(foto Ansa)

movimenti nel centrosinistra

Renzi soffia Furlan al Pd e indispettisce i riformisti: “Campanello d'allarme”

Luca Roberto

La senatrice trasloca in Iv. "Questa divisione dei ruoli tra partiti del centrosinistra non mi convince", dice il coordinatore dei riformisti Alfieri. E Malpezzi: "Lavoro e politica estera sono l'ossatura di un partito. Schlein tenga conto delle nostre sensibilità. Noi siamo stati maturi"

Per Matteo Renzi è un’operazione che “non vuole danneggiare Elly Schlein”. Per i riformisti del Pd è una decisione che “deve farci interrogare”. L’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan ha mollato il Pd per traslocare in Italia viva. “Le scelte sul lavoro mi hanno fatto soffrire”, ha spiegato al Corriere la senatrice. In particolare l’astensione del partito sul ddl Partecipazione, che riprende una legge di iniziativa popolare nata dopo raccolta firme della Cisl. E quindi Furlan ha deciso di accasarsi in quello che considera “un partito profondamente riformista, una componente essenziale nel centrosinistra: senza un centro forte e strutturato non si vince e non si può essere attrattivi verso i riformisti”. Per questo Renzi ha colto la palla al balzo per rivendicare che “alle prossime elezioni sarà decisivo il centro che guarda a sinistra, come lo chiamava De Gasperi”.  

Fatto sta che l’uscita di Furlan, considerata uno degli apporti più moderati, d’ispirazione cattolica all’interno dei gruppi dem, ha rinfocolato un certo malcontento in alcuni pezzi di Pd. Segnatamente, tra i riformisti. L’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini di Furlan dice di aver “apprezzato doti e capacità fin dai tempi del suo impegno in Cisl, doti che ha testimoniato anche in Parlamento in questi ultimi anni. Non condivido la sua scelta ma credo che dovremmo interrogarci sulle ragioni. Ignorarle sarebbe sbagliato”. E infatti se si bussa alle porte di Alessandro Alfieri, coordinatore dei riformisti e responsabile Riforme e Pnrr della segreteria Schlein, si ottiene una disamina simile. “E’ chiaro che l’uscita, che io considero sbagliata, deve porci delle domande che sarebbe inutile ignorare. E’ un campanello d’allarme”, dice al Foglio. E’ una specie di nuovo fronte interno, il posizionamento sul lavoro, che s’accoppia al grande tema del riarmo europeo, su cui i riformisti stanno dimostrando in queste ore di pensarla più come il Pse che come la segretaria Schlein. “Non si tratta di ottenere qualcosa. Ma se ci vantiamo di non essere l’unico partito personale, allora il pluralismo interno deve essere una risorsa, non un ostacolo”, ragiona Alfieri col Foglio. Ricacciando indietro la costruzione ipotetica di un centrosinistra che faccia confluire i moderati nell’aria renziana. “I giochini della divisione dei ruoli tra forze politiche diverse non ci hanno mai convinti. Per questo non staremo zitti. Altrimenti il Pd è morto”, dice ancora il senatore dem.

 

Sulla necessità di meditare attorno alle ragioni dell’abbandono di Furlan, ieri si sono espressi vari esponenti dell’ala bonacciniana. Simona Bonafé, Dario Parrini, Filippo Sensi. Ma anche qualcuno più vicino alla segretaria come Piero De Luca, figlio del governatore della Campania, che si è detto dispiaciuto per la notizia. Secondo la senatrice Simona Malpezzi, “è chiaro che la fuoriscita di Annamaria Furlan non è che possa cadere nel vuoto. C’è bisogno di una riflessione. Sapendo che il lavoro e la politica estera”, ovvero i temi su cui c’è più distanza con la segretaria, “sono l’ossatura di un partito”.

 

Malpezzi, anch’ella riformista, al Foglio dice di augurarsi che “l’europeismo rimanga la nostra stella polare”. E sulle discussioni innescate dal piano von der Leyen per il riarmo si spinge oltre: “La difesa comune non è una parolaccia. Io che faccio parte dell’Assemblea parlamentare della Nato non è che mi senta a favore della guerra. Ma oggi abbiamo bisogno di tornare ai principi di difesa dell’Europa che sono gli stessi di Degasperi. E che ci vengono ricordati  costantemente dal nostro presidente della Repubblica. Oramai abbiamo una guerra alle porte dell’Europa. Avere una linea chiara su questo ci permetterebbe di difendere meglio i nostri valori”. Forse che l’obiettivo è valere di più nella discussione interna? “Nell’ultima direzione abbiamo evitato di andare allo scontro, siamo stati maturi. Ma in un partito plurale c’è bisogno di saper fare sintesi. Tenendo conto anche delle nostre sensibilità”. Messaggi per Elly. 

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.