
Il caso
Salvini accelera sul passaggio dell'ad di Rfi a Trenitalia. Guerra di pareri legali, i dubbi di Giorgetti
Risiko nelle società di trasporti pubblici: la nomina di Strisciuglio rischia di essere impugnata, il leader leghista intenzionato a tirare dritto
Come il macchinista ferroviere cantato da Guccini, Matteo Salvini con la stessa forza della dinamite vuole chiudere oggi le nomine nelle principali aziende pubbliche dei trasporti, doloretto intercostale del ministro, vicepremier nonché capo della Lega. Dopo mesi di ritardi pazzeschi e presunti sabotaggi, sembra arrivato il momento della svolta. Tutto il risiko si basa su un binario di scambio abbastanza discusso: Gianpiero Strisciuglio, attuale amministratore delegato di Rfi – Rete ferroviaria italiana, la società che gestisce le infrastrutture ferroviarie del paese – planerà a Trenitalia, che si occupa del trasporto dei passeggeri, al posto di Luigi Corradi, destinato a Fs international. Il problema sono le leggi e le regole.
Nelle scorse settimane il primo a sollevare dubbi alla manovra di Salvini è stato il collega di partito e titolare del ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiamato a dare l’ultimo via libera. Il decreto legislativo 112/2015, che recepisce una normativa europea, vieta il passaggio diretto tra un’azienda che gestisce l’infrastruttura (Rfi) e una che la utilizza (Trenitalia). La regola esiste per un motivo banale: evitare conflitti di interesse. In un carteggio tra Mef e Mit, il dicastero di Via XX Settembre nelle scorse settimane ha messo in allerta Salvini sulla fattibilità dell’operazione. E si è arrivati così alla stretta finale dei pareri pro veritate richiesti dalle società interessate. Quello commissionato dal collegio dei sindaci di Trenitalia allo studio Ubertazzi, e visionato dal Foglio, ritiene “incompatibile” la nomina di Strisciuglio per via delle normative italiane ed europee per via anche delle leggi sulla concorrenza. Tanto che la nomina tecnicamente “è impugnabile”. Questo parere – 40 pagine – è arrivato ieri l’altro sulla scrivania di Salvini. Il quale attraverso Rfi ne ha voluto un altro, redatto da Deloitte, che al contrario darebbe l’ok all’operazione. Salvini intende andare dritto e oggi, salvo sorprese e nonostante i dubbi dell’Economia, vuole chiudere questo dossier. Potenzialmente esplosivo dal punto di vista politico: dopo mesi di corse soppresse, assalti ai treni, ritardi bestiali sull’Alta velocità e battute dei leghisti sulle Frecce in ritardo passa il messaggio che il responsabile della rete è stato promosso. Ma forse è tutto più complesso. Sui binari italiani corrono 40 miliardi di investimenti di cui 20 da rimodulare con una corsa contro il tempo riguardano il Pnrr, per non parlare dei cantieri disseminati come mine ovunque. Ecco perché Salvini ha fretta di cambiare il capo di Rfi piazzando al posto di Strisciuglio Aldo Isi, dal 2021 amministratore delegato di Anas. Spetterà a lui portare avanti le trattative, non semplicissime, per ottenere con Bruxelles una proroga dei fondi del Pnrr a fronte di progetti cambiati e rimodulati. Queste nomine si tengono l’una con l’altra ecco perché se ci fosse un problema alla base tutto si bloccherebbe di nuovo e di botto. Per l’Anas infatti – la società che gestisce buona parte di strade e autostrade – è stato già designato Claudio Andrea Gemme, manager genovese che di Anas è già stato presidente nel 2018, con trascorsi importanti in Fincantieri, l’azienda pubblica di cantieristica navale.
In tutto questo pendolarismo di poltrone che vanno avanti e indietro, Fratelli d’Italia, come le Stelle del romanzo di Cronin, sta a guardare. Nessuna particolare opposizione, trattandosi di un ambito prettamente salviniano, in un ministero, quello dei Trasporti, che ha perso anche la “vedetta meloniana di Porta Pia” Galeazzo Bignami che si è tolto i galloni di viceministro per diventare capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. E ancora non è stato rimpiazzato. Nel sacco delle nomine ci sono altri tasselli: a dirigere Sistemi Urbani, il ramo di Fs che si occupa della riqualificazione degli scali non più funzionanti, dovrebbe andare probabilmente Matteo Colamussi, mentre il nuovo amministratore delegato di Italferr, che si occupa della progettazione e dello sviluppo delle reti ferroviarie, al netto di colpi di scena sarà Dario Lo Bosco, ingegnere agrigentino che oggi presiede Rfi. Che viavai. Per il capo della Lega questo è uno snodo importante anche perché per esempio finisce l’èra di Corradi, dopo 4 anni alla guida di Trenitalia.
Dentro Fratelli d’Italia con un pizzico di cattiveria e nel rispetto dell’autonomia dell’alleato dicono di “voler lasciare giocare Matteo con i treni”. Anche perché finora ha avuto più rogne che onori. E quindi che faccia, nessun ostruzionismo. Ma per far scattare il giro di valzer, servirà l’innesco. Contestato a e rischio impugnazione del balzo di Strisciuglio da Rfi a Trenitalia. Oggi è dunque il giorno dell’Alta velocità di Salvini o forse quello del frenatore Giorgetti. Basta restare fermi al binario.
Simone Canettieri