invita Musk in Europa. "L'Ue deve cambiare rotta. Serve una nuova classe dirigente"
Bruxelles. “Trump è uno che la vede come noi” e Elon Musk “l’abbiamo invitato al Parlamento europeo per portare una bella ventata d’aria fresca”. Il capodelegazione leghista all’Eurocamera, Paolo Borchia, torna carico dall’adunata dei Patrioti a Madrid e parla al Foglio dopo la due giorni spagnola, trascorsa assieme al segretario leghista Matteo Salvini e ai leader sovranisti europei, come Marine Le Pen, Viktor Orbán e l’olandese Geert Wilders. “In Spagna ho visto un bel clima, un clima di compattezza tra i leader e la consapevolezza che il nostro progetto politico ha un grosso potenziale e andrà lontano”, spiega Borchia, tirando le somme della trasferta madrileña. E proprio da Madrid sono partiti numerosi messaggi indirizzati a Washington per ricordare alla Casa Bianca che i veri interlocutori europei del trumpismo non possono che essere i Patrioti. Messaggi decisamente in controtendenza, in un giorno in cui Bruxelles, invece, alza i toni contro i dazi del presidente americano. Tensioni Usa-Ue che non spaventano il capodelegazione leghista: “Guardi, è giusto che Trump porti avanti l'agenda America First, è l’Europa che deve trovare la spina dorsale per uscire con le sue forze dallo stato di impasse, ed è ovvio che non si può pensare di farlo con i protagonisti che l'hanno sempre governata fino a oggi”. E di ponti verso l’altra sponda dell’Atlantico, infatti, i Patrioti ne hanno molti, il più prestigioso dei quali è un filo diretto con il patron di X, Elon Musk, che guarda sempre più all’Ue con il suo progetto Mega, Make Europe Great Again. “I rapporti con Musk sono sempre stati sviluppati già in tempi non sospetti. Il fatto di invitarlo al Parlamento europeo è anche un messaggio finalizzato a portare aria fresca e nuove idee, e a confrontarsi invece della solita minestra alla quale siamo abituati qui in Ue”.
I progetti europei di Musk, però, non piacciono al Ppe e al ministro Tajani, il quale ha parlato di una “diversa idea d’Europa”. Una bocciatura che non impensierisce Borchia: “A Tajani non piace Musk? Ma chi gliel'ha chiesto... Guardi, gli amici di Forza Italia vedo che anche qui all’Eurocamera stanno imbastendo una narrativa da stanza dei bottoni, però banalmente mi sembra che non esprimano neanche un coordinatore Ppe nelle varie Commissioni parlamentari a Strasburgo. Dai su... una cosa è far parte di un gruppo politico, un'altra è avere veramente la possibilità di incidere”.
Forza Italia e Lega: alleati in Italia, ma separati in Ue: uno schema che, però, non può durare per sempre. “Diventa anche complicato spiegare come mai in Italia vada bene un certo tipo di alleanze che però non vengono replicate in Europa, soprattutto alla luce del fatto che stiamo vivendo una fase storica in cui, in maniera irrituale, dalle capitali europee si guarda a Roma come a una città che sta esprimendo un governo caratterizzato da una certa stabilità”, spiega il veronese.
Dietro gli appelli alla cooperazione tra Ppe e Patrioti, lanciati dal capogruppo sovranista, il francese Jordan Bardella, rimane dunque ancora molta acredine. “Il Ppe deve decidere cosa fare da grande: se l'obiettivo è limitarsi a gestire il potere e dividersi le posizioni con i socialisti, ne prendiamo atto. Se invece vuole un cambio di marcia, allora è ovvio che i compagni di viaggio – e non dico compagni a caso – che si sono scelti fino ad adesso non sono quelli giusti per cambiare l'Europa”, sottolinea Borchia.
Eppure, dai popolari qualcuno esprime la volontà di intestarsi il rapporto con Trump e di riportare le relazioni Bruxelles-Washington su un binario istituzionale. Una tesi che non convince Borchia: “Vien da chiedersi come mai, durante la campagna elettorale americana, nel Ppe siano rimasti ben nascosti e come mai all'inaugurazione a Washington abbiano mandato, con tutto il rispetto, una seconda linea e non una posizione apicale”.
E Meloni, invece, che a Washington c’era, con chi sta? “Eh, bella domanda. Bella domanda davvero - chiude il leghista - il ragionamento è molto semplice: o si accetta l'attuale establishment europeo e si preme per farne parte, oppure si cerca di creare qualcosa di nuovo, una classe dirigente nuova. Costruire maggioranze rabberciate solo per continuare a esercitare il potere è sicuramente uno schema che non fa l'interesse degli europei. Poi faccia lei...”.