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In Puglia

Gossip e smottamenti politici: il tramonto del re di Puglia Emiliano

Gabriele De Campis

Frizioni, micropolemiche e l'annuncio di una denuncia da Nancy Dell'Olio. La navigazione finale dell’emilianismo è un racconto a singhiozzo. Occhi puntati a Bruxelles, dove Decaro si sta preparando per la conquista del palazzo presidenziale

Il trambusto che si registra nell’emirato pugliese è sempre più rumoroso. Lo spezzone finale del secondo mandato dello sceicco Michele Emiliano è accompagnato da una serie di frizioni, allargamenti e riduzioni in corso dalla coalizione, micropolemiche, spifferi, richieste di strapuntini, assicurazioni sul futuro richieste dalla sua nomenclatura fino alla spolverata di gossip, con l’annuncio di una denuncia da parte dell’avvocato Nancy Dell’Olio per una fumosa e quasi cinematografica questione tutta legata a una sua consulenza sul turismo.

La navigazione finale dell’emilianismo è dunque un racconto a singhiozzo che si può decifrare solo con il lessico della finanza: tutto ristagna in attesa del passaggio di consegne al candidato presidente designato, l’eurodeputato dem Antonio Decaro. Prima è tutta una attesa del momento in cui switchare, ovvero trasferire non da un fondo di investimento a un altro, ma da un leader all’altro l’eredità della “Primavera pugliese”, una stagione iniziata nel 2005 con l’elezione di Nichi Vendola. Nel mezzo ci sono state una serie di baruffe: l’approvazione di una legge che rende in salita la candidatura dei sindaci al consiglio regionale con l’obbligo di dimettersi entro metà marzo (180 giorni prima del voto), una norma-tagliola che fa passare le nomine nelle agenzie dall’assemblea, sottraendola alla sfera presidenziale, e una maggioranza con numeri esigui, appesi alle richieste dei peones del civismo più spregiudicato, con una serie di sedute chiuse per mancanza di numero legale.

Ecco i numeri sono una spia di questo frangente da fine impero: e’ andata via dal centrosinistra Anita Maurodinoia, già assessore regionale dem (e una elezione alla camera sfiorata nel 2022), già autosospesa dopo le polemiche legate all’inchiesta Codice interno. “Lady preferenze”ha salutato i suoi compagni accusandoli di essere stati quasi dei “togati”: “Ti ritrovi - ha detto congedandosi - circondata da un clima asfissiante tra l’altro appesantito da veleni, ostacoli, freni ed impedimenti ammantati dalla più bieca ipocrisia. Sono stata esclusa da incontri, riunioni, iniziative e commissioni consiliari. Un isolamento che, di fatto, conferma un giudizio che, a quanto pare, i colleghi del gruppo e del partito hanno già sentenziato, a differenza di chi, invece, per legge, deve ancora farlo”. Poi è andato via anche Napoleone Cera, ex forzista che solo a dicembre lo sceicco aveva arruolato facendogli votare il Bilancio: ora ha aderito alla Lega per difendere “le ragioni del suo territorio”, giocandosi una partita più agevole per la rielezione. Mauro Dinoia e Cera, seguono i passaggi nel centrodestra di Tupputi e Lanotte, altri due civici eletti nelle file dell’onnivoro civismo dello sceicco, e ora accasati sotto le insegne di forziste. Defezione dopo defezione, i numeri alla fine sono in parte garantiti dai quattro consiglieri del M5S, pattuglia che e’ uscita dalla maggioranza dopo le inchieste giudiziarie della scorsa primavera, pur votando tutti gli atti di indirizzo politico proposti dai progressisti. Da qui l’immobilismo dell’assemblea regionale, con la presidente Loredana Capone costretta a invocare “il senso di responsabilità” dei componenti del Consiglio per rianimare le attività legislative congelate da mesi.
 
Alla fine c’è anche l’appendice pruriginosa di una denuncia che avrebbe fatto Nancy Dell’Olio dopo una serie di interviste velenose contro il governatore descritto in versione Emiro-Alain Delon, che ha minimizzato tutto con un sibillino “roba vecchia”. Ma l’affresco dell’ex dell’allenatore svedese Sven Goran Eriksson dipana quasi un copione cinematografico, con dettagli che ingolosirebbero uno di quei cineasti alla ricerca del pruriginoso nella politica: c’è l’invito a cena nel ristorante panoramico dell’Hotel delle Nazioni, il menu’ con tartare di tonno e spigola al forno, e il fascino femminile (secondo la Dell’Olio) che avrebbe giocato un ruolo, salvo poi non suggellarsi in un agognato rinnovo contrattuale.
 
Tra seduzione presunta e potere che si mostra meno sontuoso, si attende lo switch, l’entrata in campo del nuovo centravanti, Antonio Decaro, potente presidente della Commissione Ambiente a Bruxelles, che lontano dai riflettori sta riunendo le sue truppe per preparare la conquista del palazzo presidenziale, con una quasi scontata voglia di volti nuovi per segnare una cesura dall’era segnata dal protagonismo dello Sceicco Mike.
 

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