
Il racconto
Salvini e la Salvinomics: dazi, Trump, elogio dei caminetti, carbone e cartelle. A metà tra la scuola di Chicago e Arbore
Illustra alla Camera la sua economia insieme a Bagnai, Borghi, Gusmeroli e Giorgetti che attacca Ue e dice: "Difficile senza l'America". In Rai la Lega tenta il putsh sulle nomine
Roma. O vincono il Nobel per l’economia o la borsa dell’acqua calda. Giancarlo Giorgetti è influenzato e si collega, con la tuta Arena, per far sapere che il piano “di riarmo Ue è frettoloso, senza logica”, il capogruppo Molinari ascolta Salvini, tifa Salvini, ma lo guarda come chi ha mangiato un’intera treccia d’aglio. L’altro, Salvini, fa l’elogio di Trump (“se svaluta il dollaro è peggio dei dazi”) del carbone, perché in Europa, dice, “vogliono mettere fuorilegge i caminetti. Lo capite? Se dovessi leggere i giornali andrei a Lourdes”. Sono i leghisti della scuola di Chicago, gli economisti basettoni. Raccontano le loro proposte ma sembra di stare in un programma di Renzo Arbore: moneta, Rinazina, Madonnina. Alto scuotimento.
Parlano per quattro ore, alla Camera, del “blocco renano”, che dice Bagnai, il Milton Friedman della Lega, l’organizzatore di questo “Interessi nazionali e scenari globali”, ha causato la crisi economica. Crucchi? Puh. Giorgetti che sembra sceso dal letto, con il naso chiuso, eccì, quando viene celebrato da Bagnai, come “il miglior ministro del mondo”, ricorda che in verità l’ultimo a vincere quel premio è stato il ministro del Costarica. Seduto in prima fila c’è Antonio Maria Rinaldi, ex europarlamentare Lega, allievo di Paolo Savona, non più eletto, che non ha ricevuto una carica, nulla, uno che si veste da lord inglese e che ci rivela: “Ho cinquanta motociclette le restauro tutte io, fumando toscani. Vi faccio una confidenza: er vero problema è la Cina”. Il suo ufficio di Bruxelles lo ha preso il generale Vannacci che ha osato maltrattare Susanna Ceccardi, la leghista che se lo vede gli dà una ribollita. La fermiamo, anche lei presente, e le chiediamo: cara Ceccardi, Vannacci dice che è stata eletta grazie a lui, che ha rinunciato al seggio, e Ceccardi: “Vannacci non ha capito come funzionano i partiti, si regoli. Io non devo dire grazie a nessuno. E poi sono stata eletta, non mi frega nulla di lui”. Ceccardi 2 - Vannacci 0. Bagnai, sfrenato, si lancia su una metafora sanguinolenta, ancora contro i crucchi, aridaje, perché “quando devi massacrare i lavoratori devi chiamare il macellaio con il vestito rosso sporco di sangue e il macellaio è stato Schröder”. Dal Mef, con cravatta Hermes, arriva il sottosegretario Freni, conti e bolero, che quando va a dormire si spruzza il Davidoff Cool e si mette nel grammofono Chopin. Esteta. Prima che inizi, Molinari viene abbracciato da Rinaldi che si complimenta perché “quando parli tu, alla Camera, Riccardo, mi incanti”, al che Molinari risponde: “Speriamo di poterlo continuare a fare”. Salvini, per la cronaca, è già al suo terzo punto stampa. La mattina ha parlato di turismo, un’ora dopo di sport, con il ministro Abodi, e su certi architetti che meriterebbero “una commissione d’inchiesta”. Lo scomparso Bruno Pizzul, la voce Rai, avrebbe chiosato: “E’ tutto molto bello”. A cento metri, i colleghi vedono passare Rossi, l’ad Rai, diretto a Chigi, perché il presidente Rai, Marano, Tony Marano, quota Lega, sta provando a fare il putsh insieme a Simona Agnes di Forza Italia. Tony Marano chiede a Rossi di procedere presto con le nomine Rai, anzi, si dice, con tanto di agenzia, “dispiaciuto che l’ad tentenni”. E’ presidente a interim ma prova a fare anche l’ad in pectore perché il mandato di Salvini, e di Morelli (un altro che si collega dall’abitacolo; ora sembra di stare alla Zanzara) è di difendere la Tgr che vuole FdI per Nicola Rao. In Rai tanto per cambiare un’altra redazione, Rai Parlamento, ha deliberato cinque giorni si sciopero. Olè. La sala si riempie di commercialisti, e di ex di Casa Pound ma il più cercato è l’on. Gusmeroli, il presidente delle Attività produttive, che ad Arona, dove è anche sindaco, si è inventato uno sportello comunale con i soldi del Pnrr: “Offriamo consulenza gratuita sulle bollette, spieghiamo come passare dal mercato libero al mercato protetto”. E’ l’ultima grande scoperta della scuola di Chicago, il nuovo ordinario di macrorottamazione (è lui che si è inventato la pace fiscale) l’ultimo beniamino di Salvini che intanto ci parla dei suoi acciacchi, della sua pillola della pressione. Si lamenta che gli hanno dato “dell’agente putiniano ma io spero che Putin li scelga meglio”. Claudio Borghi fa segno di battere le mani. Matteo Renzi, uno che anche quando fai il suo evento, Bastage (per dire basta agli stage) riesce a sapere cosa fanno i rivali, ci scrive: “Essere dalla parte dei dazi, come Salvini, può piacere solo chi vive la politica come esperienza sadomaso. Gli imprenditori del nord lo rincorreranno presto per le valli padane”. Un manipolo di deputati leghisti, capeggiato da Andrea Crippa, il Renato Salvatori di Poveri ma Belli, si precipita per ascoltare Salvini dire che “l’esercito comune ci avrebbero portato in guerra; teniamoci stretta la nostra marina, i bersaglieri. Io non dò le chiavi di casa a francesi e tedeschi”. Rinaldi ricorda: “Il problema è la Cina”. Passano la parola a Giorgetti, la cui febbre sarà intanto salita a 38.9, che ci mette un po’ di cipria: “Diciamo la verità, sono le decisioni americane che segnano la traiettoria, c’è poco da fare. Senza l’America è complicato”. Credeteci, i leghisti basettoni sono più simpatici di quanto immaginate, hanno perfino parlato di Draghi, “come dice Draghi”, non hanno proposto di tornare alla Lira. Ovvio. Avevano tutti la febbre. Sembravano Giavazzi. Eccì.
Carmelo Caruso