
Guido Crosetto (Ansa)
Tra roma e Bruxelles
Crosetto dice sì a von der Leyen: “L'Ue ha capacità di deterrenza pari a zero, deve riarmarsi”
"Gli Stati Uniti non saranno più garanti della nostra sicurezza”. Alla vigilia del Consiglio europeo, il ministro della Difesa spiega perché il piano della presidente della Commissione va nella giusta direzione. Vertice da Meloni sull'Ucraina
Per Guido Crosetto non è certo una deriva bellicista, ma la constatazione di una necessità: “Se davvero l’Europa ritiene di dover disporre di una Difesa e vuole costruire una sua capacità di deterrenza deve riarmarsi”. Il ministro della Difesa non vede troppe alternative, è in gioco il futuro dell’Unione europea e la sicurezza del continente. Per questo crede che il piano anticipato da Ursula von der Leyen, 800 miliardi per rafforzare la Difesa europea, vada nella giusta direzione. E’ il contesto internazionale, il disimpegno annunciato dagli Stati Uniti, che lo impone. E di questo ha parlato ieri a Palazzo Chigi Giorgia Meloni in un vertice con Salvini e Tajani. “La situazione è ormai definita”, dice Crosetto al Foglio alla vigilia del Consiglio europeo straordinario che si terrà domani a Bruxelles, offrendo qualche indicazione in più su quale potrà essere la posizione del governo italiano.
Il ragionamento di Crosetto, ministro meloniano che sin dall’inizio del suo mandato ha sostenuto la necessità di rafforzare l’Europa dal punto di vista della Difesa, parte da una presa di coscienza. E’ ormai chiaro che l’America ridurrà il suo impegno in Europa, mentre Donald Trump sembra avvicinarsi sempre più alla prospettiva del Cremlino, tanto da annunciare lo stop delle forniture militari per l’Ucraina. “Gli Stati Uniti che fino a ieri avevano ritenuto utile essere i garanti della difesa europea, pensano oggi che i loro interessi, e quindi la loro spesa militare debbano essere orientati altrove”, spiega il ministro – che ieri ha partecipato in videoconferenza all’incontro con i rappresentanti della Difesa di Regno Unito, Francia, Germania e Polonia. Un vertice in cui è stato ribadito il sostegno a Kyiv.
La questione della Difesa europea, in ogni caso, non riguarda solo l’Ucraina ma si inserisce in una prospettiva più ampia. Perché la fine dell’ombrello americano, almeno nei termini e nelle modalità a cui si era abituati fino a oggi, pone le cancellerie europee in una condizione nuova, nel breve e nel lungo periodo. Ed è in questo senso che domani von der Leyen presenterà ReArm Europe, la sua proposta ai leader dei 27 paesi Ue. “L’Europa è pronta a incrementare in maniera massiccia la spesa per la Difesa”, ha annunciato la presidente della Commissione, descrivendo un piano complessivo da circa 800 miliardi di euro, tra investimenti da richiedere ai singoli stati e un nuovo strumento comune che garantirà prestiti per 150 miliardi. Il piano dovrebbe inoltre prevedere lo scorporo delle spese per la difesa dal Patto di stabilità.
“Lasciando da parte le considerazione politiche sulle scelte degli Stati Uniti e sugli effetti che queste decisioni avranno sullo scenario internazionale, la conseguenza è che l’Europa, se vuole davvero costruire la sua capacità di deterrenza, deve riarmarsi. Oggi l’Ue da sola, escludendo la Francia, ha una forza di deterrenza pari a zero”, è l’impietosa analisi di Crosetto, che lascia ben poco spazio alle interpretazioni. “Tertium non datur”, sottolinea il ministro secondo cui comunque “non esiste concorrenza tra la costruzione di una difesa nazionale e una Unione europea della Difesa”. Inoltre, dice ancora Crosetto, “costruire Difesa europea vuol dire, semplicemente, assumere le basi e la logica del ‘modello Nato’ e farlo camminare con gambe proprie ma in totale sinergia tra Ue, Nato e nazioni”. Un concetto che l’esponente meloniano ha ribadito anche con un post su X, in cui si è chiesto pure come la difesa, un tema cosi cruciale e di interesse nazionale, possa diventare “terreno su cui scontrarsi” per guadagnare qualche decimale nei sondaggi. Forse Crosetto si riferiva ai distinguo del Pd o alle invettive di Conte. O forse, ancor di più, alle prese di posizione che arrivano direttamente dal collega di governo Matteo Salvini, ormai apertamente schierato con Trump, spesso in chiave anti Zelensky. Il leghista non perde infatti occasione per attaccare Bruxelles e ieri ha bollato come “preoccupanti” i toni di von der Leyen, oltre che “pericolosi e irresponsabili”.