
Ansa
A bruxelles
Von der Leyen: "Siamo a un punto di svolta. L'Europa deve difendersi". Zelensky: "Non siamo soli"
La presidente della Commissione rinnova il sostegno a Kyiv e dice: "Affrontiamo una minaccia chiara. L'Europa deve avere la capacità di proteggersi". Le differenze nel governo italiano e i distinguo di Schlein
"L'Europa affronta una minaccia chiara e presente e l'Europa deve avere la capacità di proteggersi e difendersi e per questo dobbiamo mettere l'Ucraina nella posizione di potersi proteggere e difendere, spingendo per una pace duratura e giusta". Nel giorno del Consiglio europeo straordinario Ursula von der Leyen ribadisce le necessità alla base del piano ReArm Europe, 800 miliardi per la Difesa europea, di cui oggi i leader dei 27 paesi discutono a Bruxelles.
"Questo è un momento di svolta per l'Europa e l'Ucraina è parte della famiglia europea, quindi è una fase cruciale anche per Kyiv", ha aggiunto la presidente della Commissione europea, nel corso di un punto stampa insieme ad Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo e Volodymyr Zelensky. "Voglio ringraziare tutti i leader europei per questo forte segnale di sostegno giunto dal Consiglio. Siamo molto grati di non essere soli e queste non sono solo parole, lo sentiamo", ha detto il presidente ucraino.
La posizione italiana: no ai fondi coesione per le armi e spese militari all'interno del calcolo Nato
Il quadro complessivo del piano per il riarmo europeo va nella giusta direzione. Ma, secondo fonti di governo, Giorgia Meloni fisserà nel corso del Consiglio europeo alcuni paletti: no al "dirottamento" dei fondi di coesione all'acquisto di armi e poi fare in modo che gli investimenti militari rientrino nel calcolo delle spese Nato, andando così incontro alle richieste che arrivano da Trump e dagli Stati Uniti.
La premier avrebbe inoltre espresso qualche perplessità rispetto al nome scelto da von der Leyen - ReArm Europe - per la sua proposta: una scelta "infelice", secondo Meloni in quanto non restituisce la dimensione intera di una iniziativa che non si limita alle sole armi, ma punta ad aumentare le capacità europee in termini cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.
Per quanto riguarda i fondi di coesione, la presidente del Consiglio è a favore della "volontarietà" sull'utilizzo di questo tipo di stanziamenti. Questo permetterebbe a ogni stato di decidere in autonomia sui fondi coesione. In particolare a quelle nazioni al confine con la Russia che possono considerare l'uso di della Coesione per la difesa una loro priorità. Mentre l'Italia continuerà a utilizzare i fondi di Coesione per gli obiettivi già previsti.
Infine, il governo italiano apprezza la prospettiva di scorporare la spese militari dal Patto di stabilità. Un meccanismo che Meloni vorrebbe estendere ad altri ambiti, e altri "beni pubblici" europei a partire dalla "competitività".
Le divisioni tra Salvini e Tajani
Sul fronte italiano continuano invece e divisioni tra Lega e Forza Italia. Mentre la premier Meloni questa mattina non ha rilasciato dichiarazioni sul piano proposto da von der Leyen, il ministro degli Esteri Antonio Tajan ha spiegato che l'Italia è favorevole "al quadro disegnato dalla presidente della Commissione Ue. Per quanto riguarda poi la questione dei fondi di coesione, noi non li useremo perché devono essere destinati a fare altre cose. Quindi, non c'è alcuna preoccupazione da questo punto di vista, ma oggi si tratta di affrontare la questione del quadro complessivo e non di entrare nei dettagli". Di tutt'altro segno le parole dell'altro vicepremier Matteo Salvini, che ha ribadito la sua posizione contraria: "Rearm Europe? Una scelta sbagliata, a partire dal nome. Se oggi avessimo un esercito europeo, Francia e Germania ci avrebbero già mandato in guerra. L'Italia deve difendere i suoi interessi, non farsi trascinare".
I distinguo del Pd
Mentre il M5s continua ad attaccare la proposta von der Leyen - "saremo fortemente contrari", ha detto Giuseppe Conte - Elly Schlein a Bruxelles per il prevertice dei socialisti europei, afferma che "abbiamo ribadito anche le nostre critiche: serve una difesa comune davvero europea, non il riarmo e l'aiuto al riarmo dei singoli stati nazionali senza che questo produca automaticamente progetti fatti insieme da più paesi europei, interoperabilità dei sistemi di difesa, coordinamento dei sistemi di difesa". La segretaria del Pd ha ribadito che la flessibilità e l'intervento eventuale della Banca europea degli investimenti (Bei) proposti dalla Commissione europea "devono essere indirizzati a progetti di difesa comune che coinvolgano più stati membri, non alle difese nazionali dei singoli stati". Schlein è poi tornata a chiedere un ruolo da protagonista all'Europa nel negoziato tra Russia e Ucraina. Infine, sulla partecipazione dell'Italia a eventuali forze di peacekeeping in Ucraina, ha detto: "Crediamo che sia ancora una discussione prematura perché ancora manca il tavolo dove negoziare una pace giusta. Trump non sta lavorando a una pace giusta, sta lavorando ad assumere il punto di vista degli aggressori. Sarà l'Europa a quel tavolo a dovere garantire insieme all'Ucraina gli interessi di sicurezza ucraini ed europei".