L'intervista

Stefanini (Ispi) sugli attacchi del Cremlino a Mattarella: "Quelle di Mosca sono interferenze politiche"

Ginevra Leganza

Il senior advisor dell'Ispi, già consigliere dell'ex presidente della Repubblica Napolitano, commenta lo scontro politico e cibernetico tra Mosca e Roma. "L'Italia è debole non è attrezzata. Le parole di Zakharova? Dettate dal Cremlino"

“Quello di Sergio Mattarella all’università di Marsiglia è stato un discorso storico”, dice Stefano Stefanini, senior advisor dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), già rappresentante permanente alla Nato e consigliere dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Un discorso storico, o meglio di revisionismo storico, del tutto fondato”. In che senso? “Equiparare la Russia al Terzo Reich ha una sua ragione”. Quale? “La Russia di Putin non riconosce, oggi, gli assetti geopolitici successivi alla caduta dell’Urss. All’incirca come la Germania non accettava gli equilibri conseguenti al Trattato di Versailles del 1919. In questo senso, quindi, è un discorso storico al quale la Russia risponde con un atto politico a dir poco sproporzionato. Cogliendo il pretesto per interferire nella politica interna italiana, che evidentemente è sguarnita”. Da che punto di vista è sguarnita? “L’attacco politico è presto diventato un attacco cibernetico”. Dopo le minacce, gli hacker russi hanno infatti preso di mira i siti di Intesa San Paolo, dell’aeroporto di Milano Malpensa, di Acque Veronesi. “Sì. Solo che noi non siamo i paesi baltici, e non siamo neppure l’Ucraina. Voglio dire: non siamo mai stati in prima linea e quindi non siamo preparati, non siamo attrezzati”

 

Gli attacchi della Russia mostrano la nostra inconsistenza? “Mostrano più che altro la nostra vulnerabilità. I russi hanno delle capacità e delle armi notevoli. Noi, a differenza dei baltici e dell’Ucraina, non avendo mai vissuto situazioni di rischio e pericolo, siamo giocoforza deboli”. La cybersicurezza italiana è uno spicchio del ventre molle occidentale? “In tre anni di guerra l’Ucraina non ha mai subito attacchi cibernetichi tali da collassare. Domandiamoci perché. Noi, che siamo al caldo, abbiamo semplicemente le difese basse”. “In ogni caso – prosegue Stefanini – l’attacco della Russia è l’interferenza di un grande paese nella politica intera di un altro paese più piccolo. Tendenza che va diffondendosi”. A cosa si riferisce? “A JD Vance, per esempio. E alla sua lezione non richiesta all’Unione europea”.

 

Tornando allo scontro tra l’Italia e la Russia, e dunque al discorso di Sergio Mattarella presto stroncato dalla portavoce del ministro degli Esteri Sergej Lavrov, Marija Zacharova, cosa pensa della reazione del presidente? Lei, che fu a suo tempo consigliere diplomatico di Giorgio Napolitano, crede che la strategia del silenzio sia efficace? “Credo di sì. Tra l’altro c’è stata una manifestazione di solidarietà politica abbastanza rara e trasversale. In Parlamento l’Italia è con Mattarella. Ragione per la quale reputerei inutile e persino nociva la palestra dialettica per spiegare le parole del capo dello stato”. Solidarietà abbastanza trasversale. Con le sfumature fosforescenti però del Movimento 5 Stelle e della Lega che ora si ritrovano uniti negli stessi schemi. L’uno criticando apertamente il Quirinale, l’altra sospendendo da principio il giudizio ed esprimendosi poi più freddamente. “Dovute eccezioni”, ironizza Stefanini, che poi aggiunge: “Il silenzio comunque non è solo di Mattarella, ma anche dell’esecutivo. E trovo sia la scelta migliore”.

 

Le opposizioni chiedono risposte più incisive. Carlo Calenda ha chiesto al governo di convocare l’ambasciatore russo a Roma. “E’ una valutazione di opportunità che spetta al governo. Una valutazione che sarebbe abbastanza normale, dopotutto, visto l’attacco diretto”. Il discorso di Mattarella è storico e l’attacco della Russia di Putin è politico. Lo si diceva all’inizio di quest’intervista. Lei, che è stato in servizio anche in Russia, cosa pensa possa determinare, a Mosca, l’accostamento al nazionalsocialismo tedesco? “I russi si considerano i salvatori dell’Europa dal Reich. E in parte è vero. Ma solo in parte. L’idea che qualsiasi regime al potere, a Mosca, venga paragonato al Terzo Reich è perciò rivoltante. Ma se è per questo è parimenti rivoltante, per Zelensky, essere accostato ai nazisti. In ogni caso, sono solo pretesti per interferire nella politica interna italiana. La Zacharova parla su istruzioni di Lavrov o del Cremlino. Non per suo slancio e orgoglio”. Pretesti per interferire e attaccare un bersaglio cedevole? “Tanto cedevole che all’estero – mentre parliamo Stefanini è in Australia – a stento se ne sono accorti. La pur pesante polemica russo-italiana, nel contesto internazionale, è una piccola cosa. Passata quasi inosservata”.