
Foto ANSA
L'intesa (che manca)
C'è l'accordo sul rinnovo del contratto del trasporto pubblico, ma lo sciopero del 21 marzo resta
Associazioni datoriali e sindacati confederali firmano al Mit l'intesa che riguarda 110 mila lavoratori. Revocato lo sciopero del 1 aprile, ma le sigle più piccole insistono e confermano le mobilitazioni
Lo sciopero del trasporto pubblico locale del 1 aprile non ci sarà più. Lo hanno comunicato i sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna. La decisione è frutto dell'accordo sul nuovo contratto collettivo del settore, firmato oggi al ministero dei Trasporti da associazioni datoriali e sigle sindacali. In linea con quanto previsto nella pre-intesa siglata l'11 dicembre scorso, il documento prevede il rinnovo del contratto per circa 110 mila lavoratori del settore trasporto pubblico locale (in attesa dal dicembre 2023) oltre a un incremento salariale mensile tra i 220 e i 240 euro (a partire già dalla prossima busta paga) e l'immediata erogazione di una tantum di 500 euro.
I nodi della trattativa sono stati “finalmente sciolti”, hanno riferito unitariamente i sindacati confederali, che ora punteranno ad altri obiettivi tra i quali “una più attenta conciliazione tra vita e lavoro, la garanzia della sicurezza nell'esercizio della professione per le operatrici e gli operatori di front line e una migliore qualità del servizio”. Edoardo Rixi, viceministro ai Trasporti che ha seguito il tavolo delle trattative ha parlato di “un momento storico” che “offre finalmente certezze a migliaia di lavoratori e contribuisce a garantire la stabilità di un settore fondamentale per la mobilità del paese”.
Il rinnovo era in attesa di adeguate risorse, che sono state individuate con il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 marzo, che allinea le accise di benzina e gasolio dirottando tutte le “maggiori risorse derivanti dalle variazioni delle aliquote" proprio al fondo nazionale per il trasporto pubblico. Il tutto avviene in ottemperanza dell'impegno preso dall’Italia nei confronti dell’Unione europea, che considera il disallineamento come un “sussidio ambientalmente dannoso".
Nonostante l'accordo, rimane ancora attivo lo sciopero di 24 ore del 21 marzo indetto da Al Cobas, Adl Cobas, Sgb, Cub Trasporti e Cobas Lavoro Privato. Quest'ultima sigla ha parlato dell'incontro al Mit come una “farsa” e un “gioco delle parti tra governo, associazioni datoriali, Cgil Cisl Uil Ugl e affini". Per il sindacato, la questione è finita “a tarallucci e vino”, con la soddisfazione di tutti, meno dei lavoratori del tpl. Fra i motivi dell'agitazione c'è la richiesta di un aumento salariale di 300 euro, la riduzione dell'orario di lavoro da 39 a 35 ore settimanali a parità di salario, e anche la riduzione del periodo di guida e del nastro lavorativo per gli autisti. Il mantenimento dello sciopero previsto per domani, a fronte della revoca di quello di aprile, segna dunque un'ulteriore frattura nel mondo sindacale. Da un lato le sigle più rappresentative, dall'altro quelle più piccole. Capaci, nonostante le ridotte dimensioni, di compromettere l'andamento della mobilità pubblica, e quindi la vita cittadini.


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