(foto Ansa)

cortocircuito dem

Letta contestato per il sì al riarmo. Ma Schlein è più vicina ai collettivi che al suo predecessore

Luca Roberto

Il grande paradosso di una segretaria che si trova a sposare le ragioni di chi contesta il suo predecessore. Sempre più sulla scia delle posizioni contrastanti di Prodi e Gentiloni

Gli hanno urlato “ci state portando alla guerra, gli studenti non ti vogliono. La vostra Europa del riarmo è anche colpa tua”. Ma il grande paradosso è che quel ciarpame di retorica pescato dai collettivi, altro non è che la nuova linea del Partito democratico. Ovvero il partito di cui Letta è stato segretario fino a due anni fa. Per questo l’ex premier a chi lo ha sentito in queste ore, dopo la contestazione all’Università di Torino, ha ribadito: “La mia posizione è sempre stata limpidamente dalla parte di Kyiv, uno dei punti qualificanti della mia segreteria. Sin dalla notte del 24 febbraio in poi”. Difficile, quindi, chiedere a chi non ha più un ruolo politico, dimessosi pure dal Parlamento italiano, che nelle università continua ad andarci ma solo in qualità di estensore del rapporto europeo sul rafforzamento del mercato unico, di prendere posizioni che non gli spettano. A maggior ragione perché, come confermano i suoi confidenti, “la sua posizione è favorevole al piano di riarmo presentato dalla presidente Ursula von der Leyen. Nel solco di quanto hanno già detto prima di lui Paolo Gentiloni e Romano Prodi”. Due delle figure che, nelle ultime settimane, hanno fatto da contraltare alla posizione ufficiale del Pd. Con Elly Schlein che ancora ieri, presentando la risoluzione post comunicazioni ufficiali di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo, è riuscita a imporre ai gruppi la richiesta di una “revisione radicale del piano ReArm Europe”.

 

E pensare che i cori e le proteste degli esponenti torinesi di Cambiare Rotta, che hanno contestato Letta mentre prendeva la parola all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli studi di Torino, sono sembrati un paradosso proprio per questo. Perché dal riarmo alle varie posizioni assunte in politica estera, oramai il Pd collima sempre più con le sensibilità dei collettivi. Se n’è avuta una prova l’altro giorno, alla Camera, quando contestando un progetto molto preciso come il bando Pnrr per creare nuovi posti letto nelle università, il responsabile Università del Pd Alfredo D’Attorre ha tirato in ballo proprio il piano per il riarmo europeo: “L’Ue dovrebbe concentrarsi su questi temi, sanità pubblica, istruzione pubblica, diritto alla casa, anziché su un piano di riarmo nazionale finanziato a debito che rischia di colpire il welfare e sicuramente non mette l’Europa nelle condizioni di affrontare al meglio le sfide per il futuro”. Come abbiamo raccontato sempre sul Foglio, poi, alle ultime elezioni alla Sapienza è stata la lista legata ai Giovani dem romani a sdoganare, all’interno del Senato accademico, la richiesta di boicottaggio nei confronti degli atenei israeliani (rinnovata ancora ieri dai collettivi torinesi). Qualcosa che nel frattempo era stato portato avanti, nelle diverse università, anche dai rappresentanti dell’Unione degli universitari, che spesse volte hanno trovato ospitalità negli eventi del Pd. E che sotto la leadership Schlein sono diventati ancor più organici al mondo dem. 

 

Per questo a Letta deve essere sembrato un attacco fuori tempo massimo, lui che contestazioni simili le aveva subite anche qualche 25 aprile fa. E sempre per lo stesso motivo: il sostegno indefesso all’Ucraina, portato avanti anche quando Giuseppe Conte, insieme a Matteo Salvini, staccarono la spina a Draghi. E per tutta la durata della campagna elettorale come leader del Pd alle ultime elezioni politiche.

 

Fatto sta che, così come non aveva espresso alcun tipo di vicinanza alla vicepresidente del Parlamento europeo, la dem Pina Picierno, vittima di attacchi da parte del conduttore russo Soloviev, allo stesso modo Schlein non ha proferito parola nemmeno nei confronti dell’attacco rivolto al suo predecessore descritto alla stregua di un guerrafondaio. Non sorprende. Anche perché lo scorso aprile, quando si era trattato di accogliere il rapporto Letta, Schlein l’aveva sì ringraziato per “la competenza e la dedizione” dimostrata. Ma sorvolando completamente sui contenuti del suo piano, che sottolineava la necessità di investimenti nella difesa, in particolare a livello europeo. Un campanello di allarme, nella testa della segretaria, che dopo il favore del suo predecessore al piano per il riarmo rischia di diventare per lei un’altra spina nel fianco. Al pari di quelle rappresentate da Prodi e Gentiloni.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.