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Il retroscena
Il G7 più complicato di Meloni fra Trump e l'Ucraina. La premier gioca su tre tavoli
Al vertice la presidente del Consiglio parla di sostegno a Kyiv senza citare Putin e frena l'ipotesi di un esercito europeo proposta da Macron. All'Onu sostiene due risoluzioni e intanto i big di FdI si schierano apertamente contro Mosca
Pesa le parole, centellina i ragionamenti da veicolare. Da quando il mondo è cambiato, con l’arrivo di Donald Trump, Giorgia Meloni si è trovata forse per la prima volta davanti alla complessità di stare a cavallo tra l’America e l’Europa. Nel giorno del G7 dedicato ai tre anni dell’invasione russa dell’Ucraina, la premier gioca su tre fronti per non dare l’impressione di aver frenato di botto nel sostenere l’“amico” Zelensky. I ministri di FdI di primo piano – Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto – tengono la linea pro Kyiv con l’aggiunta di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario stratega. All’Onu schiera l’Italia nella risoluzione Ue-Ucraina e anche in quella Usa, da cui alla fine Trump si astiene. E a Palazzo Chigi si trova in videocollegata con i Grandi.
Trump interviene dallo Studio ovale con a fianco il presidente francese Emmanuel Macron e il vice J.D. Vance. Riunione burrascosa – oltre che rocambolesca per via dell’audio del microfono del presidente americano che va e viene – che non riesce a partorire un comunicato.
L’intervento di Meloni dal punto di vista dei termini usati segna alcune novità interessanti. Durante la riunione a cui ha preso parte in apertura anche il presidente ucraino Zelensky al fianco del primo ministro canadese Justin Trudeau (bollato e retrocesso da Trump su X come governatore) la premier italiana ribadisce “il sostegno condiviso da tutti i partecipanti agli sforzi in corso per mettere fine ad un conflitto che ha provocato negli ultimi tre anni un numero inaccettabile di morti e di distruzione”. Una equiparazione tra invasori russi e invasi nel conto delle vittime che risulta inedito. Salvo poi aggiungere che “grazie alla resistenza del popolo ucraino e al sostegno occidentale oggi è possibile parlare di un’ipotesi di accordo”. E questo è un passaggio che Roma sottolinea, frutto anche del colloquio preparatorio avvenuto tra Zelensky e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Meloni non cita mai Putin né la Russia.
E spiega ancora che l’obiettivo italiano a cui lavora insieme ai partner del G7 e a quelli europei ed occidentali “è di raggiungere una pace giusta e duratura in Ucraina, che si basa sulla definizione di garanzie di sicurezza efficaci, necessarie a prevenire futuri conflitti, nella consapevolezza che è nel contesto euro-atlantico che trova fondamento la sicurezza europea”. Passano le ore e gli sherpa faticano a conciliare le posizioni di Trump con quelle del resto dei partner europei. Il comunicato conclusivo, quello che registra una posizione, stenta ad arrivare alle 20 quando il G7 ormai è stato chiuso da più di due ore. Le posizioni sono così articolate e difficili da armonizzare che quando questo giornale va in stampa ancora non c’è uno straccio di una riga sottoscritta dai sette, anzi c’è la forte possibilità che finisca senza conclusioni congiunte. D’altronde nelle stesse ore in cui il G7 era riunito, all’Onu c'è stato il voto contrario americano (contrari anche Russia e Ungheria) a una risoluzione proposta dall’Ucraina e dall’Europa in cui si citava “l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della federazione Russa”.
L’Italia per esempio frena anche sull’invio di truppe Ue di interposizione, idea spinta da Macron che siede al fianco di Trump. Il quale per il giubilo di Palazzo Chigi dichiara finito il vertice che “amo l’Italia, è un Paese molto importante. C’è una donna meravigliosa come leader, e oggi era nelle discussioni del G7, penso che l'Italia stia facendo molto bene e abbia una leadership molto forte con Giorgia”. In questo balletto diplomatico squilla la voce di Sergio Mattarella che ricorda i tre anni dall’invasione con parole definitive e non certo nuove. Il capo dello stato parla di “brutale aggressione” a Kyiv, di “pace giusta” e indica la via dell’Onu per garantire sicurezza.
E’ un mondo che va veloce. I cambiamenti scuotono anche il vecchio continente. In una giornata così complicata la premier riesce anche a congratularsi al telefono con il leader della Cdu, Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco anche se con una maggioranza di governo che guarderà – dal punto di vista degli alleati – a sinistra e non certo all’Afd, come auspicato da Fratelli d’Italia. Nel tentare di coprire tutte le falle scoppia anche un incidente all’interno del governo. Slitta il decreto bollette. Il consiglio dei ministri di questa mattina che avrebbe dovuto varare gli aiuti a famiglie e imprese contro il caro-energia viene rinviato a venerdì. Perché? La premier ha ritenuto “non soddisfacente” la bozza predisposta dalle amministrazioni per affrontare il caro energia (occhi puntati sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti). Di qui la richiesta di approfondire ulteriori misure e la decisione di rinviare il Cdm. Le misure messe a punto finora dovrebbero valere per sei mesi, con uno sforzo economico di 2,8-3 miliardi. Questo delle bollette è un argomento che la premier non vuole lasciare a Schlein, timida sull’Ucraina, ma pugnace sui rincari.