Il colloquio

A pranzo con Conte. "Meloni? Tracotante. Possiamo batterla. Sommati si vince. I servizi? Io li pacificavo"

Carmelo Caruso

Alla Camera, l'ex premier ricorda Draghi "impopolare". Le offese a Salvini di FdI? "Meloni gli doveva chiedere scusa". Tra una vellutata e un'orata lancia l'ammucchiata per battere la premier

Roma. Un filetto d’orata con Conte e  Meloni è  alla griglia. La premier? “Orgogliosa, presuntuosa, tracotante”. Salvini? “Una ferocia definirlo bimbominkia. Meloni doveva chiedergli subito scusa”. Lo scontro nei servizi segreti? “La premier non ha saputo pacificare. Io li sapevo pacificare”. Presidente, Meloni è imbattibile? “La possiamo già battere. Ha scelto un piatto?”. Pennette al tonno e fili di limone. Possiamo? “Io inizio con una vellutata”. Presidente, marciare divisi ma mangiare uniti. Grazie, per rifocillarci con la cicoria di cittadinanza. “Un piacere”. Presidente, diceva “la sinistra, insieme”, che fa? “Si vince. Sommati si vince”. E ora si mangia. Orata larga, sinistra al dente. 


Ciondoliamo alla Camera, a ora di pranzo, notizie poche e fame tanta, fino a che arriva lui, il presidente Conte, chiamato dai suoi il “Pres”. Presidente, non lo faccia, non ci inviti, non si disturbi. “Ci tengo a offrirvi un pranzo, prima di tornare ai miei doveri”. Il Pres. è accompagnato dal Gubitosa, il vice del M5s, e ci sistema alla sua destra, al tavolo. Il Financial Times fa la rubrica “a pranzo con” e noi del Foglio rilanciamo con la rubrica “abbiamo fame, sì”. Finiamo nella sala ristorante di Montecitorio circondati da esponenti della maggioranza come il Donzelli, che, educato, viene a omaggiare il presidente e giustificarsi: “Presidente, come avrai letto nella chat di FdI io alla fine parlavo bene di te”. Il presidente Conte che ha ordinato una vellutata di carote gli mette la sua preziosa mano sul braccio e lo assolve in nome di Conte 1, Conte 2 e Conte mai dire mai 3. Presidente, ha letto le chat di FdI? “Una ferocia che mi ha stupito, ma parliamo piano”. Ha ragione, vero. Di questi tempi si rischia di finire nelle chat dei fratelli di “cavolo rosso marinato yogurt greco mele e limone” (piatto presente nel menù parlamentare, tipica pietanza da esteti, come il leghista Federico Freni). Si avvicina il deputato Francesco Cannizzaro di Forza Italia e si genuflette di fronte al Pres.: “Da avversario, sai quanto ti stimo. Per me sei sempre il presidente”. E Conte: “Caro, troppo buono”. Ci servono in livrea, ma quando si è con Conte si viene serviti con livrea e con il sorriso come (super) bonus. Pres., vuole fare una carezza a Salvini? “Non esageriamo. Ha visto che per fare pace, Meloni ha preso una vecchia foto datata? Come se io prendessi una vecchia foto dall’album di famiglia. Non sono per nulla uniti. Michele, tu cosa mangi?”. Gubitosa risponde che gli basta la cicoria. Parco Gubitosa. Scorriamo il menù della Camera con antipasto “uova sode in salsa verde al prezzemolo e senape”. Siamo tentati dal risotto con radicchio stufato e gherigli di noci, ma ci accorgiamo che fa troppo governo Draghi. Pres., una curiosità, ma Draghi quando fece il governo trattò con lei? “Mi scavalcò, trattò direttamente con Grillo. Arrivò con la lista dei ministri già fatta, con l’intenzione di disarticolare i partiti. Un piano studiato. Non poteva mai fare il presidente della Repubblica. Non era amato da nessuno. Scelse i ministri che potevano disarticolare Lega, M5s e Forza Italia”. E lei ha pagato dazio, termine che va oggi di moda. Ma dicevamo di Draghi, che idea si era fatto del suo carattere? “Uno che non era abituato a parlare con la gente. A Napoli, mi hanno confidato, rimase sconvolto quando qualcuno osò fischiarlo. Era abituato ai soffitti di Bankitalia. Ma raccontatemi di Meloni. So che l’avete seguita all’evento Cisl”. Gli raccontiamo che è uscita dal retro e il Pres. posa il cucchiaione che negli anni è stato afferrato da Andreotti, Forlani, Pajetta, Martinazzoli, Berlinguer, Pannella, Berlusconi, tutti quelli che vostra nonna vi indicava in tv. “Noi provinciali sappiamo cosa significa venire dal paesello, provi a immaginare cosa significa per un paese di cinquemila anime vedere il suo volto in televisione. Oggi nessuno si vuole fare un selfie con Meloni. Sa qual è il suo problema?”. Il Pres. beve acqua Nepi mentre noi, disinvolti, aggiungiamo il bianchino. “Vede, Meloni sta provando quello che provano i leader che hanno raggiunto l’apice del potere”. Pres. qual è il momento fatale? “Il fischio. Un presidente non teme di perdere consenso. Quello si può sempre recuperare, ma il fischio, il primo, fa vacillare, fa tremare l’uomo di governo. Un potente si sveglia, e inizia a pensare: e se oggi mi fischiano? Da quel momento si chiude, vede fantasmi. Meloni ora vive questo momento. Arriveranno le bollette agli italiani, e crescerà il malcontento. Meloni non potrà più nascondersi, uscire dal retro”. Finita la vellutata di carote, il Pres. si interrompe e premette che questo è un momento di parole in libertà, “mi vorrei sentire libero di parlare senza trattenermi”. Questo piccolo passaggio ci va di traverso ma torniamo alle domande. Pres., Salvini ha parlato di “regolamento di conti” nei servizi segreti. Cosa voleva dire? “Si ricorda quanto mi criticarono per la mia decisione di tenere la delega? Bene, quella decisione mi venne suggerita da persone sagge. In alto. Era un modo per pacificare, per mantenere un equilibrio. Equilibrio che ha garantito una pace all’interno. Un attimo, io aggiungo un’orata alla griglia, e voi?”. Sapendo che non si paga, non eccediamo e ci limitiamo alla frutta fresca di stagione ma aggiungiamo almeno tre domande dessert. Pres., a sinistra, si marcia divisi e si perde meglio? “Sommati si vince. Si può già vincere. Meloni è battibile”. Sta dicendo dunque che si va tutti insieme, un Cln? Sorridendo, il pres, prende la forchetta e comincia a canticchiarci, battendola sul tavolo: “Branca, Branca! Leon, leon”. Come sono i rapporti con Schlein? “E’ testardamente unitaria”. Il suo M5s che momento vive? “Ci siamo dotati di una struttura, ci siamo affrancati dal fondatore. Siamo antisistema nel sistema”. Finalmente un po’ di contese in guazzetto. Gubitosa deve scappare in Aula, a Conte scappa di dire al suo squadrone della comunicazione che ha parlato con il Foglio. Prima che suoni l’allarme in cucina Conte, tra i suoi collaboratori (“ha parlato con il Foglio”, di nuovo, chiamate!”) noi siamo già in redazione a spadellare parole. Siamo sazi, è la settimana della libertà del Sanremo Rai, e il presidente ci ha salutato così: “Sentitevi liberi di scrivere male di me”. Un presidente pasticcino. Financial Times, mo’ te copiamo e la prossima volta prendiamo anche la cheesecake. Un’orata di Conte fa il governo a filetti.


 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio