Le opposizioni

Anche Pd e M5s si dividono sull'ipotesi di truppe in Ucraina

Gianluca De Rosa

Il partito di Conte segue Salvini: "Mai soldati italiani lì", dice il deputato 5 stelle Francesco Silvestri. Mentre il Pd non ci crede, ma apre: "E' tutto molto prematuro, ma se serve è giusto che l'Italia ci sia"

Almeno su una cosa convengono: la proposta di Emmanuel Macron, avallata dal presidente americano Donald Trump, di spedire truppe europee come forza di interposizione in Ucraina “è prematura”. Ma se per la deputata del M5s Vittoria Baldino è anche “solo l’ennesimo tentativo di mettere una pezza all’inconcludenza europea”, una “smania di protagonismo del presidente francese nella sua gara con Meloni a chi è l’interlocutore preferito di Trump” e comunque “noi diciamo no a militari italiani in Ucraina”, per l’eurodeputato del Pd – e del Pd ultrapacifista – Marco Tarquinio sarebbe “un successo:  significherebbe che la Russia ha accettato soldati europei in territorio ucraino per mantenere la pace”. Di più: “una possibilità di riscatto per la Ue in una vicenda dalla quale fino in questo momento è stata esclusa”. 


L’ipotesi dell’impiego di militari italiani ed europei in Ucraina insomma non divide solo la maggioranza di centrodestra. Al vicepremier leghista Matteo Salvini che ieri ribadiva: “Abbiamo già migliaia di soldati in giro per il mondo, anche sotto l’egida Onu sull’ipotesi di militari italiani in Ucraina ci andrei cauto”, simulando unità,  rispondeva così l’altro vicepremier, il forzista Antonio Tajani: “Salvini dice quello che pensiamo tutti: no a soldati italiani con missioni Nato e Ue”. Salvo poi ammettere: “Ci può essere una disponibilità italiana sotto una missione Onu”. Nel campo largo, senza l’onere di governo, accade qualcosa di non troppo diverso.  Nel Pd anche uno che ha votato  contro l’invio di armi a Kyiv come Arturo Scotto riconosceva che: “L’italia nelle missioni di peackeeping, come in Libano con Unifil, si è sempre comportata in maniera eccellente. Dunque se servissero militari per garantire la pace non vedo perché dire di no”. Una reazione quasi opposta quella dell’ex capogruppo del M5s, Francesco Silvestri che in Transatlantico sobbalzava anche solo davanti a un’ipotesi del genere: “Noi non vogliamo mandare le armi, figuriamoci le truppe. Macron manca un po’ di fantasia, ne trovasse un’altra”. Parole per nulla diverse da quelle pronunciate da Salvini. E d’altronde il capo del Movimento Giuseppe Conte è impegnatissimo nell’organizzazione della manifestazione contro il governo che dovrebbe tenersi il prossimo 5 aprile e che avrà il centro proprio il no alle armi e alla guerra. E dunque, seppure immaginando una missione di peace keeping, di militari è meglio non parlare. “Anche perché – dicono da Via di Campo Marzio – questa è una cosa che deve gestire il governo, per adesso non sta a noi occuparcene. 


La situazione in effetti è molto fluida. Proprio ieri il Cremlino ha smentito quanto detto da Trump e Macron sulla disponibilità di Mosca ad accettare truppe europee in Ucraina. E a invitare alla prudenza non a caso ieri c’era anche uno come l’ex ministro Pd agli Affari europei Vincenzo Amendola che pensa che “l’esercito europeo, quando ci sarà, dovrebbe servire proprio ad avere dei caschi blu europei in situazione come questa”. “La mia sensazione – spiega al Foglio – è che in questo momento l’Europa sia più un piatto del menù che un convitato al tavolo delle trattative. Penso che Macron con questa proposta abbia voluto offrire qualcosa per far passare la Ue da pietanza a invitato alla tavolata per la pace. In questo senso ha ragione. Ma pensare che si possa decidere oggi una forza d’interposizione quando non c’è un un accordo, non c’è un cessate il fuoco, non ci sono delle zone cuscinetto, non ha alcun senso. Anche se dovesse accadere – prosegue il deputato del Pd – è più probabile che una forza di interposizione venga decisa con un accordo internazionale in sede Onu o Osce, dove siedono sia gli Usa, sia la Russia”.

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