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Elly e l'Ucraina
I socialisti europei si mobilitano per Kyiv. Schlein tace. Ma attacca Meloni sui saluti romani
Scholz chiama Zelensky, Sanchez va in Ucraina, Glucksmann pure. La segretaria del Pd, invece, per adesso non partecipa neppure alle manifestazioni del fine settimana indette dalla comunità ucraine a tre anni dall'inizio della guerra
Il cancelliere socialista Olaf Scholz, a pochi giorni dalle elezioni tedesche, chiama Volodymyr Zelensky per ribadire che: “L’Ucraina deve essere presente al tavolo dei negoziati per la pace” e che la Germania la sosterrà finché “non sarà raggiunta una pace giusta”. Pedro Sanchez, il premier socialista spagnolo, lunedì sarà a Kyiv per le celebrazioni del terzo anno dall’inizio del conflitto. Lo stesso farà il leader di Place publique e capogruppo dei socialisti francesi a Strasburgo Raphael Glucksmann. Anche lui lunedì sarà in Ucraina. Per non dire del premier laburista inglese Keir Starmer. Tra i primi a intervenire al fianco di Zelensky con parole inequivocabili. Insomma, nel momento più difficile, i leader socialisti di tutta Europa si mobilitano al fianco di Kyiv. Lo stesso non accade in Italia. Elly Schlein non andrà in Ucraina. Su tutto quello che sta accadendo la segretaria del Pd continua a rimanere in silenzio. Non ha mai commentato né le durissime parole di Donald Trump su Zelensky “dittatore” e “comico mediocre”, né l’esultanza italiana del suo alleato Giuseppe Conte per le uscite del presidente americano – “Sono le cose che diciamo da tre anni” – che pure hanno fatto sobbalzare tanti dirigenti del partito, né ha incalzato il governo a prendere una forte presa di posizione. Ieri Schlein, come il responsabile Esteri della sua segreteria, Peppe Provenzano, si è limitata a ammonire Meloni per la sua partecipazione in collegamento alla convention dei repubblicani americani di sabato a Washington. Non tanto per le parole del presidente americano sull’Ucraina, ma perché all’evento “Steve Bannon ha concluso il suo intervento con il saluto nazista, come aveva fatto già Musk qualche settimana fa”. Insomma, che i tempi siano ordinari o straordinari la preoccupazione sembra rimanere la stessa: il saluto romano.
Intanto a Kyiv, per il terzo anniversario dall’inizio dell’invasione russa, andrà solo la solita Pina Picierno, la vicepresidente del Parlamento europeo nel 2022 fu la prima italiana a recarsi in Ucraina. Sarà forse perché “è un’infiltrata dei fascisti a sinistra”, come ha detto il suo collega grillino a Strasburgo Gaetano Pedullà – parole anche queste lasciate passare sotto silenzio dal Nazareno – che sarà ancora una volta lei l’unica a metterci la faccia.
C’è da dire che in generale la presenza italiana in Ucraina sarà scarna. A rappresentare l’intero Parlamento ci sarà solo il deputato di FdI Emanuele Loperfido. Non proprio una primissima linea del partito. Da Kyiv l’invito era arrivato ai presidenti delle commissioni Esteri di tutti i parlamenti europei. Ma dall’Italia nessuno ha risposto presente. E se il vicepremier Antonio Tajani interverrà in collegamento, l’unico altro italiano a Kyiv sarà il vicepresidente esecutivo della Commissione Raffaele Fitto. Parteciperà alla commemorazione del terzo anniversario della guerra insieme alla presidente Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.
Ma di soluzioni per manifestare la propria vicinanza all’Ucraina in realtà ce ne sarebbero anche di più semplici. Tra sabato e domenica le comunità ucraine in Italia hanno indetto manifestazioni in mezzo stivale: Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli, Firenze, Bari, Palermo e persino Forlì. Ma anche in questo caso né Schlein, né Provenzano dovrebbero partecipare. Dal Nazareno svicolano così: “E’ tra due giorni, l’agenda ancora non c’è”. Alle manifestazioni pro Ucraina, insieme al segretario di Più Europa Riccardo Magi, parteciperà comunque una folta delegazione della parte riformista del partito. Al corteo di Roma ci saranno i deputati Lia Quartapelle, Andrea Casu e Marianna Madia, oltre al senatore Filippo Sensi. A Milano invece sfileranno alla manifestazione indetta dalla comunità ucraina gli eurodeputati Giorgio Gori e Pier Francesco Maran.