Luigi Zanda (Ansa)

IL COLLOQUIO

"Le timidezze di Salvini e Conte su Mattarella? Hanno simpatie per Putin”. Parla Zanda (Pd)

Ruggiero Montenegro

L'ex senatore e tesoriere dem contro le ambiguità di Lega e M5s, dopo l'attacco russo al capo dello stato. "Bene Schlein. Ma serve aprire una seria riflessione interna sulla politica estera. Capisco l'antitrumpismo, ma non diventi antiamericanismo. L'Europa resti compatta"

Roma. “In una condizione come quella che viviamo oggi, in cui l’Europa si presenta molto fragile e corriamo il serio rischio che la guerra si allarghi fino a coinvolgerci direttamente, dobbiamo sostenere il presidente Sergio Mattarella perché, in realtà, è la voce che dà più prestigio all’Italia”. Luigi Zanda usa parole chiare. Non gli sono sfuggiti i distinguo, le timidezze, da parte di alcune forze politiche quando si è trattato di difendere il capo della stato, attaccato direttamente dalla  portavoce del ministero degli Esteri di Mosca per il suo discorso all’università di Marsiglia. “Ci saranno conseguenze”, ha minacciato Maria Zakharova.  

Eppure forze come la Lega o  Movimento 5 stelle – in una curiosa, ma ciclica, assonanza gialloverde – hanno mostrato una certa  timidezza. Di Matteo Salvini si sono perse le tracce per  qualche giorno. E’ riapparso solo ieri per dire “che le parole del presidente si ascoltano, non si commentano”, lasciando nel frattempo la difesa del Quirinale a Stefano Candiani e a una stringata nota firmata dal suo responsabile Esteri, Paolo Formentini.  Giuseppe Conte ha detto invece che non avrebbe “evocato il Terzo Reich, sottoscrivo quel discorso nella misura in cui...”. E anche in Aula,   alla Camera i grillini hanno usato toni simili. 

 

Onorevole Zanda, che idea si è fatto? “Temo che ci siano alcune forze politiche in Italia, e purtroppo anche dei leader, che non hanno chiaro quale sia la congiuntura internazionale o che addirittura hanno simpatia per Putin”, risponde l’ex senatore che ha lasciato il Parlamento nel 2022, dopo cinque legislature tra Dc, Popolari e Pd.  “Il mondo – aggiunge Zanda – è sul piano inclinato, per la prima volta dopo il 1945 stiamo correndo pericoli che non sono soltanto di natura economica, finanziaria e sociale. Ma sono rischi militari, di guerra”. Una prospettiva drammatica che dovrebbe suggerire un altro atteggiamento, quanto meno da chi ha incarichi e responsabilità politiche, se non proprio di governo. “Chi parla di pace e di collaborazione internazionale, ogni volta che Mattarella dice qualcosa, dovrebbe ascoltare e ringraziare il Padre eterno, che ce l’ha dato nel 2015 e riportato al Quirinale tre anni fa”. Forse non è un caso che Lega e M5s siano stati tra i partiti più ostili a Mattarella (che ieri è intanto tornato a parlare di Russia, Ucraina e diritto internazionale nel corso della visita in Montenegro) salvo poi ricredersi col passare del tempo. Sono anche le stesse forze, non le uniche per la verità, che mostrano il maggiore scetticismo quando si tratta di rafforzare l’Europa, la sua governance e i suoi strumenti di difesa. “C’è un viziaccio antico in alcuni angoli della politica italiana”, attacca Zanda. “Alcuni prendono posizione su questioni di carattere geopolitico e strategico, pensando alle miserie della loro politica interna, al tornaconto elettorale. E’ un viziaccio che purtroppo non è nuovo, lo abbiamo imparato a conoscere negli anni”.

Sul posizionamento internazionale anche il suo Pd, tuttavia, non sembra ancora avere ancora le idee chiare. C’è una parte più vicina alle istanze pacifiste e un’altra che pensa sia necessario opporsi a Putin anche con la forza. In mezzo c’è Elly Schlein. “Su Mattarella innanzitutto ho percepito molta sincerità nelle parole di sostegno pronunciate dalla segretaria”, premette Zanda. Sul resto invece qualche dubbio emerge. “Credo che il Pd farebbe bene ad aprire al suo interno una profonda riflessione sulla politica estera, sulla posizione del partito e del nostro paese in una fase così travagliata”. Ne sono una prova la tregua a Gaza e il difficile negoziato con la Russia, di cui ieri si è avuto un assaggio a Ryad. “E così al dramma ucraino e medio orientale si è aggiunto adesso il trumpismo, di cui già vediamo gli effetti. Il presidente americano sta rischiando di allontanare l’Europa dalla sua tradizionale posizione di amicizia, o ancora meglio di alleanza, con gli Stati Uniti”. Zanda invita quindi a fare molta attenzione. Un messaggio che sembra rivolgere prima di tutto alla sua parte politica. “Il rischio che vedo è che l’antitrumpismo, di cui capisco bene le ragioni, possa facilmente scivolare nell’antiamericanismo fino a portarci su posizioni non più filo occidentali. Insomma – conclude l’ex senatore – un conto è Trump, un altro l’America. Un conto sono le provocazioni del presidente americano, un altro è la necessità che l’Europa rimanga compatta. Dobbiamo tutti avere chiaro che il nostro avversario è Putin, con la sua politica imperialista”.