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(foto Ansa)
passeggiate romane
Schlein e Conte, ognuno per sé. E si prendono appunti sul voto tedesco
L'ex premier accusa la segretaria del Pd di pensare a fortificare il suo partito, non l'alleanza. Tensioni anche con Avs, causa pacifismo del M5s. E tra i dem c'è chi, come i sindaci, chiede di affrontare il tema immigrazione
Quel che resta del fu campo largo rischia di andare ancora più in pezzi. Ormai è il “rompete le righe”. Giuseppe Conte va dritto per la sua strada e non ha nessuna intenzione di ammorbidire la piattaforma della manifestazione del 5 aprile per consentire a Elly Schlein di poter partecipare all’iniziativa senza aprire una polemica dentro il partito dove ormai i riformisti sono sempre più stufi del riottoso alleato 5 stelle. Ai pontieri dem che gli chiedevano di smussare gli angoli e di tornare a rapporti più stretti, l’ex presidente del Consiglio ha obiettato con poche parole: Elly, di fatto, non si sta occupando dell’alleanza ma solo del Partito democratico, pensa a fortificarlo e io farò lo stesso con il Movimento.
Anche i rossoverdi di Avs mordono il freno. Temono che l’attivismo di Giuseppe Conte, soprattutto nel campo del pacifismo di sinistra, sottragga voti alla loro formazione. Per questa ragione anche il duo Nicola Fratoianni-Angelo Bonelli ha intenzione di mettere in cantiere delle iniziative marcatamente identitarie. La prima avvisaglia si è avuta giorni fa, quando Fratoianni ha aperto alla patrimoniale, non a quella europea come Schlein e Conte, ma a una patrimoniale tutta italiana. E dalle parti di Avs dicono che quelle parole non resteranno lettera morta.
Per tutti questi motivi in casa dem c’è un certo nervosismo. Quel che viene imputato alla segretaria, anche da parte di chi con i 5 stelle non ha grande feeling, è di essersi disinteressata dell’alleanza, di non aver cercato di creare le condizioni per una cabina di regia del centrosinistra, lasciando così che scoppiassero tutte le contraddizioni di quell’area. Secondo i detrattori della leader del Pd il fatto di non prendere posizione spesso e volentieri per non compromettere i rapporti con i futuri partner non è servito a riportare la serenità nel centrosinistra, anzi ha fatto sì che l’opposizione si sfilacciasse ulteriormente. C’è anche un altro argomento che desta l’allarme dei parlamentari dem. Guardando il voto della Germania, e la sonora sconfitta della Spd, i dem hanno cominciato a tirare le somme. Una parte del voto dei socialdemocratici tedeschi, soprattutto nella Germania dell’est, è finito dritto dritto all’AfD. Questo, ragionano i dem, sopratutto per il problema dell’immigrazione. Del resto, già qualche tempo fa gli spin doctor di Elly Schlein avevano suggerito alla segretaria di evitare il più possibile l’argomento, di buttarsi sulla sanità, il caro bollette, ma di lasciar perdere lo ius soli proprio per non alienarsi altri consensi. Tanto più che Giuseppe Conte, in perenne competizione con il Partito democratico, non aveva firmato il referendum sulla cittadinanza promosso da +Europa.
Ma se gli spin doctor di Schlein le consigliano di non affrontare il delicato tema dell’immigrazione, un pezzo del suo partito (i sindaci, ma non solo loro) chiede alla leader di fare invece delle proposte “credibili” (le ha definite così Dario Nardella in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera) in questo campo e di non affidare solo alla destra l’iniziativa. Ora, dopo il voto tedesco, quel pezzo del partito che spingeva in questo senso vorrebbe spingere sull’acceleratore. La direzione convocata per giovedì da Elly Schlein potrebbe essere quindi l’occasione per un chiarimento interno su diversi fronti. Dovrebbe, è chiaro, perché quando si tratta del Pd il condizionale è d’obbligo, visto che alla fine prevale la ragion di partito e alla discussione e, magari, alla contrapposizione, si preferisce il silenzio.