
Il racconto
Il bazooka di Meloni: fondi privati per difesa, no ai fondi di coesione per il riarmo. L'altalena con Tajani e Salvini
Dice si al riarmo ma fa le sue proposte, Invest Ue, e contabilità Nato unica, e stringe un'alleanza con la Germania di Merz. In Italia tiene a bada Tajani e Salvini
Ha due alleati che sono due fortune, un’Europa più pilatesca del Pd, Trump che minaccia tutti tranne lei. Meloni ha trovato la sua sedia a dondolo e il bazooka. C’è un ministro, autorevolissimo, che quando si rilassa dice: “La premier è una Ferrari che rimorchia due carretti, Tajani e Salvini”. Si presenta al Consiglio Ue straordinario con le sue proposte, la sua linea. Primo, ciascun paese deve essere libero di spendere i fondi di coesione come crede. Secondo, serve una garanzia europea per gli investimenti in difesa, aggiungere fondi privati ai pubblici. Terzo, occorre una rendicontazione obiettiva delle spese militari che deve valere anche nel calcolo Nato. In Italia, Meloni, si scoraggia, in Europa si fa coraggio.
Torna dagli incontri con i leader europei come l’alpinista torna dalla cima e dice a Salvini: “Non c’è nulla da giocare, credimi”. All’altro vicepremier, Tajani, che si è ormai tatuato l’elefantino di Ronald Reegan sul polpaccio, che risponde anche al barista: “Nato! Nato! Aumentiamo la spesa militare del due per cento. Nato!”, a volte dicono che Meloni suggerisca, alla romana: “Antò, anche meno”. Uno, Salvini si infila alle riunioni di condominio per dire “ci sono io, ci sono io”, l’altro, Tajani, chiama Mediaset per mettere il veto a Matteo Renzi, “non invitatelo in trasmissione”, per ricordare che la politica estera la decidono lui e la premier. Chi dovrebbe impensierirla? I suoi due Cucciolo e Brontolo, Tajani e Salvini? Tra gli squilibri, Meloni ha trovato l’equilibrio. Scrivere ancora che è ambigua, in questo globo sbronzo, non funziona, e fa un torto al manicomio Italia che Meloni governa come il primario governa il reparto agitati. Dice Raffaele Nevi, il portavoce di Forza Italia, il Dalì che passerà alla storia per l’insuperabile “Salvini è un paraculetto”, che “in questo governo Salvini fa Salvini, noi facciamo i popolari, e poi c’è Meloni che fa Meloni e funziona tutto a meraviglia”. Meloni era in volo, per Bruxelles, quando Salvini, alla presentazione del libro del suo deputato Rossano Sasso, sul gender, ha spiegato che “il destino dei suoi figli “io non lo metto nelle mani di Macron”, ed era una frase che non voleva dire nulla ma che gli serve a fare schiuma, a recitare, almeno fino al 5 aprile, il giorno del Congresso Lega, interpretare la parte del trumpiano first. Sono per il riarmo, per un giusto riarmo, lo è Meloni, il suo partito, il suo ministro Crosetto e la posizione è articolata tanto che a Bruxelles, al Consiglio, è Meloni a proporre di cambiare approccio. Dice che gran parte delle misure finora proposte incidono sul debito dei paesi ma soprattutto producono un problema reputazionale o di sostenibilità. La proposta, che farà Giorgetti al prossimo Ecofin, perché non coinvolgere anche i privati? E’ la prosecuzione del piano Invest Eu, il primo è stato il piano di Junker, un modo di finanziare i privati, e lo può fare ciascun paese attraverso le sue casse (in Italia lo fa la Cdp).
Francesco Filini, il capo dell’ufficio studi di FdI, che da mesi parla di “via del cotone”, lo ha scritto per primo Angelo Ciardullo sul Messaggero, “guardate, che le merci passeranno dall’India, per arrivare a Trieste”, non ha problemi a dirlo: “Noi di FdI siamo per aumentare le spese militari. FdI e Giorgia Meloni sono sempre stati per un’Europa che si possa difendere da sola. Nel nostro programma del 2013 si parlava già di avere in Europa una colonna Nato. Un’Europa armata è un’Europa che conta e un’Europa che conta sarà un’Europa più rispettata da Trump”. Ci sarebbe anche la mano di Raffaele Fitto nell’altra proposta di Meloni sui fondi di coesione che non devono essere dirottati sul riarmo, ma che il governo vuole vincolati agli obiettivi previsti. L’Italia sta facendo asse con la Germania, la nuova, quella del cancelliere Merz, per quanto riguarda la revisione del patto di stabilità. Dunque sta cambiando qualcosa se è vero che vengono escluse dal rapporto deficit/pil le spese per difesa, se è vero, come si augura Meloni, che in futuro, oltre alle materie della difesa, sarà possibile scorporare anche altri beni pubblici. E’ lo stesso auspicio di un ex ministro, del Pd, come Enzo Amendola, che ha fatto parte del governo Draghi e che scrive: “C’è tanta strada da fare insieme a investimenti comuni su industria, innovazione, welfare, salute. Beni pubblici europei oltre le chiacchiere”. Circondata da Tajani e Salvini, i suoi Brontolo e Cucciolo, Meloni si dondola, dosa Trump, la sua mela avvelenata che mangia, ma con giudizio, solo a piccoli morsi.
