(foto Ansa)

Area moderata?

“I ruoli si conquistano sul campo, non sui giornali”, dice Calenda a Beppe Sala

Marianna Rizzini

Reazioni all'intervista del sindaco di Milano al Foglio. Fare un partito è "un lavoro grosso", dice il leader di Azione

“I ruoli si conquistano sul campo, non sui giornali”. Il fondatore e segretario di Azione Carlo Calenda pensa che la politica non sia alchimia da salotto. Lo pensa anche se si dice “apertissimo” a “lavorare insieme e senza pregiudizi sulla leadership” alla creazione (o implementazione) della fantomatica “forza moderata” di cui ha parlato il sindaco di Milano Beppe Sala lunedì, in un’intervista al Foglio. “Apertissimo”, dice Calenda, ma “fare un partito è un lavoro grosso”. Non solo: non è apertissimo, invece, Calenda, alla creazione di un campo largo con forze ambigue sull’Ucraina (vedi Giuseppe Conte), viste anche le manifestazioni pro Ucraina organizzate da Azione nel fine settimana a Roma e a Milano: “Non ci alleeremo con il M5s”. Si dice comunque “molto felice”, Calenda, dell’entrata in scena di Sala: “Apriremo una costituente dopo il congresso del 29 marzo e invitiamo davvero in sindaco di Milano a dare una mano. Ripeto: sono del tutto pronto a condividere leadership e strutture territoriali di Azione”.

 

Intanto, però, il sindaco di Milano ha detto al Foglio che non abbandonerebbe l’Ucraina e che sull’Ucraina non si può essere ambigui, ma che “non bisogna commettere l’errore fatto nel 2022, quando sul famoso campo largo si ragionò fino all’ultimo”. E’ in campo di fatto per il futuro di una forza moderata “che punti al dieci per cento”, ha detto, andando con la mente ai mesi che lo separano dalla primavera del 2027, anno in cui si concluderà il suo mandato e in cui si andrà al voto per le Politiche. L’incognita è: come, con chi, in quale forma? Nell’attesa di capire che contorni avrà il piazzale dell’area moderata che si sta via via riempiendo di potenziali avventori (dai cattolici post-prodiani in fermento nel centrosinistra agli ex terzopolisti ai soggetti che aspirano a occupare i confini tra centro e destra liberale), Sala dice di “non avere dubbi” sulla prossima nascita della suddetta forza e chiama in causa anche Matteo Renzi e Riccardo Magi (oltre al Pd di Elly Schlein a cui dice: prendi in mano il dossier). Secondo un sondaggio Swg, infatti, dice Sala, “mettendo insieme Azione, Italia Viva e Più Europa si arriva all’8 per cento. Otto per cento così, senza nemmeno essere partiti. Ma attenzione, il tema non è creare una nuova sigla, è dare una dimensione unitaria a queste realtà”.

 

Si fa presto a dire unità: proprio sull’argomento Ucraina, per esempio, le piazze di Calenda non hanno visto un pienone dem, eccezion fatta per alcuni deputati e senatori, tra cui Filippo Sensi, Piero De Luca, Andrea Casu, Simona Malpezzi, Cristina Tajani, Pierferdinando Casini. Si è risposto invece in massa, nel Pd, a partire dalla segretaria Elly Schlein,  all’appello del giornalista e scrittore Michele Serra su Repubblica (che lancia una piazza “pro Europa” senza bandiere di partito per la metà di marzo). E se le parole di Sala interpellano comunque Renzi, nel novembre scorso Renzi aveva consigliato al sindaco di pensare a come rendere la sua città più sicura, piuttosto che puntare a federare il centro. (Risposta del sindaco, allora: caro Renzi, sei infederabile). Oggi Italia Viva risponde a Sala per bocca del neo-vicepresidente Enrico Borghi: la disponibilità di Sala “a concorrere allo sforzo di rendere competitivo un nuovo centrosinistra, in grado di offrire un’alternativa praticabile e concreta a questa destra, va salutata con favore, così come in tal senso valutiamo le aperture che giungono in questi giorni da diversi ambienti, non ultimo il mondo del cattolicesimo democratico chiamato a raccolta a Trento da Lorenzo Dellai”. Non è la stessa cosa. Ma Iv dice di voler aderire all’“opzione degasperiana del centro che guarda a sinistra”, pensando anche ai paesi europei dove, dalla Francia alla Germania alla Polonia e all’Austria, l’incrocio tra culture popolari, socialdemocratiche, liberal-democratiche e riformatrici sta dando vita a una nuova soggettività politica. Fatto sta che al momento le adesioni (dal centrosinistra moderato e non), più che all’idea di Sala, vanno alla suddetta piazza convocata da Serra, piazza a “bandiera unica”: la bandiera della Ue.  

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.