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la svolta
Corte costituzionale: verso la fumata bianca in Parlamento
Maggioranza e opposizione avrebbero raggiunto l’accordo per l’elezione dei quattro giudici mancanti. I nomi: Marini, Luciani, Terracciano e Sandulli
A meno di clamorose novità dell’ultima ora, è destinato finalmente a sbloccarsi lo stallo per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Corte costituzionale di nomina parlamentare. Il Parlamento in seduta comune è convocato questa mattina alle 9.30 e i partiti avrebbero raggiunto un accordo in extremis. A confermarlo il messaggio ricevuto ieri sera in serata dai parlamentari di maggioranza: “Domattina si votano i giudici, richiesta la presenza di tutti”. Nessun dubbio sull’elezione dei due nomi certi fin dall’inizio: Francesco Saverio Marini per Fratelli d’Italia, Massimo Luciani per il Partito democratico.
Dopo un lungo travaglio, e dopo l’ennesimo vertice tenuto ieri mattina a Palazzo Chigi da Meloni, Tajani e Salvini, i partiti che compongono la maggioranza hanno raggiunto un accordo sul nome del giudice costituzionale in “quota Forza Italia”. Si tratterebbe di Gennaro Terracciano, avvocato, professore di Diritto amministrativo e prorettore dell’Università Roma Foro Italico. Ieri pomeriggio è circolato anche un altro nome nuovo, che ha colto di sorpresa diversi parlamentari azzurri: Gino Scaccia, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico, oggi capo del dipartimento per le Riforme istituzionali alla presidenza del Consiglio, al servizio della ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Nonostante le tensioni degli ultimi giorni, legate al caso Almasri e alla mozione di sfiducia presentata nei confronti del ministro Santanchè, maggioranza e opposizione avrebbero trovato l’accordo anche sul quarto giudice “neutro” da eleggere: Gabriella Palmieri Sandulli, avvocata generale dello stato.
Le forze politiche, dunque, sarebbero pronte finalmente a soddisfare l’auspicio avanzato dal presidente della Repubblica affinché il Parlamento procedesse quanto prima all’elezione dei giudici mancanti. Al momento, infatti, la Corte costituzionale è formata da 11 componenti su 15, il minimo legale per poter deliberare.
Lo stallo attorno all’elezione dei giudici costituzionali è stato dovuto soprattutto alla mancanza di un accordo interno alla maggioranza sul giudice da eleggere in quota FI. Il partito di Tajani si è visto “bocciare” dall’alleato FdI le candidature del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e del senatore Pierantonio Zanettin, ritenute inopportune per la loro provenienza governativa e parlamentare.
Fratelli d’Italia, invece, ha proposto fin dall’inizio il nome di Francesco Saverio Marini, professore di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata e attuale consigliere giuridico del governo, considerato il “padre” del premierato.
Nel Pd la segretaria Elly Schlein si è convinta a mettere da parte il nome di Andrea Pertici, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa con una forte connotazione politica (è membro della direzione nazionale del Pd), in favore dell’elezione di Massimo Luciani, professore emerito di Diritto pubblico dell’Università La Sapienza di Roma.