
L'intervista
Mulé: "Le parole di Marina Berlusconi sono il predellino intellettuale di Forza Italia. Tajani? Mangi filetto di tigre"
Il vicepresidente della Camera di FI: "Il partito deve aprirsi e non avere paura. La figlia del Cav. ha suonato la sveglia a tutti, a partire dai vertici. Gli attacchi russi? Troppo torpore diplomatico di Roma e di Bruxelles"
Giorgio Mulé, ritorni giornalista per un’ora: come va interpretata l’intervista al Foglio di Marina Berlusconi? Qual era il vero titolo?
Il vicepresidente della Camera di Forza Italia fa un piccolo saltello su se stesso nel cortile di Montecitorio, dà una tirata alla fedele sigaretta elettronica e dice:
“Nel processo di maturazione di Forza Italia, dopo la morte del Cavaliere, le parole di Marina sono un predellino intellettuale sul quale il mio partito, a tutti i livelli, si deve interrogare”.
Lei lo ha subito battezzato come manifesto: ma di cosa, di una nuova FI?
“Anche se sono le undici di mattina, vorrei citare la coscienza preriflessiva di Sartre. Quando Marina parla di fine vita assistito, del bisogno di intervenire, indica il bisogno di intervenire, al di là della contingenza del momento e delle ideologie”.
Ma tutti si chiedono: Marina Berlusconi scenderà in politica?
“Non vorrei essere smentito, ma penso che il suo posto non sia nei Palazzi: i compromessi della politica farebbero a pugni con il suo modo di essere”.
Faccia un’altra tirata di sigaretta: parliamo di Antonio Tajani. Le parole di Marina sono un atto di sfiducia verso gli attuali vertici di Forza Italia a partire da Tajani?
“Il mio partito deve aprirsi alle migliori intelligenze della società, confrontarsi senza paura. Fare propri i consigli di una sacerdotessa del libero pensiero, come la figlia di Silvio Berlusconi”.
Voglia di rivoluzione liberale, Mulé?
“Io così ho interpretato la vostra intervista, come quella di chi indica una rotta”.
E quale sarebbe?
“Il liberale dice che la tua forza risiede nella sua libertà: non è anarchia, ma ti obbliga a essere la vera Forza Italia e non un satellite della maggioranza”. Secondo letture maligne, Tajani non l’avrebbe presa bene, questa intervista. Il primo giorno è rimasto in silenzio, il secondo l’ha commentata senza eccessiva enfasi: ricostruzioni di penne all’arrabbiata? “Conosco Tajani da 40 anni, non sono d’accordo con queste letture. L’altro giorno si trovava in giro per il territorio, ad Ariccia a Marino, e conoscendone l’intelligente umiltà e la capacità di interpretare il pensiero di Marina, credo che stia ponderando le parole per evitare l’effetto del banditore che recita l’editto del re o del principe”.
Ma la proverbiale “morbidezza” di Tajani è, come si sussurra qui in Transatlantico, una forma di subalternità a Giorgia Meloni?
“Affatto, ma con simpatia cito un direttore che abbiamo avuto entrambi al Giornale: Indro Montanelli. Sa cosa diceva?”.
Ne diceva e ne scriveva tantissime, e di bellissime.
“Certo, ma in questo caso gli avrebbe consigliato di mangiare ogni tanto qualche filetto di tigre in più. Non come cura ricostituente, ma a piccole dosi sì”.
Questa mattina diranno che lei è il capo dell’opposizione interna di Forza Italia, lo sa?
“Chi dirà così è in malafede, e non capisce nulla. E non sarebbe nemmeno la prima volta. Ma possiamo uscire dall’aria rarefatta di questo cortile che a volte sembra un pollaio”.
Siamo qui per questo.
“Dopo l’intervista di Marina ieri l’altro e questa mattina la Russia ci sta ancora attaccando. L’errore tragico che si può fare è considerare l’offensiva della Russia come dei banali pizzicotti, al contrario sono atti di guerra, atti di ritorsione . Non sono il solletico. Sono potenzialmente letali. Ma non ci fanno svegliare. Se vai a inoculare virus nelle nostre strutture, parlo dei siti della pubblica amministrazione, nel 2025 siamo davanti a un attacco militare della dottrina 2.0. Peccato”.
Di cosa?
“Non solo questi attacchi non ci fanno svegliare, ma raccontano ciò che abbiamo già visto”.
E cioè?
“E’ il modo in cui l’Italia e l’Europa hanno subìto l’invasione della Ucraina: questa natura muscolare di Mosca, che è militare, comunicativa e cibernetica”.
Non la convince la risposta dell’Italia?
“Dell’Italia e dell’Europa. Davanti ad attacchi ripetuti al presidente della Repubblica siamo davanti a balbettii diplomatici, un torpore di Roma e Bruxelles inspiegabile”.
Sta dando un pizzicotto alla Farnesina?
“Ma no, faccio cronaca: serve un’iniziativa continentale per uscire dal nostro provincialismo. Berlusconi nel 2016, vado a memoria, parlava di Ue senza visione, di regole senza senso e con una burocrazia al servizio di se stessa, di una somma di egoismi nazionali incapace di avere una politica estera comune sulla base di valori comuni che affondano in una civiltà comune. Quello a cui stiamo assistendo quasi dieci anni dopo. Qual è la nostra risposta davanti a una geopolitica che si basa su nuove forme di neo imperialismo? Se la Cina, lo dico naturalmente per assurdo, un giorno decidesse di occupare l’Italia, e magari qualche altro paese europeo, non sapremmo assolutamente contrastarla. Tanto che, come diceva Berlusconi con un’amara battuta, la cosa migliore che ci converrebbe fare sarebbe quella di andare a scuola a studiare il cinese”.
Giorgia Meloni non rischia nello stare a cavallo fra Trump e la Ue?
“La premier sta facendo un rodeo su un cavallo da domare e mi auguro che non venga scossa da questo metaforico animale perché a finire nella polvere non sarebbe lei, come auspicano i profeti di sventura della sinistra, ma l’Italia”.
Chissà se questa mattina Tajani cercherà una macelleria per comprare i filetti di tigre consigliati da chef Mulé.
