(foto Ansa)

l'intervista

Fassino: “Il Pd dica sì al piano per il riarmo Ue. Non possiamo isolarci votando con l'estrema destra”

Luca Roberto

L'onorevole dem, vicepresidente della commissione Difesa alla Camera: "La rappresentazione dell'Europa con l'elmetto è caricaturale. Per arrivare alla pace non basta agitare questa parola. Schlein? Nemmeno Sanchez gli ha offerto una sponda, Seguiamo il gruppo dei Socialisti"

Ho massimo rispetto per la discussione interna al gruppo a Strasburgo e mi auguro che in queste ore il Pd decida di votare a favore del piano von der Leyen. Non capisco perché dovremmo avere la stessa posizione dell’estrema destra. Isolandoci da tutti gli altri partiti che appartengono alla famiglia dei Socialisti europei”. L’onorevole Piero Fassino in questo colloquio col Foglio non usa particolari perifrasi o giri di parole. “Capisco la preoccupazione quando si parla di guerra, mentre capisco molto meno l’automatismo per cui quando la parola armi entra nel dibattito pubblico, scatta un immediato rifiuto. Quando si parla di pace bisogna anche entrare nel merito e non restare ai simboli ideologici”. E allora vade retro semplificazioni, come quella della segretaria Elly Schlein, che ha rifiutato il piano perché “all’Europa serve la difesa comune, non il riarmo nazionale”. Spiega Fassino, vicepresidente in commissione Difesa alla Camera, che “il piano von der Leyen è solo un primo passo, perché la costruzione di un sistema difensivo europeo è un percorso complesso. Non si integrano e unificano 27 sistemi militari nazionali in qualche mese, un percorso non semplice che in alcuni paesi richiede modifiche costituzionali. In ogni caso si deve cominciare e il Consiglio europeo ha detto chiaramente che i 159 miliardi che l’Ue investirà attraverso eurobond a prestito comune dovranno essere utilizzati per progetti di armonizzazione e integrazione volti a costruire sistemi difensivi europei. E poi si deve pensare a che tipo di complementarietà avere con la Nato. Così come stabilire quale autorità politica dirigerà. Avviare un sistema di difesa comune obbliga ad affrontare anche la discussione su che tipo di comando politico dare all’Ue, con quali meccanismi decisionali, come il superamento del vincolo dell’unanimità, e come dotare l’Europa di una effettiva politica estera comune. In definitiva, si propone un salto in avanti nel processo di integrazione europea, che attraverso la difesa punta a proteggere tutta l’impalcatura europea e il nostro sistema di valori”, dice ancora il deputato del Pd.

 

Del resto, il cambio di fase a livello internazionale richiede una svolta, auspicata anche nelle parole di ieri di von der Leyen, che ha parlato di una “pace da costruire con la forza”. “In tutto il dibattito di queste settimane si è ignorato un aspetto decisivo: non è vero che in questi 80 anni l’Europa non aveva un problema di sicurezza. Semplicemente, quella sicurezza veniva garantita dalla Nato. Attraverso le sue basi, i suoi armamenti, le sue testate nucleari”, analizza Fassino. “Ma se Donald Trump ci dice che da ora in poi alla sicurezza europea ci dobbiamo pensare noi, per l’Europa si pone il problema di costruire un sistema di sicurezza proprio. Ripeto, questo è solo il primo passo, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare”. Fassino, poi, si sente anche di criticare una certa retorica pacifista. “La rappresentazione dell’Europa con l’elmetto è caricaturale, perché qui si tratta di difendersi, non di fare la guerra”, ragiona l’ex leader dei Ds. “Quello proposto da von der Leyen non è assolutamente incoerente con un piano di pace, anzi. Serve proprio a difendere la nostra convivenza pacifica. Anche perché per arrivare alla pace non basta agitare questa parola. Il grande paradosso è che i più ostili al piano sono anche gli stessi che in questi mesi hanno detto ‘guai a incrementare i contributi alla Nato’. Significa che l’Ue non avrebbe più alcuno strumento per difendersi”.

 

L’onorevole dem non ci tiene troppo a stabilire se Schlein si stia schiacciando un po’ troppo sulle posizioni antimilitariste del Movimento cinque stelle. Ma un rilievo si sente di farlo: “Nei giorni scorsi la segretaria ha avuto un colloquio con il premier spagnolo Sánchez. Forse sperava nella sua sponda, ma ciò non è avvenuto: gli spagnoli voteranno convintamente sì al piano von der Leyen. Per di più nelle risoluzioni presentate dal Pse i nostri eurodeputati hanno ottenuto dei miglioramenti rispetto alla versione originaria”. Anche per questo il Pd non dovrebbe mancare l’appuntamento col voto di oggi. “Mi auguro che in queste ore si decida di votare a favore”, confessa Fassino. “Anche perché è vero che il Pd è la delegazione più ampia all’interno del Pse. Ma se ti isoli rischi di azzerare il tuo peso”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.