L'intervista

“Subito cento miliardi per la difesa Ue”. Parla la manager di Leonardo

Cristina Leone si occupa per il colosso italiano della difesa dei programmi europei: "Con acquisti comuni si può risolvere il problema della frammentazione della domanda che non permette all'industria europea di avere la scala che serve per aumentare la spesa"

“Non c’è dubbio che con la prossima programmazione finanziaria europea sulla Difesa ci aspettiamo un salto in avanti: servono almeno 100 miliardi, come ha detto il commisario Kubilius”, dice Cristina Leone, coordinatrice dei progetti di ricerca e sviluppo di Leonardo e la responsabile per le politiche di Unione europea e Nato. E’ lei che si occupa per il colosso italiano di seguire lo sviluppo dei programmi europei che dovrebbero concretizzare l’integrazione dell’industria della difesa europea. Un tassello essenziale, accanto a quello politico, per riuscire davvero ad arrivare a una difesa comune della Ue. L’aumento auspicato è notevole. Per farsi un’idea basta considerare che nell’ultimo quadro finanziario pluriennale (2021-2027) la Ue ha stanziato per la Difesa solo 16,4 miliardi. Per Leonardo,

 

Leone segue l’European defence industry programme (Edip), il programma che dovrebbe rappresentare una svolta consentendo ai paesi europei di fare acquisti comuni, riducendo la frammentazione della domanda denunciata due giorni fa al Parlamento europeo dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi. E Leone riesce bene a spiegare bene cosa questa “frammentazione” significhi in concreto per le aziende europee. “Il mercato della difesa – spiega – è un un po’ diverso dagli altri soprattutto perché ha come clienti i governi e le forze armate. Questo implica che a fronte di un ordine del cliente bisogna impostare il processo produttivo. E’ necessario quindi aver ben chiara la pianificazione delle esigenze e delle quantità da produrre prima di dimensionare  le linee di produzione con macchinari specifici e tecnici e specialisti. L’Europa soffre la frammentazione, non  tanto  dal lato dell’offerta ma soprattutto da quello della domanda. Considerate ad esempio che in Europa ci sono solo due grandi imprese che producono elicotteri, Leonardo e Airbus, ma ci sono 27 agenzie di procurement, che  si muovono sulla base di requisiti  raramente coincidenti, anche se le esigenze in fondo non sono così diverse e che non permettono di sfruttare le dimensioni di scala”. Insomma, accentrare la domanda con commesse uniche per tutta Europa o almeno per gruppi di paesi europei consentirebbe all’industria di adeguarsi. E proprio su questo entra in gioco il programma Edip. “Edip – spiega Leone – ha tra i suoi scopi proprio quello di integrare le necessità dei paesi attraverso incentivi ad un procurement congiunto. Allo stato attuale il regolamento di Edip è ancora in discussione al Consiglio e al Parlamento europeo. Ci aspettiamo un’approvazione  nei prossimi mesi, in modo che si possa partire già entro quest’anno. La dotazione finanziaria per i prossimi tre anni però è di soli di 1,5 miliardi di euro, auspichiamo che nella prossima programmazione finanziaria  Ue questo valore sia significativamente più consistente: lo stesso commissario alla Difesa Kubilius ha  detto di aspettarsi un budget per la Difesa Ue intorno ai 100 miliardi di euro in sette anni”.

L’altro tassello per integrare la difesa europea e rafforzarla passa dalla ricerca comune. Anche su questo in Europa esiste già un fondo, l’European defence fund, ma anche in questo i soldi sono pochi. “L’Edf – racconta Leone – fu approvato nel 2021, prima dell’invasione russa in Ucraina, con una dotazione finanziaria che fu ridotta  dai 13 miliardi inizialmente proposti ad appena otto. Oggi la necessità è di aumentare sostanzialmente questo importo per supportare la  ricerca tecnologica, rafforzare il know how e  quindi l’autonomia europea. Quando si parla di sistemi di difesa complessi è del resto impossibile oramai per i singoli paesi europei farcela da soli”. Di quanto dovrebbe aumentare la dotazione finanziaria? “Almeno il 25-30 per cento del budget europeo per la difesa dovrebbe essere investito in ricerca e sviluppo: 30 miliardi potrebbe essere una cifra adeguata”, dice Leone.              
Proprio Leonardo, intanto, nei mesi scorsi ha stretto un importante accordo con  uno dei principali attori dell’industria europea, la tedesca Rheimental, per la produzione comune di mezzi corazzati. Ci sono altri progetti simili ai quali si sta lavorando? “In uno scenario internazionale molto competitivo servono giganti europei in grado di competere con i colossi mondiali. Oltre al recente accordo con Rheinmetall, Leonardo sta valutando possibili sinergie industriali in altri ambiti strategici, come quello dello spazio e delle tecnologie unmanned”.
 

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