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Equilibri complicati
“Nonostante Trump, sull'Ucraina non torniamo indietro”, dicono in FdI. E Meloni svicola con una nota
Pochi (coraggiosi) meloniani rompono l’imbarazzato silenzio su Kyiv. I più tacciono. Per dire qualcosa la premier si affida a una riga dentro un comunicato che riporta la sua conversazione con il presidente canadese Trudeau
“Sull’Ucraina la nostra posizione non può che rimanere la stessa: al fianco di Kyiv e del presidente Zelensky”. Intercettato in Transatlantico Walter Rizzetto, deputato di FdI, presidente della commissione Lavoro della Camera, non si sottrae alle domande. E dice tutto quello che Giorgia Meloni non riesce, almeno per ora, a dire a difesa dell’Ucraina e della politica estera che lei stessa ha messo in piedi negli ultimi tre anni. “La situazione d’altronde – ragiona con il Foglio Rizzetto – è complicata, dunque è chiaro che ogni parola venga ben ponderata. Io oggi ho incontrato il ministro del Lavoro Moldavo. Loro sono molto preoccupati, temono che, dopo l’Ucraina, toccherà a loro”. Ma se il deputato di FdI parla chiaro, per adesso Meloni prende tempo. E così mentre il vicepremier leghista Matteo Salvini ieri ribadiva il suo sostegno a Trump – “Chi lo attacca non fa un buon servizio alla pace, condivido tutto quello che sta facendo” –, la premier, invece, sceglieva una linea ultra felpata, per non dire ambigua. Trincerata dentro Palazzo Chigi dove in mattinata aveva incontrato proprio Salvini e l’altro vicepremier Antonio Tajani si fa viva solo in serata. Riportando gli argomenti affrontati nel corso di una telefonata con il presidente canadese Justin Trudeau, fa sapere – inserendolo in una riga dentro una lunghissima nota – che: “Il presidente del Consiglio ha ribadito che la priorità per l’Italia è la stessa del resto d’Europa, dell’Alleanza Atlantica e di Kiev: fare tutto il possibile per fermare il conflitto e raggiungere una pace duratura in Europa, che necessita di garanzie di sicurezza reali ed efficaci per l’Ucraina.”.
Sul silenzio della premier d’altronde pesa senz’altro anche l’appuntamento del fine settimana. Meloni non sarà a Washington, come pure qualcuno ieri aveva paventato, ma dovrebbe comunque intervenire durante la convention dei repubblicani alla quale parteciperanno sia Trump, sia Elon Musk. La premier dovrebbe parlare in collegamento verso le 13 (le 19 ora italiana). Meloni non andrà neppure a Kyiv lunedì in occasione del terzo anniversario dall’inizio dell’invasione russa. Per la Ue ci saranno invece sia la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sia il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. Sarà l’occasione, ha spiegato von der Leyen con parole assai più chiare, “per riaffermare il nostro sostegno all’eroico popolo ucraino e al presidente eletto democraticamente Zelensky”. Tra i leader dei paesi europei ci sarà anche il premier spagnolo Pedro Sanchez. Ma secondo la deputata di FdI Ylenia Lucaselli l’assenza di Meloni – che si occuperà invece di ricevere a Roma il presidente degli Emirati arabi Mohammed bin Zayed – non ha alcun valore simbolico. “L’importante – dice – è che l’Europa ci sia: deve essere chiaro che noi siamo al fianco di una democrazia che è stata ingiustamente invasa, perché come Europa siamo il baluardo della democrazia”.
A differenza di Rizzetto comunque quasi tutti dentro FdI preferiscono emulare il quasi silenzio scelto dalla premier. Si parla con timidezza. “E’ un momento estremamente delicato e la premier può svolgere un ruolo di mediazione con gli Usa, quindi non è il momento di fare sparate”, riconosce Lucaselli. E però le parole di Trump pesano come macigni? “Non c’è dubbio che abbia detto delle inesattezze, speriamo che adesso i toni si abbassino perché è necessario arrivare alla pace, ma a una pace giusta, anche per l’Ucraina”, dice la deputata di FdI. “Ora l’Europa deve agire come un unico blocco”. Sulla stessa falsa riga anche un’altra deputata di FdI, Elisabetta Gardini, alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, aveva detto: “Zelensky è un dittatore come dice Trump? Non sono d'accordo, tuttavia in questo momento sarebbe meglio non commentare le singole frasi, è una cosa che in questo momento non porta a nulla”. E a far capire ancora meglio le cose ci pensa Giangiacomo Calovini, deputato e capogruppo di FdI in Commissione Esteri: “Gli Stati Uniti e l'Europa sono da tre anni a fianco dell'Ucraina e sono dell'idea che anche in futuro lo saranno. Dalla conferenza di Monaco si parla con insistenza di una accelerazione per un negoziato e solo allora potremo commentare qualcosa di concreto”. Insomma la linea sembra quella tracciata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani già in mattinata: mantenere la calma in attesa di distinguere le sparate di Trump dalle reali ipotesi per un accordo di pace “senza soffermarci sulle parole”.