
Giorgia Meloni (foto LaPresse)
l'editoriale del direttore
L'ambigua Meloni è ancora un argine contro le ambiguità di Schlein e Salvini
Le incertezze parallele della politica italiana contribuiscono in modo simmetrico, grazie al famoso effetto semaforo (chiedere a Prodi e Guzzanti), a rafforzare la presidente del Consiglio
Le ambiguità italiane sui temi della difesa dell’Ucraina sono purtroppo un fatto oggettivo ed è difficile non notare il modo repentino con cui negli ultimi tempi, tristemente, il nostro paese è passato in Europa dallo status di modello a quello di bordello. Le ambiguità italiane sui temi della difesa dell’Ucraina sono un fatto oggettivo che sta investendo sia i partiti di centrodestra sia i partiti di centrosinistra. E mai come oggi sono lontani i tempi in cui l’Italia era un esempio positivo, quando cioè sulla linea della difesa a oltranza di Kyiv erano schierati sia i partiti della maggioranza (Pd, M5s, FI, Lega, e i partitini di centro, ai tempi del governo Draghi) sia i partiti d’opposizione (Fratelli d’Italia).
Oggi, l’Italia è un esempio al contrario, su ambo i lati. E’ l’unico grande paese, in Europa, in cui vi è un partito di governo contemporaneamente contro la difesa a oltranza dell’Ucraina e contro la difesa a oltranza dell’Europa attraverso il riarmo (la Lega). E allo stesso tempo, è l’unico paese in Europa in cui vi è un partito che aderisce al gruppo dei socialisti che ha scelto di essere ambiguo sulla difesa dell’Ucraina e non a favore del riarmo dell’Europa (il Pd).
Le ambiguità italiane avranno conseguenze sia per il governo, ormai sempre più distante dalle stanze dei bottoni europee, sia per l’opposizione, e non era semplice per il Pd marginalizzarsi nel Pse pur essendo all’interno del Pse il gruppo parlamentare più grande. Le stesse ambiguità, però, all’interno delle coalizioni e dei partiti, avranno conseguenze differenti, e persino sorprendenti, e il dato interessante di queste settimane è che le incertezze parallele della politica italiana contribuiscono in modo simmetrico, grazie al famoso effetto semaforo, a rafforzare il presidente del Consiglio.
Il centrodestra, negli anni, è riuscito cinicamente a trasformare le sue divisioni in un punto di forza, in una sua peculiarità figlia della stagione berlusconiana: si marcia divisi, si colpisce uniti, si litiga a livello mediatico sui grandi e piccoli temi, per dividersi l’elettorato e, quando conta, si colpisce uniti, sapendo che poi si tornerà a marciare divisi. Il centrosinistra, invece, pur essendo abituato più del centrodestra a fare i conti, all’interno dei partiti, con la presenza di correnti impazzite, divise, in lotta tra loro, da anni non riesce più a fare della sua varietà, e della sua disomogeneità, un punto di forza, e le sue divisioni oggi arrivano non soltanto a logorare il rapporto tra i partiti della coalizione (Pd e M5s) ma anche a logorare il rapporto tra componenti dello stesso partito (il Pd). E così, in una fase in cui la premier cerca a fatica di fare l’equilibrista tra difesa dell’Ucraina e difesa del trumpismo le ambiguità di un alleato (la Lega) e delle opposizioni (Pd e M5s) hanno permesso a Meloni di rimanere salda più che mai, non per meriti propri ma per demeriti altrui. In fondo, la sola presenza al suo fianco, a fianco di Meloni, di un alleato ultra trumpista, anti europeista, più preoccupato per il nucleare francese che per l’atomica di Putin, è per Meloni sia un elemento di imbarazzo, per ovvie ragioni, sia un punto di forza, grazie al famoso effetto semaforo. Anni fa, ricorderete, Corrado Guzzanti, in una riuscitissima imitazione di Romano Prodi, diceva, vestendo i panni dell’ex premier, che essere Romano Prodi è come essere un semaforo. “Sotto il semaforo, tutte le macchine corrono, han fretta, devono scappare, si agitano, fanno le corna dal finestrino, e lui, cioè io, il semaforo, è lì sempre fermo, tranquillo, governa in mezzo alla strada, senza fare nulla”.
Per Meloni, l’effetto semaforo, oggi è più vero che mai: è sufficiente la presenza di Salvini, e a suo modo anche di Schlein, per essere considerata ancora oggi, nonostante le ambiguità, come un argine ai populismi di destra e di sinistra. Come un semaforo, senza fare nulla, ferma, tranquilla, osservando immobile i partiti che, quando si avvicinano all’Europa, fanno le corna dal finestrino.