L'intervista

Perego: “Su Rearm Eu la Lega sbaglia, ma non incide. Decidono Meloni e Tajani"

Gianluca De Rosa

Il sottosegretario alla Difesa di Forza Italia stigmatizza la scelta del Carroccio sul Rearm Europe: "E' un passaggio epocale non bisognerebbe pensare al piccolo tornaconto politico"

Il voto della Lega sul Rearm Eu? Un errore, stiamo decidendo il futuro del nostro continente, non lo si può fare pensando a un piccolo tornaconto politico di parte”. Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia stigmatizza la scelta del Carroccio che due giorni fa a Strasburgo ha votato contro il piano di riarmo europeo voluto da Ursula von der Leyen. Intercettato dal Foglio al termine di un convegno a Roma organizzato dall’Istituto affari internazionali per presentare uno studio sul Global Combat Air Programme (Gcap) – un programma che coinvolge Italia, Regno Unito e Giappone per lo sviluppo di un’ultratecnologico caccia di sesta generazione – ci tiene a sottolineare che “comunque in Italia le politiche di difesa le fa il ministro della Difesa  Crosetto e la politica estera il ministro degli Esteri  Tajani. Entrambi sotto la regia del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tutti e tre hanno le idee chiare su quale sia la strada da intraprendere”. Insomma non c’è da preoccuparsi per i distinguo leghisti ? “Non lasciamoci prendere da un dibattito nazionale che troppe volte è più di colore che di sostanza”, dice il sottosegretario, lasciando intendere che Salvini abbaia, ma tutto sommato non morde.

 

E però, allo stesso tempo, è un fatto che sul tema Ucraina e riarmo, la Lega si stia allontanando sempre di più da quella che è la posizione del governo italiano. “Io – prosegue Perego – ho l’ambizione e l’auspicio che nel nostro paese le tematiche di sicurezza e difesa vengano finalmente sottratte alla polemica politica. Chi dice che quello presentato da von der Leyen non è un buon piano sbaglia, non coglie la portata di quello che sta succedendo. Altro discorso, invece, è quanto detto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha a cuore le nostre finanze pubbliche e quindi invita a coinvolgere i privati negli investimenti, senza gravare eccessivamente sul nostro debito pubblico. Non c’è dubbio – dice ancora Perego – che per il piano si poteva trovare un nome più felice, in grado di far capire ai cittadini che si tratta di un piano di deterrenza necessario in un mondo di tensioni geopolitiche. Gli Usa hanno manifestato l’intenzione di rinunciare al loro ruolo di garante  della sicurezza globale, per questo gli europei devono rafforzare le proprie capacità. Gli investimenti  avranno anche importanti ricadute occupazionali e alcuni settori in difficoltà, penso all’automotive, potrebbero giovare della crescita del della difesa”.


Si arriverà all’obiettivo del 2 per cento del pil in spesa per la difesa? “Quell’obiettivo – risponde il sottosegretario – va raggiunto quanto prima, al netto di quello che chiedono gli Usa. Anche perché, come ha detto  von der Leyen, la prospettiva è di aumentare la spesa europea di un ulteriore 1,5 per cento. E dunque  il target del 2 è ora solo un traguardo minimo”. In tanto due giorni fa il ministro Crosetto era a Parigi con i suoi omologhi francese, tedesco, inglese, spagnolo e polacco, l’Italia farà parte della “coalizione dei volenterosi” auspicata dal presidente francese Emmanuel Macron? “Il nostro governo insiste che sull’Ucraina la cornice di sicurezza migliore per garantire un’eventuale tregua sia quella di un contingente delle Nazioni unite, con il coinvolgimento del Consiglio di sicurezza dove, oltre agli Usa, siedono anche Russia e Cina.  Ci sembra difficile  immagine la pacificazione del confine con la presenza di sole forze armate europee che la Russia vede come ostili. Inoltre, un confine   di migliaia di chilometri non può essere protetto da un contingente solo europeo, anche perché alcuni paesi, come i Baltici e la Polonia, non daranno mai un contributo perché sono molto preoccupati alla loro sicurezza nazionale. Per quanto riguarda l’esercito europeo invece – prosegue Perego – oggi i trattati non lo prevedono. Per una difesa comune partiamo, come stiamo facendo, dalle partnership industriali”. E però c’è chi proprio perché i trattati europei non prevedono un esercito comune oggi dice: facciamo dei nuovi accordi internazionali ai quali chi vuole aderisce per far partire già oggi un primo pezzo di difesa europea. Che ne pensa?  “Vediamo, ma è un percorso da fare in modo intelligente. Non dobbiamo farci prendere dalla fretta. In tanto lavoriamo sul rafforzamento dell’industria, sul potenziamento della produzione europea di munizioni, oggi non in grado di reggere il confronto con la Russia”.

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