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Dal Doge ai dazi a Marina: l'Italia ritrovi la strategia della Serenissima per le sfide globali

Luca Zaia

Luca Zaia commenta l'intervista di Claudio Cerasa a Marina Berlusconi uscita nel Foglio di lunedì 17 febbraio

Nel corso della sua storia la Serenissima non si impose mai con la sola forza delle armi, ma più con l’abilità politica e la lungimiranza economica. Il Doge non era un sovrano assoluto, ma il garante di una visione strategica che permetteva a Venezia di prosperare anche nelle fasi più turbolente della geopolitica mediterranea. Oggi, in un contesto internazionale sempre più dominato da tensioni commerciali e da un ritorno del protezionismo, l’Italia deve riscoprire quello stesso approccio, trasformando le attuali sfide in opportunità.

 

L’inasprimento della politica commerciale statunitense sotto l’amministrazione Trump, con l’annuncio di nuovi dazi su settori chiave per l’export europeo, impone all’Italia una riflessione profonda. Il Peterson Institute for International Economics ha stimato che le nuove barriere tariffarie potrebbero costare all’Europa oltre 100 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con un impatto diretto sulle economie più orientate all’export, tra cui quella italiana. La risposta europea, tuttavia, appare incerta e frammentata. Emmanuel Macron e Olaf Scholz avrebbero l’ambizione, forse tardiva, di compattare il fronte comunitario, mentre Ursula von der Leyen si muove con prudenza per evitare uno scontro frontale con Washington. In questo scenario, l’analisi di Mario Draghi, riportata dalla stampa in questi giorni, si distingue ancora una volta per lucidità: l’ex premier e presidente della BCE ha sottolineato la necessità di una reazione coesa e strategica da parte dell’Europa, avvertendo che l’assenza di una politica commerciale unitaria rischia di rendere l’Unione irrilevante nella ridefinizione degli equilibri economici globali. Cosa che sta puntualmente avvenendo.

 

Ma se Bruxelles fatica a trovare una linea d’azione chiara, l’Italia ha il dovere di assumere un ruolo proattivo. La politica estera condotta da Giorgia Meloni si è rivelata estremamente efficace nel rafforzare il posizionamento italiano nei principali dossier internazionali, dal G7 alla crisi ucraina. Questa proiezione deve ora tradursi anche in una strategia commerciale che miri a capitalizzare il nuovo ordine economico internazionale. Trump ha dimostrato di preferire relazioni bilaterali rispetto ai grandi accordi multilaterali, offrendo a Paesi con forte capacità negoziale, come l’Italia, un margine di manovra significativo. Ricordo che siamo stati l’unico Paese europeo del G7 a non osteggiare Trump in campagna elettorale; una posizione che è bene ricordare e mettere a frutto nei rapporti con gli States. L’Italia può giocare un ruolo di leader nei rapporti fra Europa e USA e la Premier ha tutte le carte in regola per ben gestire questi passaggi. 

 

Nella politica economica, mentre Francia e Germania risultano più esposte agli effetti delle tariffe statunitensi, il nostro Paese potrebbe sfruttare questa fase anche per diversificare i propri sbocchi commerciali. Il rafforzamento delle relazioni con economie emergenti come l’India, il Vietnam e l’America Latina - oltre ai Paesi del Mediterraneo - rappresenta una direzione strategica da perseguire con determinazione, per ridurre la dipendenza dall’export verso gli Stati Uniti e costruire nuovi assi di cooperazione economica. 

 

Parallelamente, la riflessione sul futuro dell’Italia non può limitarsi agli equilibri commerciali, ma deve estendersi ai grandi temi etici e sociali che stanno emergendo con crescente urgenza. Marina Berlusconi da attenta osservatrice, in un recente intervento sul Foglio, ha evidenziato con grande chiarezza come la politica italiana sia in ritardo nel recepire l’evoluzione del sentire comune su temi fondamentali, tra cui il fine vita. Il dibattito etico, così come quello economico, non può essere eluso o rimandato. La società si muove più rapidamente delle istituzioni, e la politica ha il compito di intercettare e tradurre queste istanze in risposte concrete.

 

La destra italiana, che negli ultimi anni ha dimostrato di saper interpretare con lucidità i mutamenti sociali ed economici, ha ora l’opportunità di consolidare questo percorso, accelerando ulteriormente il proprio impegno su questioni cruciali per il futuro del Paese. Il suo compito non è solo quello di governare con efficacia, ma di guidare il cambiamento con una visione che integri sviluppo economico e progresso civile. Lavorando anche con riforme che pongano i giovani al centro, dimenticando i tira e molla Gattopardeschi che tanto hanno fatto male al nostro Paese. In un’epoca in cui la politica internazionale è dominata da nuove forme di protezionismo e da una crescente competizione tra blocchi economici, l’Italia ha davanti a sé una scelta chiara: restare vincolata a schemi ormai superati o tornare protagonista della scena globale. La ‘mia’ Venezia, nei secoli, scelse sempre la seconda strada. Tocca all’Italia fare altrettanto.

Luca Zaia
governatore del Veneto, Lega

  


 

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