
Il centro cattolico
Cartabia: "Piano B? Non vogliamo fare un partito cattolico". Giovannini: "Il nostro è soft power"
Sabato prossimo a Roma sarà presentato un altro centro cattolico, l'ennesimo dopo quelli di Delrio, Prodi, Ruffini
“Un luogo aperto e senza steccati, per carità!”, dice al Foglio Marta Cartabia a proposito dell’iniziativa di “Piano B”, in programma per sabato prossimo, a Roma. Evento che s’annuncia senza cinte murarie – dice l’ex ministra della Giustizia del Governo Draghi nonché presidente emerita della Consulta – e nondimeno è ben piantato al centro. Ennesimo e ultimo centro – ma solo in ordine d’apparizione – che va ora a impilarsi ad altri centri più o meno concentrici. E sovente d’ispirazione cattolica. Insieme all’ex ministra Cartabia (in videocollegamento da Venezia), a Palazzo della Cooperazione, sabato ci saranno docenti universitari (Leonardo Becchetti, Elena Grata, Mauro Magatti), l’ex sindacalista della Cisl Marco Bentivogli, e tra gli altri l’ex ministro Enrico Giovannini (prima del Lavoro, con Enrico Letta, e poi delle Infrastrutture con Mario Draghi). Il quale – raggiunto da questo giornale – ribadisce l’esistenza, e addirittura la rilevanza, di quella che a molti pareva una specie in via d’estinzione (almeno fino a pochi mesi fa). La specie dei cattolici militanti, appunto, che per Giovannini esiste. I cattolici ci sono. Di più: essi vivono. Al punto che per capirlo sarebbe sufficiente “pensare all’influenza del pensiero di Papa Francesco che ben prima dei movimenti ambientalisti, già nel 2015 con Laudato si’, poneva il tema della giustizia ambientale e sociale”, dice l’ex ministro.
Quello di sabato, comunque, “è un gruppo di studiosi che intende fare un lavoro culturale – sostiene Cartabia – e sottolineo culturale. Un lavoro che metta al centro il paradigma relazionale: tema che mi sta molto a cuore e che reputo centrale nella nostra epoca. Da troppo tempo abbiamo trascurato le ‘relazioni’ in ogni ambito: personale, sociale, istituzionale... Le relazioni richiedono cura, altrimenti si ammalano”. Parole adamantine. Ma se è vero che i centri proliferano, com’è vero che l’aggettivo cattolico sta bene su tutto (il cattolicesimo, dicono i sondaggisti, è proprietà trasversale ai partiti), non sarà forse il caso, un giorno, di arrivare a un punto di caduta? Di arrivare per così dire a un contenitore (ma non chiamatelo “partito”) con dei precisi steccati, che abbia una sua identità, che non disorienti l’elettore?
Enrico Giovannini non interroga gli oracoli, e però ribadisce che quella di “Piano B” è un’iniziativa “sicuramente apartitica, ma non apolitica, diversa dal fiorire di iniziative cui lei fa riferimento”, che sarebbero quelle dei Graziano Delrio a Milano e dei Paolo Gentiloni a Orvieto, senza dimenticare Ernesto Maria Ruffini, il federatore. “Un’iniziativa diversa ma comunque con un obiettivo. Dopotutto – aggiunge Giovannini – il nostro progetto si chiama ‘Piano B’…”. Così pare un po’ sibillino. Cosa intende? “Noi sappiamo, da Heritage Foundation, che anche la svolta trumpiana che ha portato alla rielezione del tycoon era il frutto di un nitido piano. Ecco, allo stesso modo quello che noi elaboriamo è un piano. Che chiamiamo appunto ‘Piano B’ perché il piano A, ossia il piano del liberismo e della competizione sfrenata, non ha funzionato”. Non un partito ma un piano, dunque. Il quale però, a un certo punto, dovrà battere il passo su un punto. Trasformarsi in qualcosa di concreto. O no? O il partito lo lascerete fare ad altri? “Io penso che un politico cattolico, come Letta o Prodi, non dimentichi mai di essere cattolico mentre fa politica. A riprova del fatto che i cattolici rilevano”. E’ solo soft power, il vostro? “Power… Non mi piace come parola – cavilla l’ex ministro – ma in fondo sì: ‘soft power’ è una buona interpretazione”. E quando poi interroghiamo Marta Cartabia sul rifiorire della sensibilità cattolica, l’ex presidente della Corte Costituzionale risponde: “Sono convinta che il nostro tessuto culturale e sociale sia ricco e denso di energie costruttive. Anche tra le giovani generazioni. Forse con la necessità di un catalizzatore”. Come a dire che l’evento di sabato 15 marzo sarà sì culturale – “e sottolineo culturale” – ma non nostalgico, non indirizzato a chi il suo tempo l’ha fatto, bensì a chi lo dovrà fare. Anche perché, dice Giovannini, “ci sono politici che prediligono lo spazio, e occupano ogni spazio, e politici che prediligono il tempo e pensano in prospettiva”. Sarà. E tuttavia tra Delrio, Gentiloni, Ruffini, Prodi e ora pure il Piano B, il centro cattolico – in linea teorica, “motore immobile” – occupa, lui sì, ogni spazio.
