Arturo Parisi (Ansa)

l'intervista

Arturo Parisi: “Schlein sia chiara sull'Ucraina. Ha dimenticato le posizioni di Mattarella”

Ruggiero Montenegro

Il padre dell'Ulivo, tra i fondatori del Pd: "Le parole del capo dello stato su Kyiv? Un monito. La segretaria apra un vero confronto interno sulla politica estera. Nell'ultima direzione per salvaguardare l’apparenza dell’unanimità i critici hanno deciso di non votare. Il piano di riarmo Ue va nella giusta direzione. Meloni? Positiva la posizione a Bruxelles"

“Elly Schlein? Sia più chiara quando parla di politica estera”. Per evitare di affrontare certe contraddizione a sinistra, nell’ultima direzione Pd “ha dimenticato anche le posizioni del presidente Mattarella”. Ma anche i riformisti – secondo Arturo Parisi – hanno delle responsabilità. E Meloni al Consiglio europeo? “Valuto positivamente la posizione del governo”.        

Il professor Parisi – ideologo dell’Ulivo, ministro della Difesa con  Prodi e tra i fondatori del Pd – parla al Foglio all’indomani del vertice europeo, del piano per il riarmo, mentre Putin continua a minacciare l’Europa. Ieri, a proposito, lo ha ricordato con parole nette  anche Sergio Mattarella, tornato a chiedere “una pace giusta” che non sia “omaggio alla prepotenza delle armi”.  “Fin dall’inizio della aggressione russa all’Ucraina  – dice Parisi – il nostro presidente è stato per tutti un riferimento e una guida sicura. La sua lezione, civile e morale, ha sostenuto le nostre scelte e accompagnato i nostri passi contro la prepotenza e per il rispetto del diritto internazionale”.

Professore, crede che quello di Mattarella fosse un monito  diretto a qualcuno? “E’ stato un monito per tutti, senza distinzione di schieramento e di partito. Perché –  spiega Parisi –  ognuno in questi anni e in queste ore ha corso e corre il rischio di perdere di vista la meta e il cammino. La costruzione dell’Europa in un mondo il più possibile al riparo dalla guerra. Appiattiti su preoccupazioni e  paure immediate siamo stati e siamo tutti tentati dalla confusione tra la pace e la quiete,  dimentichi che solo la forza legittima può proteggerci dalla violenza ingiusta”.

In questo senso, il piano Ue per il riarmo va nella giusta direzione?  “Di certo sul come,  quanto e quando, c’è ancora molto da discutere. Ma, al di là delle parole, sul fatto che questa  sia la direzione  non ho dubbi. E in questo mi conforta il voto corale che lo ha riconosciuto. Un voto che la rinnovata auto esclusione del solito Orbán dalla solidarietà europea ha lesionato nella forma ma contemporaneamente rafforzato nel contenuto”.

Con qualche riserva, la premier  Meloni ha detto sì a ReArm Europe. Come valuta la posizione del governo? “Positivamente. E – aggiunge l’ex ministro – spero sinceramente che Meloni tenga e sviluppi questa posizione, cooperando alla costituzione della coalizione dei volenterosi evocata da Starmer a Londra, con una partecipazione dell’Italia capace di reggere nel tempo, sul piano politico e militare”. Ha qualche dubbio? “Non vorrei che la scoperta che della maggioranza di governo fa parte  Salvini, finora il più schierato con Putin e ora con Trump,  inducesse la premier a tornare sui suoi passi, a causa di qualche dettaglio mancante”. Anche Meloni però continua a mantenere una certa ambiguità, per esempio tra Trump e l’Europa. “Non vorrei essere nei suoi panni. E’  evidente che si avvicina il momento delle scelte definitive. Stare contemporaneamente con l’Ue e con chi all’Ue sembrerebbe aver dichiarato guerra è diventato impossibile”. 
 

Passiamo  al Pd, che rischia di rimanere isolato tra i socialisti europei. Schlein  dovrebbe usare parole più chiare sulla  politica estera? “Potrebbe? Dovrebbe! Ho ascoltato con attenzione la sua relazione all’ultima direzione dem. Tanto giustamente martellante nella contestazione dei limiti del governo, per quel che riguarda l’agenda interna, quanto elusiva  sull’agenda internazionale, ora drammaticamente dominante”. Come se lo spiega? “Per evitare di  fare i conti con la contestazione delle contraddizioni interne al nostro campo, a causa delle posizioni dell’alleato Conte, Schlein ha scelto di tacere su quelle interne alla maggioranza. Fino a dimenticare le posizioni del presidente Mattarella, il cui nome non è stato neppure evocato di passaggio”.

Il Pd dovrebbe aprire una discussione interna sui temi internazionali? “Lo chiede a me? E’ dalla fondazione del Pd che, dopo essermi speso fino al rischio del ridicolo, auspico che un partito che, unico tra tutti, si dice Democratico dia testimonianza nei comportamenti della sua idea di democrazia. Ciò è a dire della capacità di confrontarsi all’interno nella verità, senza perciò mettere in causa la sua unità. Sembra invece che perfino nell’ultima riunione, che avrebbe dovuto avere al centro la tenaglia con la quale la coppia Trump-Putin sta distruggendo Ucraina e legalità internazionale, per salvaguardare l’apparenza dell’unanimità le voci dissenzienti abbiano deciso di non partecipare al voto”.
 

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