
a strasburgo
Il Qatargate col contagocce fa paura solo ai manettari del Pd a Roma
A due anni e mezzo dallo scandalo, la procura belga chiede la sospensione dell’immunità per Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti. Le due eurodeputate scelgono l’autosospensione dal gruppo socialista, ma il silenzio delle altre forze politiche dimostra che il lavoro della procura belga non scalda più i cuori
Bruxelles. Il Qatargate si trasforma in uno stillicidio giudiziario in salsa belga e tormenta le notti dem a Bruxelles, ma pure a Roma. A due anni e mezzo dall’esplosione dell’euroscandalo, i socialisti si trovano ancora a dover gestire una richiesta da parte della procura belga di sospensione dell’immunità di due suoi eurodeputate, e questa volta è il turno di Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti.
Davanti alla richiesta della procura le due europarlamentari scelgono di autosospendersi dal gruppo socialista “al fine di sottolineare la totale estraneità a ogni fatto corruttivo”, spiegano in una nota. Una scelta teoricamente volontaria, ma “caldamente consigliata” dal Nazareno dopo una videochiamata fiume tra eurodeputati del Pd e segretaria ieri pomeriggio a Bruxelles, fanno sapere fonti dem.
Un nervosismo, quello di Schlein, poco comprensibile perché in realtà il Qatargate a Bruxelles non fa più paura a nessuno. Sono passati infatti due anni e mezzo dai blitz della polizia belga che portarono all’arresto degli indagati, come l’ex eurodeputato pentito Pier Antonio Panzeri, il suo ex braccio destro Francesco Giorgi e l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili. Due anni e mezzo dalle immagini delle valigie piene di soldi messe sotto sequestro, dai sigilli agli uffici, dalle accuse che sembravano mettere in discussione la legittimità stessa dell’intera Eurocamera. Due anni e mezzo e nessun processo, nessuna sentenza, nessuna condanna.
Un’indagine che non finisce mai e che anzi passa di mano in mano. La nuova mossa della procura belga è infatti la prima decisione firmata dalla nuova giudice istruttrice Pascale Monteiro Barreto, capo del sindacato dei magistrati belgi, subentrata a febbraio ad Aurélie Déjaiffe, che a sua volta aveva ottenuto l’incarico dopo l’addio del più celebre magistrato Michel Claise, costretto a fare un passo indietro nel giugno 2023 per sospetto conflitto d’interessi.
Sembra che il Qatargate sia diventato una palestra per allenare procuratori, da cui però ancora non si è riusciti neanche a far partire un processo e in cui oggi si rimette mano alle carte per vedere se qualche dettaglio lasciato indietro possa aprire una nuova pista.
E infatti, nelle scorse settimane, la lista degli indagati è tornata ad allargarsi: a gennaio altri tre assistenti legati ai Socialisti e Democratici (S&D) sono finiti nella rete degli investigatori. Poco dopo è arrivato anche l’annuncio di un’indagine a carico dell’ex eurodeputata socialista belga Maria Arena, figura chiave sin dall’inizio accostata all’inchiesta ma fino a quel momento mai iscritta sul registro degli indagati.
L’unica domanda da chiarire ora è se i magistrati vogliano sentire Gualmini e Moretti a causa di questi ultimi sviluppi o se, come fonti giudiziari suggeriscono, sia semplicemente il frutto della volontà di raschiare il fondo dei nomi emersi nelle carte del 2022, anche quelli ritenuti marginali durante le settimane calde dell’inchiesta. Per avere una risposta bisognerà attendere però che il Parlamento si pronunci sull’immunità delle due eurodeputate, iter che prenderà il largo lunedì a Strasburgo e che potrebbe impiegare settimane. Domanda cruciale, perché se la tendenza fosse quella di voler interrogare tutti i nomi comparsi nell’indagine, allora quelli di Gualmini e Moretti potrebbero anche non essere gli ultimi due. Nel frattempo però l’impressione è che ormai la procura giochi al gatto col topo.
A sera la delegazione dem a Bruxelles fa quadrato a difesa delle sue: “Siamo convinti dell’assoluta estraneità di Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini ai fatti contestati dalla procura belga”, scrive la delegazione. “Le conosciamo come persone di spiccata onestà e dedizione al loro lavoro nelle istituzioni ed esprimendo loro la nostra solidarietà e vicinanza, apprezziamo la loro disponibilità a collaborare con la magistratura”, spiega la squadra capitanata da Zingaretti.
Silenzio dal resto delle forze politiche, nessun affondo dalle fila dei popolari o dei sovranisti, a testimonianza che il lavoro della procura belga non scalda più i cuori e anzi inizia un po’ a preoccupare.