Barbara Berlusconi (foto Ansa)

Il Foglio Weekend

Barbara Berlusconi alla riscossa

Michele Masneri

La terzogenita del Cav., già al Milan e ora nel cda della Scala, scalpita tra la Brianza e Milano. Ritratto

La discesa in campo degli eredi Berlusconi è un feuilleton che tiene gli italiani col fiato sospeso da anni; prima Pier Silvio, poi Marina, adesso Barbara, terzogenita, protagonista di una serie di uscite pubbliche, annunci, mezzi annunci, poi decise smentite e poi il silenzio. Ultimamente proprio lei ha parlato di “giustizia a orologeria” sul caso Al Masri, “Non può sfuggire la coincidenza dell’avviso di garanzia alla premier mentre si discute la separazione delle carriere”, ma poi ha smentito tutto,  ringraziando però il governatore della Lombardia per una nomina che è locale, ma significativa, la nomina nel del cda della Scala, tempio come si dice della lirica milanese ma anche luogo simbolico per la città. 


Del resto rispetto ad altre discese quelle pure sempre smentite, per esempio Marina e Pier Silvio, o viceversa, a livello locale Barbara ha una certa costanza.  C’è Barbara in rappresentanza della famiglia quando viene intitolata a Silvio una sala di palazzo Lombardia, sede della giunta regionale. C’è Barbara a protestare con Beppe Sala che non vuole intitolare allo stesso Berlusconi l’aeroporto della Malpensa. Ora ecco Barbara nel Consiglio d’amministrazione della Scala. Santa Barbara? Più che santa è la venere del Belvedere, Belvedere come il nome della villa di Macherio, quella che scosse le coscienze dei nostri anni Ottanta (orto biologico, caprette, ecc.). Belvedere come il nome della vodka delle serate allegre di un tempo all’Hollywood, con paparazzate poi risolte dalla provvidenziale Mitì Simonetto, leggendaria ambasciatrice per l’immagine del Cav.; Belvedere infine come la sala così nominata e dedicata al defunto Cav. a “Palazzo Lombardia”, il neo pirellone dove Barbara, terzogenita molto steineriana di Berlusconi, andò in rappresentanza della famiglia il 29 settembre 2023, giorno del compleanno di Silvio, anno della dipartita. 


E dove è tornata a ringraziare Fontana, governatore regionale, per la nomina appunto nel teatro. Insomma Barbara c’è, come ultimamente c’è spesso in ogni manifestazione della famiglia, e anche con una “presa” sulla città che non si rileva negli altri figli della progenie berlusconiana. Nata nella clinica svizzera di Arlesheim il 30 luglio 1984, allevata alla scuola steineriana appunto come gli altri figli del secondo matrimonio, quello con Veronica Lario, bisogna immaginarsi il contesto, la stupenda villa appunto Belvedere che sorge in cima a una collina, siepi ubertose, cancellate lucenti, ai piedi una pittoresca stazioncina dei treni, splendido isolamento, beata solitudo, sola beatitudo. Si sta talmente bene che non se n’è  mai veramente andata: se Veronica da anni non abita più qui, Barbara si è comprata la proprietà per se stessa dopo la morte del padre, pagandola 25 milioni di euro, e ha fatto di Macherio il suo centro. Poi da dieci anni  c’è una casa a Milano in  ristrutturazione, du côté del Parco Sempione, “ma un cantiere, non si sa quando finiranno i lavori”, raccontano al Foglio.

 

Macherio è dove è cresciuta, la casa “privata”, contro l’ufficio-circo di Arcore; dopo i primi anni in centro in via Rovani, il villone fine Ottocento ex  Borletti, quelli della Rinascente, coi famosi Canaletto e la famosa moquette che fu anche la prima sede della Fininvest a Milano (“C’era molta moquette. Si entrò negli anni Ottanta camminando su ettari di moquette. Era ovunque… il nuovo aziendalismo prometteva agli italiani di camminare sul morbido”, scrisse Michele Serra). Oggi è la casa del fratello Luigi. Come lui anche Barbara si è accoppiata sobriamente. Il compagno attuale si chiama Lorenzo Guerrieri, ma nessuno pensi a Guerrieri Gonzaga, la stirpe forse guerriera che ha impalmato altre prosapie milanesi. Lui  è invece un imprenditore brianzolo, ha fatto il liceo scientifico Paolo Frisi a Monza, come Roberto Zangrillo, liceo non chic come il classico Zucchi, e non il Villoresi, privato, dai frati, dove ha fatto invece il classico Barbara, dopo la celebre scuola steineriana di via Pini a Lambrate, frequentata da tutti gli young Berlusconi.

 

Guerrieri non Gonzaga non è un grande nome milanese, non è un Tronchetti Provera come il nuovo fidanzato della Ferragni; ma in questo i Berlusconi sono coerenti nel loro non incrociare mai e poi mai i destini con l’establishment cittadino. Se Luigino si è sposato con “la” diciamo lombardamente Federica Fumagalli, pierre della primaria agenzia Bogliolo, figlia di un piccolo imprenditore dell’abbigliamento del lecchese, il Guerrieri la Barbara l’ha conosciuto al  “Mulino” ma non si pensi al pensatoio prodiano bensì all’enoteca di Monza che porta quel nome, dove Guerrieri era barman. A differenza di Luigi e dei fratelli di primo letto però Barbara non si sposa, come non si sposa l’altra sorella, Eleonora, “le sorelle non si sposeranno mai” racconta un amico di famiglia al Foglio, perché hanno molto a cuore il patrimonio e vivendo al di fuori o al di sopra delle convenzioni sociali non interessa certo loro il sacro vincolo del matrimonio. In questo c'è una distanza appunto col Luigino, finanziere di successo e riservatezza, detto anche “il pretino”, perché in gioventù molto religioso, e da noi “il piccolo Cuccia”, perché nelle sue grisaglie, nella riservatezza e nell’abilità finanziaria sembra ricongiungersi a una milanesità più filodrammatica (nel senso di Mediobanca), e che amministra la holding quattordicesima poi ribattezzata da lui H14, che ha in pancia il 21 per cento di Fininvest e altre partecipazioni soprattutto tecnologiche, gestite insieme a Barbara.  

 

Però se non si sposa Barbara figlia, eccome se figlia: ecco Leone (nato nel 2016), Francesco Amos (2018), Ettore Quinto (2021) prodotti con l’attuale compagno Guerrieri; e poi Alessandro (2007) ed Edoardo (2009) nati dalla precedente relazione con l’imprenditore Giorgio Valaguzza. Anche loro, tutti dagli steineriani, non in via Pini ma in una scuola brianzola, dove raccontano che si possono incontrare, come suggerisce la buona pratica steineriana, i genitori degli alunni a far le pulizie una volta al mese, e dunque pure la sciura Barbara alla ramazza.

 

La folta e steineriana prole appunto alligna a villa Belvedere, dove si tengono favolosi festeggiamenti, raccontano, favolosi ancorché agresti e  km zero, dunque cacce al tesoro, mercatino, raccolta del miele. I racconti delle sciure milanesi oscillano tra l’invidia e il sopracciglio alzato, “noi mandavamo le baby sitter”, dice qualcuna, per la solita relazione complicata dei B. con la borghesia cittadina. Però lì ci si diverte, babysitter o meno. Si canta, perché Barbara come la sorella Eleonora si scatenano al karaoke, e in questo sembra aver assorbito il gusto paterno, c’è sempre un pianoforte pronto  per le due sorelle che cantano cover in inglese, e poi fanno imitazioni, e si lanciano in barzellette come delle Silvio in sedicesimo. Si dice che Barbara volesse proprio fare questo, l’attrice, da giovane, ma poi ha rinunciato. Un’altra questione che le accomuna, con Eleonora, al retaggio paterno è un certo amore per la fisicità, i compagni son calciatori o bellocci comunque dal muscolo  guizzante, l’upbringing all’aria aperta di Veronica ha lasciato il segno; sull’altro piatto della bilancia una certa tensione o inseguimento della perfezione fisica, qui forse lato Silvio, e nonostante la bellezza ecco dunque l’angoscioso ricorso all’aiuto chirurgico. Capitolo amici, ci sono il gallerista Nicolò Cardi (di cui è socia), lo scrittore ed editore Carlo Mazzoni, e poi il rampollo Geronimo La Russa (altro super nominato nelle istituzioni cittadine), e poi altre due “figlie”, Francesca Versace, Allegra Gucci, e la Federica suddetta moglie del Luigino. E poi ancora Andrea Mc Leod pierre del Milan,  la pierre esperta di matrimoni con base monegasca Silvia Bortolotto (un sacco di pierre, ma siamo pur sempre a Milano), l’architetto immaginifico Fabio Novembre, quello che ha fatto delle poltrone a forma di sedere e la casa di Blanco sul Lago di Garda, non Bauhaus insomma.

 

E  su questi amici si dirà che non sono dei cassintegrati della Stellantis di Cassino però neanche dei cespiti veramente milanesi, semmai appartenenti a una Macherio-sfera di ricchi global-brianzoli. Che si divertono molto: estati a luglio a villa Certosa (finché non si troverà un compratore); agosto destinazioni esotiche; inverno a St. Moritz. Sempre in tanti, e mettendo volentieri mano al portafogli lei, senza tante smancerie, “il denaro non è un tabù”, lei paga volentieri per tutti al ristorante, vale anche questo a differenziarla dai meglio nomi dell’establishment milanese che non è che spendono volentieri. E’ insomma molto contemporanea Barbara, come contemporaneo è il business del fidanzato Guerrieri, che adesso dirige un palazzo di affitti a medio termine per clienti ricconi, una via di mezzo tra l’hotel e il B&B, si chiama “Domya” in via Manzoni, “serviced apartments”, con “personal beauty, personal shopper, personal trainer”, a partire da trecento euro al giorno e domotica, ma per chi vuole di più è prenotabile anche il jet privato. 

 

E chissà BB come la pensa sul problema più sentito oggi a Milano, che non è “il traffico”, pronunciato alla siciliana tipo Johnny Stecchino, ma l’alloggio, in una eventuale e per ora solo ipotetica discesa in campo, magari come sindaca. Perché a differenza della sorella Eleonora, sempre silente, Barbara appunto si espone, e comunque, riservati o no, bisogna ricordarsi che i Berlusconi, piccoli o grandi, rimangono i finanziatori di Forza Italia, dunque alla bisogna, on demand, a breve medio  o lungo termine potrebbero chiedere e ottenere un passaggio nella cosa pubblica. Che poi  in Forza Italia negli ultimi giorni serpeggia un’idea, meravigliosa o meno, per cui si vorrebbe rivedere il rapporto proprio con la famiglia Berlusconi. Da quanto risulta al Foglio, qualcuno nel partito avrebbe suggerito a Tajani di studiare una possibilità per il futuro: una forma di indipendenza che si tradurrebbe in soldoni nel saldare le famose fidejussioni con i vari eredi Berlusconi. Quell’accordo oggi vale 120 milioni di euro. I soldi ce li metterebbe una cordata di imprenditori alternativa. Fosse così, ma chissà, ognuno per la sua strada e magari via anche il nome aureo dei B dalla scheda elettorale? Difficile, ma l'ipotesi è arrivata ai vertici del partito, non sappiamo con che prospettive di successo.

 

I figli di Berlusconi, in verità, hanno tutti o quasi a cuore l'eredità politica del papà, ma l'impegno in politica è una cosa diversa. Vale anche per Barbara? A differenza della sorella Eleonora, che è andata presto a studiare in America, materie economiche, Barbara è stata spesso presente ad Arcore col  padre, ne ha assorbito l’interesse soprattutto per la cosa pubblica, mentre Luigi appunto quello per gli affari. E c’è anche l’antica profezia di Massimo Cacciari, che fu suo professore di filosofia al San Raffaele, e ne fece lodi sperticate: “una ragazza bravissima, appassionata e di una assoluta modestia. In politica potrebbe funzionare meglio di Marina”. Correva l’anno 2013. A questo punto, seguendo questo ragionamento, e svolazzando con il pensiero, chissà se è solo una fantasia l'idea che un giorno Barbara possa cercare un modo suo per scendere in campo, in campo appunto amministrativo, magari libera dai vincoli di Forza Italia. Chissà.  Dalla Scala a Palazzo Marino basta attraversare la strada. E sullo scenario milanese del dopo-Beppe Sala nessuna ipotesi è esclusa.

 

Quello che non è invece fantascientifico per niente sono gli scazzi costanti di BB con Sala; se il sindaco di Milano l’altro giorno le ha augurato buon lavoro per il suo nuovo incarico, in passato non sono mancati i dissapori. L’anno scorso BB attaccò pesantemente il primo cittadino sul futuro dello stadio di San Siro, quando il comune stava provando a convincere i club a ristrutturare il Meazza invece che farne uno nuovo. Risposta di BB: “È un ulteriore modo per non far nulla. Il progetto mi pare generico e inverosimile.   Cifra troppo bassa e non credibile. Costa meno farne uno nuovo”. Controrisposta del sindaco, qualcosa come: stai al tuo posto. “Ma che ne sa Barbara Berlusconi? Lasciamo lavorare chi sa lavorare”. Contro-controrisposta di BB: guarda che io ne so molto avendo lavorato. “Sulla mia competenza segnalo che per tre anni ho lavorato sul tema stadio con le più grandi società mondiali di progettazione”. Vabbè.  


Nel calcio, BB sa di cosa parla, non solo in quanto figlia e morosa. Era entrata nel cda del Milan nel 2011 dove è stata anche amministratrice delegata della parte non sportiva; e lì, nonostante quello che tutti riconoscono come un profilo basso tenuto dalla rampolla, qualche inevitabile imbarazzo. Soprattutto con un altro brianzolo d’eccezione come il capo del Milan Adriano Galliani, oggi senatore con base elettorale proprio nel monzese. Scazzi sulle sponsorizzazioni, su cui i due avevano idee diverse; e poi sul calciatore brasiliano Pato, che ebbe una fugace relazione proprio con Barbara, che Galliani a un certo punto aveva deciso di vendere e Barbara invece voleva tenere. Perché prima della compostezza odierna c’era stato tutto un periodo turbolento giovanile: nel 2007 le famose foto scattate fuori da un altro luogo simbolo, l’Hollywood, storica discoteca milanese di Corso Como, dove appunto Barbara viene fotografata dai messi di Fabrizio Corona che poi chiama la famiglia per rivenderli. Tutto sistemato con ventimila euro, “dal mio papà”, come testimonierà Barbara davanti al pm. Dall’Hollywood alla Scala, e magari a palazzo Marino,  make Brianza Great Again, vabbè.
 

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).