(foto Ansa)

l'intervista

Cirielli (viceministro Esteri): “L'Ue non ostacoli i piani di Trump per la pace. Meloni non rimarrà schiacciata”

Luca Roberto

Parla l'esponente meloniano di governo: "Dobbiamo fidarci di Trump. L'Italia può fare da ponte tra Stati Uniti e Ue. I dazi? I vantaggi per noi saranno vantaggi per l'Europa"

Dobbiamo essere fiduciosi che l’accordo di pace tra Ucraina e Russia a cui vuole arrivare il presidente Trump sarà giusto. Per questo l’Ue dovrebbe smetterla con certe dichiarazioni roboanti”. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli parlando col Foglio vede il bicchiere mezzo pieno. “La dichiarazione del vicepresidente Vance a Monaco è stata dirompente: se la pace non sarà giusta, gli americani sono pronti a un intervento militare”. In tutto questo, qual è il ruolo di Giorgia Meloni? “Come dice il ministro Tajani, credo che l’Italia potrà fare da ponte tra Usa e Ue. C’è il rischio di rimanere schiacciati? Ma nelle fasi rischiose della storia bisogna sempre assumersi delle responsabilità”.

 

Secondo il viceministro degli Esteri, “l’Ucraina non ha perso la guerra, ma non l’ha nemmeno vinta. E’ chiaro a tutti che a un certo punto le guerre devono finire”, dice Cirielli. “Per questo credo che l’approccio dell’Amministrazione Trump sia molto pragmatico. Non vedo all’orizzonte un abbandono dell’Ucraina, dei valori democratici occidentali o una fuga in stile Afghanistan. Dobbiamo essere fiduciosi anche perché i russi sanno che Trump non scherza. Non si tratta di abbandonare Zelensky, perché quando apri una trattativa ottieni qualcosa e perdi qualcosa. Vale anche per Mosca”. Detto ciò, analizza l’esponente di Fratelli d’Italia, “non credo che l’Unione europea dovrebbe mettersi in mezzo al piano americano per arrivare alla pace. Se non fosse stato per l’aiuto degli Stati Uniti, l’Ucraina non avrebbe mai potuto difendersi. Potremmo dire la nostra con più forza se il conflitto dipendesse dalle nostre forze in campo. Ma sappiamo benissimo che qui da noi, nonostante l’invito della Nato a spendere di più in Difesa, si cade facilmente nella retorica di chi dice ‘sapete con 100 milioni quanti ospedali si possono costruire?’”. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è tornata a insistere sullo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità. “E siamo felici che sia stata ripresa una proposta avanzata anni fa proprio da Giorgia Meloni”, dice Cirielli. “Il problema è che dovremmo fare di più, per essere ancora più autonomi all’interno dell’Alleanza atlantica. Alcuni reparti scelti di alcuni paesi formano una specie di esercito europeo virtuale. Perché non lo trasformiamo in qualcosa di concreto, con truppe operative equipaggiate e stipendiate direttamente dall’Ue? Sarebbe un’idea davvero rivoluzionaria per alleggerire i nostri bilanci pubblici”.

 

Ma quindi, qual è il ruolo che può svolgere Giorgia Meloni in questa fase? “E’ l’unico premier europeo ad avere alle spalle un grande sostegno popolare. E’ chiaro che Trump ha per lei anche una simpatia politica. Ma dobbiamo sempre ricordarci di come Meloni avesse un ottimo rapporto anche con Biden”, spiega Cirielli. “Conta la storica alleanza tra i due paesi. Per questo credo che possiamo essere un ponte tra Ue e Stati Uniti, essendo leali con entrambi. Se vedo il rischio di rimanere schiacciati in mezzo? I rischi ci sono sempre, ma credo sia un rischio marginale. E poi nelle fasi rischiose della storia bisogna sempre assumersi delle responsabilità”.

 

E’ un lavoro che Meloni può portare avanti anche sull’altro grande dossier, quello commerciale, dopo l’annuncio di nuovi dazi all’export europeo. Eppure questa vicinanza al presidente americano non rischia di mettere in ombra von der Leyen? L’Italia potrebbe voler giocare una partita solitaria che la allontana da Bruxelles. “In passato ci sono stati grandi paesi come Francia e Germania che non si sono fatti problemi a difendere, in primis, i loro interessi nazionali”, dice allora il viceministro. “Io però credo che i vantaggi per l’Italia saranno anche vantaggi per l’Europa. Non vedo un dualismo tra Meloni e von der Leyen, che hanno ruoli diversi. Certo la presidente della Commissione paga una maggioranza europea che è politicamente ostile a Trump. Ma lo scenario a livello europeo, anche per le elezioni a Parigi e Berlino, potrebbe cambiare rapidamente”. Più nel merito della guerra commerciale, infine, l’esponente del governo si sente di sposare ancora un certo ottimismo. “Trump ha a cuore gli interessi degli americani. Come tutti gli imprenditori però cerca soprattutto di sedersi al tavolo  da una posizione di forza. Ma io credo nella buona riuscita dei negoziati tra Bruxelles e Washington”.

Di più su questi argomenti:
  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.