Sindacato e politica

Lo Sbarra conteso. Dalla Cisl (con Meloni) a un tavolo su Marini con Casini, Franceschini e Castagnetti

La memoria del leader democristiano, e il parlare di ieri perché l'oggi intenda

Marianna Rizzini

Franceschini rievoca il Marini "realista", anche parlando di sé e della sua intervista sul "marciare divisi per colpire uniti", Casini parla di un uomo di parte capace di fermarsi nell'interesse del paese, Castagnetti di un leader che non si alleava con gli eredi del Msi. Sbarra ascolta e definisce la raccolta di firme per la legge sulla partecipazione un atto in linea con il pensiero dell'ex leader dc

Quanto movimento attorno a un sol uomo, movimento concentrico: che sia casuale oppure no, non sono passati neanche due giorni da quando la premier Giorgia Meloni ha profuso complimenti verso l’ex segretario Cisl Luigi Sbarra, in vista dell’arrivo in Aula della legge sulla partecipazione per la quale la Cisl ha raccolto 400mila firme, ed ecco che lo stesso Sbarra, dopo la nomina della nuova segretaria sindacale Daniela Fumarola, compare come relatore a un convegno dell’Istituto Luigi Sturzo. Tema: Franco Marini e la sinistra sociale, nel quarto anniversario dalla scomparsa del sindacalista e leader democristiano, alla presenza attiva (nel senso del dibattito), oltre a Sbarra, di Pierferdinando Casini, Dario Franceschini e Pierluigi Castagnetti. E’ sempre lo stesso Sbarra, l’uomo che i meloniani idealmente vorrebbero mettere nella casella “vertice dei centristi collocati a destra”, solo che qui viene idealmente collocato, in una contesa impalpabile ma serrata, al vertice dei centristi collocati a sinistra.

 

E anche se Sbarra, non più segretario Cisl, è all’istituto Sturzo in qualità di futuro vertice di una Fondazione Franco Marini, c’è chi, tra i dem presenti, considera “una debolezza” il “voler sottolineare di nuovo che è stata la Cisl a raccogliere le 400mila firme per la legge sulla partecipazione, visto che la legge arriva in aula depotenziata dagli emendamenti del centrodestra”. Fatto sta che, allo stesso ex leader sindacale, vengono tributati saluti che vanno nella direzione del “sei uno dei nostri”. Per giunta al crocevia di altri percorsi centripeti: a rievocare ricordi personali sulla grandezza di Franco Marini e dei suoi “ruggiti” capaci di spaventare e incantare, infatti, c’è, come si diceva, l’ex ministro dem Dario Franceschini, l’uomo che, con un’intervista a Repubblica sul concetto del “marciare divisi per colpire uniti”, ha fatto non soltanto reagire in favore il leader a Cinque Stelle Giuseppe Conte, ma anche reagire in sfavore, pur se sommessamente, altre aree del Pd. Ma c’è anche Castagnetti, accanto a Sbarra, a ricordare Marini come uomo capace di difendere la democrazia: il Castagnetti che, nell’area ex Pci-Pds-Ds, è visto come regista sotterraneo di ogni operazione al centro. E c’è anche Casini, la personalità che storicamente può far da cerniera tra un movimento concentrico e l’altro, con o senza Sbarra, da senatore dem con passato democristiano che il centrodestra lo conosce bene, per essere stato, a suo tempo, in area berlusconiana. 


E così, alla presenza, tra gli altri, di Guelfo Fiore, Nicodemo Oliverio, Andrea Covotta e Giorgio Merlo, esegeti del Franco Marini “leader ma non capo di fazione”, “mai gregario né ornamento”, sindacalista convinto che la Cisl “dovesse essere autonoma dai partiti” (e Sbarra ascolta), si parla di ieri perché l’oggi intenda. Ecco infatti Casini sottolineare, di Marini, “la capacità di essere uomo di parte che sapeva coniugare la faziosità con l’interesse generale del paese”, uno che sapeva “navigare controcorrente” ma sapendo dove e quando fermarsi. Si augura, Casini, che la memoria del passato resti viva, in un’epoca di negazionismi che purtroppo, dice l’ex presidente della Camera, hanno attecchito seminando dubbi che chi ha memoria deve sforzarsi di dissipare presso i giovani, anche consigliandoli, come aveva fatto Marini con lui dopo la rottura con B., racconta, ma senza mai forzarlo a fare passi prematuri verso la sinistra. E se Sbarra esalta, di Marini, la propensione a esaltare “il dialogo sociale”, definendo la raccolta firme sulla partecipazione (rieccole) come atto in linea con l’impostazione di Marini e scontentando così i dem più vicini alla Cgil di Maurizio Landini, Franceschini indulge nel ricordo di un Marini scorbutico ma generoso, uno che ti nominava vice ma ti dava l’ufficio accanto alla toilette nella storica sede di Piazza del Gesù, e in tutto quello che faceva si rivelava “non cinico, ma realista” (avrebbe apprezzato la suddetta intervista dell’ex ministro della Cultura a Repubblica, è il concetto). Castagnetti invece definisce Marini politico “concreto, non pragmatico”, ché la pragmaticità comporta una certa disinvoltura che Marini, “uomo verticale”, non aveva, da “sindacalista con intelligenza politica” che non scelse mai l’alleanza con chi in coalizione “aveva gli eredi del Movimento sociale”, e però fu sempre sostenitore del rispetto reciproco tra maggioranza e opposizione, in nome della stabilità del sistema. Ed è qui che il parlare di ieri perché l’oggi intenda si compie, e il cerchio si chiude, nell’incoronazione di Sbarra a custode della memoria di Marini.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.