le immagini

Ostriche in Senato. Il meloniano Balboni al desco bipartisan in nome della lotta al temibile granchio blu

A Palazzo Madama si combatte il nuovo predatore dei mari a suon di degustazione di ostriche qualità “golden” coltivate nella sacca di Goro. Un racconto gastronomico-politico

Marianna Rizzini

Si combatte, in Senato, ma non c’entrano i dazi di Trump, l’Ucraina, il riarmo dell’Europa e le piazze incrociate delle sinistre. Si combatte il granchio blu, a suon di degustazione di ostriche qualità “golden” coltivate nella sacca di Goro, provincia di Ferrara, dal Consorzio Pescatori Copego, su iniziativa del senatore ferrarese di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, anche presidente della Commissione Affari Costituzionali (come dire: dove si discutono premierato e riforme più importanti). Eccolo all’ingresso, Balboni, impegnato sul fronte del territorio per magnificare agli invitati – senatori di maggioranza e d’opposizione e stampa parlamentare – tutte le virtù delle suddette ostriche di Goro, “importante alternativa economica alle vongole veraci”.

 

Le sgusciano in diretta tre rapidissimi pescatori, di cui uno d’origine francese e con avventurosi trascorsi africani, poi sfociati in una vita stabile e con famiglia sul delta del Po, dice lui stesso con il coltellino in una mano e un tovagliolo nell’altra, mentre i vertici del Consorzio accolgono gli avventori con un Balboni intento a spiegare l’abnorme proliferazione del granchio blu, motivo per cui l’ostrica di Goro, “eccellenza italiana”, potrebbe salvare un’intera categoria e quasi un migliaio di famiglie: il granchio non riesce a frantumare il suo guscio, a differenza di quello delle vongole. Non a caso, dunque, arriva il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, l’uomo che vuole portare l’Iva sulle ostriche al 10 per cento “perché non sono beni di lusso di per sé e noi dobbiamo mettere le comunità colpite in condizione di sopravvivere”. La frase rimbalza immediatamente sui social, anche coadiuvata dal corollario di Balboni sul governo che sta lavorando a un decreto ad hoc, e poco ci manca che le parole di Lollobrigida vengano accostate a quelle falsamente attribuite alla Maria Antonietta del celebre “se non hanno più pane, che mangino brioche”. Fatto sta che in Senato, a mezzogiorno e mezzo, le ostriche salvifiche vengono offerte a ogni nuovo avventore, e quando arriva il presidente Ignazio La Russa il messaggio è ormai talmente chiaro che lo stesso brandisce il piatto per ruggire forte e chiaro: “Credeva il granchio blu, eh…ma ora vediamo se riesce a mangiarsi queste!”. E tra l’educata comparsa bipartisan dei senatori pd Walter Verini e Simona Malpezzi, che si affacciano sorridenti allo stand allestito nel ristorante del Senato senza fare scorpacciate, e il disinvolto apprezzamento del senatore di FI Claudio Lotito, già presidente della Lazio, per il quale le ostriche di Goro sono “ottime e abbondanti per la truppa” anche dopo un piatto di alici (“non ne mangiare troppe sennò poi non apprezzi il resto”, gli avevano consigliato invano), ecco sfilare davanti al banco, indugiando con un bicchiere di Brut rosé, infinite sfumature di senatori degustatori. Si defila invece il gruppo dem capitanato dall’ex ministro Graziano Delrio e dall’ex segretaria Cgil Susanna Camusso (tanto che Balboni, a un certo, punto prova a stanarli direttamente ma inutilmente al loro tavolo).

 

Anche la senatrice di Noi Moderati-Centro popolare ed ex ministro Mariastella Gelmini non aderisce (si siede altrove). Degustatore tardivo d’opposizione, moderatamente entusiasta, è invece il senatore Peppe De Cristofaro di Sinistra Italiana (idem, ma per la maggioranza, il leghista ed ex ministro Massimo Garavaglia). Per il resto è soprattutto affamato monocolore governativo, a partire dal capogruppo in Senato di FdI Lucio Malan fino alla vicepresidente di FI di Palazzo Madama Licia Ronzulli (che vorrebbe fare il bis, ma teme sia troppo). Non bada ai numeri il senatore meloniano Antonio Iannone (c’è chi dice che abbia totalizzato ben quattordici ostriche); si informa sulle procedure di coltivazione il questore anziano del Senato Gaetano Nastri; torna più volte attorno ad ostriche e alici il senatore di FdI Luca De Carlo. Compare in extremis persino una Cinque stelle, la senatrice pugliese Gisella Naturale. Balboni ricorda che alle 14 si torna al lavoro (“vado a presiedere”, dice infine, abbandonando non un piatto di ostriche, ma un piatto di patate). I pescatori respirano: si sono fatti due ore di tour-de-force tra coltellini e spiegazioni. In fondo alla sala, Malan si appoggia di sguincio (non c’è più posto) al desco di La Russa. La seduta è tolta, e chissà se il granchio blu se la vedrà davvero brutta.  

Di più su questi argomenti:
  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.