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Il Pd apre alla Cisl sul ddl Partecipazione. Ma Scotto frena i riformisti: “Restiamo contrari”

Luca Roberto

Alla Camera primo ok al disegno di legge nato su ispirazione del sindacato bianco. I dem si astengono anche come gesto di apertura. Il deputato schleiniano: "Nel merito non abbiamo cambiato idea"

Dalla maggioranza la vedono come un’apertura affatto banale, un modo per distanziarsi dalle altre opposizioni. Per questo il sottosegretario Claudio Durigon, prima ancora di ricevere il primo ok dall’Aula nella serata di ieri, parla di “confronto positivo con il Partito democratico”. Eppure la scelta del Pd di astenersi nel voto alla Camera sul ddl partecipazione, dopo che in commissione aveva votato sempre no, un qualche contraccolpo interno potrebbe avercelo. Perché alcuni, soprattutto la componente più vicina alla Cgil, avrebbe preferito proseguire nel solco tracciato mesi fa. Diniego a oltranza. Non è un caso, quindi, che proprio ieri la sigla guidata da Maurizio Landini abbia reiterato il suo rigetto nei confronti della  proposta di legge presentata dalla Cisl e recepita in Parlamento dalle forze di maggioranza, perché “è una legge contro la contrattazione collettiva, perché mortifica il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori, riducendoli a puri spettatori delle decisioni dell’impresa”, ha sottolineato lo stesso segretario.

 

Come spiega al Foglio il deputato Arturo Scotto, componente della commissione Lavoro che ha esaminato il testo della legge, “la nostra posizione continua a essere fortemente critica. Concede all’impresa la facoltà o meno di attivare forme di partecipazione, viene indebolita la partecipazione consultiva. Elimina la contrattazione e mette tutto nelle mani dell’impresa. Insomma è tutt’altra cosa rispetto alla proposta della Cisl”. Eppure, in una riunione di martedì sera, il gruppo parlamentare della Camera ha deciso di dare un segnale di apertura al sindacato bianco. Appunto astenendosi. “Ma solo perché è stato accolto il nostro emendamento che chiedeva di sopprimere il riferimento, accanto ai contratti comparativamente più rappresentativi, a quelli stipulati da associazioni sindacali ‘maggiormente rappresentative’”, spiega ancora Scotto. “Sarebbe stato un modo per introdurre surrettiziamente contratti pirata. Ma al di là di questo recepimento, ripeto, la nostra è un astensione sul metodo ma nel merito rimaniamo contrari”. Un modo per ricondurre quell’apertura a una semplice questione di metodo.

 

Fatto sta che l’astensione è servita quantomeno a placare gli animi dei riformisti che ancora, nelle ultime ore, s’erano fatti sentire dicendosi contrari all’ipotesi del diniego ad oltranza. Tra questi l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, Stefano Fassino e l’emiliano Andrea De Maria, molto vicino a Bonaccini, che avevano espresso i loro dubbi. Questo anche nella convinzione che un no su tutta la linea alla proposta Cisl avrebbe allontanato  ancor di più i dem dal sindacato cattolico. Ancora ieri, intervistata dal Tempo, la nuova segretaria della Cisl Daniela Fumarola ha rivolto un appello alle opposizioni affinché sostengano la legge sulla partecipazione, perché “non c’è stato alcuno svuotamento. Non c’è motivo per dire no, né per sfilarsi da questa sfida. La partecipazione è una grande opportunità per tutti”. E infatti l’astensione è stata letta dai riformisti come “una vittoria della nostra linea”.

 

Ma se per alcuni l’astensione potrebbe essere letta come un segnale d’apertura sebbene non del tutto convincente, visto che nel merito i dem continuano a dirsi poco disponibili alla collaborazione invocata dallo stesso governo, il nuovo atteggiamento rischia comunque di indispettire la Cgil di Maurizio Landini. Non è un caso, infatti, che ieri il segretario sia tornato a battere su un refrain delle opposizioni e in particolare del Pd: la necessità che si arrivi in tempi rapidi all’approvazione di una legge sul salario minimo. Insomma quest’astensione, alla fine, potrebbe rivelarsi un modo per accontentare e scontentare al contempo gli uni e gli altri. Che poi rischia di diventare una specie di marchio di fabbrica della segreteria Schlein. Divisioni che potrebbero riemergere a partire dalla direzione del Pd convocata oggi al Nazareno.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.