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Dietro alla polemica sulla Lombardia

Le "pagelle"alla Sanità? Sbagliate. Perché Fontana s'è arrabbiato

Maurizio Crippa

Come leggere i dati del monitoraggio 2023 sui Lea stilati con il Nuovo sistema di garanzia (Nsg) senza fare confusione. Presunte "bocciature" regioni in linea con gli standard e altre no. Il vero problema della sanità territoriale sono le Case di comunità del Pnrr.  I malumori politici nel centrodestra lombardo (Lega e Fdi)

Oltre a volere uscire dall’Oms ci sono altri tipi di populismo sanitario assai dannosi. Ad esempio prendere, all’ingrosso, i dati del monitoraggio 2023 sui Lea stilati con il Nuovo sistema di garanzia (Nsg) e trasformarli di peso in “pagelle” del ministero sulle sanità regionali, con tanto di “classifiche” e sonore “bocciature” (il ministero, il giorno dopo, ha precisato che “non formula classifiche”). Ma la classifica è fatta, la Lombardia è “retrocessa” e il governatore Attilio Fontana va fuori dai gangheri. Molto rumore per nulla, però, a leggere le carte. 

Ma la classifica è fatta e fa il titolo, perché la “bocciata”, scesa al settimo posto, è la regione Lombardia, per antonomasia quella della “eccellenza” del sistema pubblico-privato, avendolo inventato. Il Pd se ne esce con battute da bar, “non sarebbe neanche in Europa League”, e annuncia convegni sul “fallimento” della Sanità di Guido Bertolaso. Dall’altra parte, forzando oltre il necessario i toni della risposta, bastava chiarire, Fontana replica: “Cose assolutamente inaccettabili… sono cose cervellotiche”. E anzi: “La Lombardia, proprio perché è la migliore, sta sulle balle a tutti. Continuiamo a ricevere da Roma attacchi ingiustificati per crearci difficoltà”. Basterebbe uscire dalla modalità populismo per capire per prima cosa di cosa si parla, e perché i problemi delle sanità regionali, Lombardia compresa, siano altri. Il monitoraggio dei Lea con il nuovo sistema al suo debutto, sembra di capire migliorabile, valuta le prestazioni del servizio sanitario in tre aree: ospedaliera, distrettuale e di prevenzione. Attribuendo un punteggio in base a parametri specialistici, e in qualche caso contestati (anche dalla Valle d’Aosta). Per il 2023, dunque, le cinque Sanità migliori sono Veneto (287,1 punti), Toscana (285,6), provincia di Trento (277,9), Emilia-Romagna (277,4), Piemonte (269,7). Poi Umbria (258,1), Lombardia (256,7), Marche (247,5) eccetera. Dove il dato davvero preoccupante è che ci sono otto regioni che non raggiungono gli standard richiesti. L’altro problema, di carattere generale, è che “il trend” per tutti è di miglioramento per quanto riguarda le prestazioni ospedaliere, mentre è la sanità territoriale a essere quella più spesso sotto standard. Ovviamente con le annose differenze tra regioni. Il discrimine vero è dunque tra regioni sufficienti e non sufficienti, uno spostamento di punti “in classifica” non conta troppo. La Lombardia ad esempio rimane una regione benchmark per l’accesso alla quota di premialità del Fondo sanitario nazionale. Il problema grave è di chi invece non ci arriva.

E qui si viene al caso lombardo. Dismessi i toni gridati, dalla regione chiariscono che erano già stati chiesti miglioramenti sull’attendibilità dei parametri utilizzati. La “bocciatura” è respinta. C’è un miglioramento nell’area della prevenzione (più 5 punti) e quella ospedaliera rimane stabile a 86 punti. L’unica area che peggiora è quella distrettuale, e qui nasce l’arrabbiatura di Fontana contro i criteri “cervellotici” L’unico indicatore negativo è infatti il tasso di ospedalizzazione in età infantile per asma e gastroenterite. Introdotto unicamente per il 2023, si basa sul numero di schede di dimissione ospedaliera ma, spiega la regione, nel 2023 il fenomeno ha riguardato 1.440 Sdo su oltre 1,3 milioni di ricoveri; e verifiche fatte nel 2024 hanno evidenziato che circa il 50 per cento di quelle schede era riconducibile a “setting assistenziali differenti”. Quindi un dato ritenuto non pienamente rappresentativo.

Va poi aggiunto che queste valutazioni sui Lea non prendono in considerazione un vero punto critico della sanità sul territorio (quello che per i cittadini è invece dirimente tra buona e cattiva sanità), e cioè il limbo in cui a livello nazionale giace ancora la riforma delle Case di comunità, finanziata dal Pnrr e che dovrebbe essere a regime nel 2026: spiegava a inizio 2025 il Sole 24 Ore che “mancano poco più di 500 giorni all’apertura di oltre 1.400 Case finanziate con 2 miliardi dal Pnrr. Ma a un anno e mezzo dalla loro messa a regime questi maxi ambulatori che dovrebbero far decollare la sanità territoriale” restano un oggetto misterioso. Ne sono attive meno di un terzo e, in Lombardia come altrove, le prestazioni sono spesso incomplete: per mancanza di personale medico e infermieristico. Di questo ci si dovrebbe preoccupare. Dietro all’irritazione plateale di Fontana, però, non si può non intravedere anche lo rivalità latente in Lombardia tra la Lega, Bertolaso è un tecnico  ma è sempre stato difeso da Fontana, e Fratelli d’Italia in vista delle prossime elezioni. E il governo di Meloni, per mano del tecnico Schillaci, riordinando la Sanità sta imponendo maggiori vincoli ad esempio sul ruolo dei privati (i rimborsi) e sul ricorso a personale non dipendente. Anche perché le famose “pagelle” arrivano lo stesso giorno in cui la classifica mondiale di Newsweek ha certificato l’ospedale di Niguarda come migliore ospedale italiano (36esimo posto) davanti al Gemelli di Roma. E ben piazzati sono altri ospedali lombardi, dal San Raffaele (54esimo), a Humanitas (61esimo) entrambi in crescita. Certificando che nel settore ospedaliero non tutto va a rotoli.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"