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Ansa
incertezze dem
Schlein balbetta sull'Ucraina, i riformisti fingono di non vedere
La segretaria non chiarisce la linea del Pd. Guerini, Gori e Bonaccini preferiscono non commentare. Nardella la difende: "Abbiamo sempre avuto una posizione molto chiara. Prima o poi andrà a Kyiv". La critica spetta a Picierno: "Le parole di Trump sono intollerabili, ma la nostra reazione è tardiva. Superare le paure sull’esercito comune"
Il Pd vola. Dove non si sa. Di sicuro alla larga dall’Ucraina: mica sono tutti come Pedro Sanchez, volto forte dei socialdemocratici in Europa, pronto a fiondarsi a Kyiv non appena la leadership di Volodymyr Zelensky viene messa in ridicolo da Trump. No, mica tutti. Da Elly Schlein, sibillina controparte nostrana, soltanto silenzio. Al più una frecciatina al governo, tacciato di ambiguità con formidabile tempismo. E i suoi compagni di partito? A puntare il dito contro Conte, dieci e lode di gruppo. Poi basta. Il nulla. Nemmeno andiamo a scomodare gli accoliti della segretaria. A che servirebbe, quando a domanda Lorenzo Guerini risponde “sto decollando”? Perché infierire, se Stefano Bonaccini, storico rivale interno, di aerei ne ha addirittura due? A rimbrottare Giuseppi, da Bruxelles si fionda subito Giorgio Gori. Ma poi si nega pure lui. Agenda piena. Spiace. L’unico a dimostrare che conciliare itinerari di viaggio e dichiarazioni non è impresa impossibile è Dario Nardella, ex sindaco di Firenze. Anch’egli ha un volo, incredibile (è pur sempre giovedì). “Ma vi richiamo appena atterro”, promette. Lo fa. “I missili retorici di Trump sono sconcertanti. L’Europa non ha più alibi, deve rispondere con determinazione su due fronti: economia e difesa comune”. E il Pd? “Sull’Ucraina ha sempre avuto una posizione molto chiara. Anche Schlein”. Sipario.
“So dove volete andare a parare”, sorride l’eurodeputato. “Ma al di là di certe sfumature dentro la delegazione, alla fine abbiamo sempre votato le risoluzioni del Parlamento in difesa dell’Ucraina aggredita”. Insomma. Sull’invio di armi il partito s’era spaccato, ed è l’unica cosa – Zelensky repetivit – che serve all’Ucraina. “La tenuta della linea dem non è in discussione: sono fiducioso che Schlein la confermi come ha già fatto in passato. Anzi, le mosse di Trump ci compattano ancora di più”, Nardella ribatte ottimista. “Ora il pallino passa anche ai governi: mi ha colpito l’atteggiamento di grande freddezza da parte di Meloni ai vertici di Parigi. Per non parlare delle spaccature significative tra FdI e Lega. Più di come si muovono le opposizioni, mi preoccupo soprattutto di questo”.
Momento. Facciamo pure che per un attimo il Pd abbia assolto se non altro il compitino: sostegno istituzionale a Kyiv, presa di distanza dai pupazzi in orbita filorussa, “pretesa di una pace giusta”, come dice Nardella, “non siglata da Trump e Putin, ma con l’Ucraina e l’Ue al tavolo delle trattative”. Bene. Possibile che nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti sfodera la più becera invettiva della storia occidentale dal Dopoguerra in poi, i progressisti europei e italiani non possano pensare di rispondere coi fatti, assumendosi quelle responsabilità politiche che altri rifiutano? “Oltre che prendere posizione, mi sembra difficile”. Niente da fare. Manco un tentativo. “Forse è il caso di riconsiderare certi perimetri di alleanza”. Forse. “Vediamo quando arriveranno i dazi: non posso immaginare che gli europei non inizino a fare squadra”.
Da Bruxelles interviene anche Pina Picierno, voce critica in area dem che nel giro di poche ore è finita nel mirino di Donbass Italia, Alessandro Orsini e pentastellati offesi (medaglia al valore). “Per tre decenni abbiamo coltivato l’illusione di un mondo piegato ai nostri desideri”, dice l’europarlamentare, “mentre autarchie e regimi coltivavano deliri di dominio. Le parole di Trump sull’Ucraina e di Vance sull’Europa sono intollerabili, ma è la nostra reazione ad essere tardiva. La funzione dei progressisti è qui e ora: rafforzare le istituzioni e superare le paure sull’esercito comune. Il vero risultato di Parigi è stato il ritorno del Regno Unito”. Gigante Starmer, appunti per Elly. Ma alla fine, ci andrà pure la segretaria a Kyiv? Risponde Nardella: “Lo farà, sì. Prima o poi”. Chi vuol esser lieto sia, del Pd non v’è certezza.