
Aspettando aprile
Salvini atomico: attacca i giudici e Macron. In attesa del congresso, ogni giorno è una sparata
Nervoso per l'assise leghista il vicepremier prepara il fine settimana la gazebata per la pace, cicaleggia con Stroppa sui satelliti, ma sul Consiglio europeo fa finta di niente
“Macron? Un matto che vuole la guerra nucleare”. “L’esercito europeo? Mai”. “I giudici che hanno condannato il governo a risarcire i migranti lasciati in mare sulla Diciotti? Se li amano ospitassero i clandestini in un campo profughi fuori dalla Cassazione”. Matteo Salvini è entrato in modalità nucleare. L’energia che gli piace, ma non se diventa la bomba “di Macron”, come lascia intendere una card della Lega che raffigura il presidente francese con un fucile spara missili in mano. Se Elly Schlein immagina salti quantici per l’Europa, lui, Salvini, preferisce la fisica nucleare: spara commenti con un’energia pari solo a quella che si sprigiona con la fusione degli atomi. Per il fine settimana prepara la “gazebata” per la pace in Ucraina, e per quella fiscale. Tacciano le armi. E le cartelle esattoriali! Si fa fatica a seguirlo.
E c’è da aspettarsi che questo profluvio di dichiarazioni, intemerate e iniziative non si concluda presto. Non prima almeno del prossimo 6 aprile, quando a Firenze si svolgerà il congresso del Carroccio che lo deve confermare segretario. Salvini teme il nord. I malumori della Lombardia e del Veneto per il suo trumpismo fanatico che gli ha fatto ripetere come un mantra cose come “i dazi americani sono un’occasione”. Affermazioni che per gli imprenditori settentrionali sono come fumo negli occhi. Ha paura che una mozione lo imbrigli, lo costringa a ripensare al federalismo e all’autonomia differenziata. Lo metta in discussione. In Veneto, lo abbiamo raccontato, sbuffano perché non solo ha scelto di svolgere il congresso in una città che non fa parte del nord propriamente detto, ma ha deciso anche di convocare i delegati per la settimana in cui a Verona si svolge il Vinitaly. Un evento sacro per i leghisti veneti come il Ramadan per i musulmani. In Lombardia, invece, c’è chi lamenta che ci saranno più delegati dalla Calabria che dalle regioni del nord. E’ tutto un borbottio. A chi gli vuole bene Salvini confessa: “Sono stanco, ho la pressione alta”. Quasi che la riconferma possa preludere a un addio. Ma ci credono in pochi.
Intanto si muove come un ossesso, straparla, s’infila in ogni buco disponibile. E così se dopo il Consiglio europeo, seppur tra le righe, si allinea alla versione di Meloni sul riarmo europeo – che recita: bene le armi, ma non con i fondi di coesione – è sui satelliti, che vede l’opportunità per differenziarsi. Nei giorni scorsi era trapelato un interessamento italiano per la costellazione satellitare francese di Eutelsat, un’alternativa a Starlink per dotare il paese di un sistema di telecomunicazione di ridondanza. Un primo calcetto – smentito però in fretta da Palazzo Chigi – a Musk e Trump. Anche ieri un altro segnale. Il ministro delle Imprese, il melonianio, Adolfo Urso, ha esultato “per il successo corale dell’Agenzia spaziale europea”, per il lancio di un razzo con il lanciatore Ariane 6 che potrebbe fare concorrenza al Falcon di SpaceX. Subito Urso è stato rimbrottato con sarcasmo da Andrea Stroppa, l’uomo di Musk in Italia: “Mi unisco ai complimenti del ministro per il traguardo della Francia”. Insomma si scorgono increspature nel rapporto tra Musk e FdI, Salvini le vede, e subito si butta: “Ma cosa aspettiamo a rivolgerci a Starlink?”. Applausi da Stroppa e bollino su X di Musk in persona: “Much appreciated”.
