
giustizia
Oggi l'incontro governo-Anm. Le toghe verso lo strappo definitivo
La premier Meloni incontra i vertici dell'Associazione nazionale magistrati per discutere della riforma sulla separazione delle carriere. Ma le toghe già si sono dette contrarie a ogni forma di "trattativa" e puntano allo scontro totale
Più che un confronto, quello che si terrà oggi pomeriggio a Palazzo Chigi tra il governo e l’Associazione nazionale magistrati rischia di prendere le forme di un faccia a faccia tra due pugili prima di scendere definitivamente sul ring. L’incontro, auspicato dal neopresidente del sindacato delle toghe Cesare Parodi, e accolto dalla premier Giorgia Meloni, ha infatti tutte le premesse per rivelarsi fallimentare, vista la chiusura totale dell’Anm a ogni forma di reale discussione sulla riforma che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pm e l’istituzione di un’Alta corte disciplinare. Parodi si presenterà all’appuntamento, fissato alle 15.30, insieme a tutti i componenti della nuova giunta dell’Anm, incluso il battagliero segretario generale, Rocco Maruotti. In tutto sono dieci, praticamente una squadra di calcio (peraltro i componenti della giunta diventeranno presto undici, visto che le correnti si sono accordate per modificare lo statuto alla prima occasione pur di assegnare un membro in più alla corrente di sinistra Area; ovviamente sempre in nome della difesa dell’indipendenza della magistratura). La squadra dell’Anm sarà accolta da Meloni, dal Guardasigilli Carlo Nordio e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Lunedì sera Meloni si è detta nuovamente “aperta e disponibile al dialogo” con la magistratura. L’Anm, però, non è affatto propensa al dialogo.
In occasione dello sciopero celebrato giovedì scorso, con un’adesione di circa l’80 per cento dei colleghi, il segretario dell’Anm Maruotti ha ribadito quanto già sostenuto da Parodi nei giorni scorsi: “Siamo contrari a una riforma che incide sul principio di separazione dei poteri. Non ci sono margini di trattativa. Autonomia e indipendenza della magistratura non sono negoziabili. Per cui sia chiaro: non ci sono per noi soluzioni di compromesso”. Prima di essere eletto, Parodi aveva dichiarato: “Noi non torniamo indietro su niente. Il discorso della trattativa non lo accetto, perché si tratta se qualcuno ha qualcosa da dare, noi non abbiamo niente da dare in cambio”. Il pm torinese aveva aggiunto: “Sono disponibile a revocare lo sciopero se il governo ritira tutta la riforma”. Con queste premesse, è difficile comprendere come possa svilupparsi un dialogo costruttivo con il governo, che invece sembra offrire degli spiragli – seppur non ampi – di apertura.
Nel vertice tenutosi sempre giovedì scorso a Palazzo Chigi, finalizzato a preparare le riunioni in programma oggi, i partiti di governo hanno stabilito la linea da tenere: nessuna modifica al testo di riforma costituzionale, ora in esame al Senato dopo la prima approvazione alla Camera (il tempo stringe), ma la promessa di interventi migliorativi in fase di attuazione con leggi ordinarie della riforma. No, quindi, all’ipotesi di eliminazione dei due Csm, con il mantenimento di un unico Csm, diviso in due sezioni (una per i pm e una per i giudici). Sì, invece, all’eliminazione del sorteggio secco per l’elezione dei consiglieri togati al Csm, che tanto ha fatto arrabbiare i magistrati. Sul punto, infatti, il testo di riforma costituzionale rimanda a una futura legge ordinaria per la disciplina della procedura di elezione.
Non si tratta, è evidente, di proposte di modifica radicali. Ma la maggioranza, forte del mandato popolare ricevuto, intende portare a compimento la riforma. L’apertura del governo al confronto e a piccoli ritocchi al testo costituzionale, però, c’è. A differenza di una magistratura che sembra chiusa a riccio, pronta soltanto a sfruttare l’occasione per rilanciare la sua campagna di opposizione all’approvazione della riforma in Parlamento. Nuove iniziative di protesta, dopo lo sciopero di giovedì, potrebbero essere definite già alla riunione del comitato direttivo centrale dell’Anm che si terrà questo fine settimana. Tra le toghe già circola l’idea di una nuova astensione dal lavoro da realizzare a ridosso dell’approvazione della riforma al Senato, mentre per le prossime settimane potrebbero essere decise forme di protesta meno appariscenti.
Questa mattina il governo incontrerà anche i vertici dell’Unione delle camere penali, tra cui il presidente Francesco Petrelli. I penalisti insisteranno affinché il progetto di riforma costituzionale venga portato avanti integro nei suoi elementi fondamentali, senza modifiche e ritardi.