L'intervista

Il sindaco di Ventotene: "Sul Manifesto guerra che sembra una parodia di Ferie d'agosto"

Ginevra Leganza

Parla il primo cittadino dell'isola Carmine Caputo: "Il testo va attualizzato e su questo ha ragione Meloni, per il resto la penso come Benigni"

“Su quest’isola i turisti ricchi di sinistra non ci sono più. I viaggiatori vengono da tutto il mondo per ragioni di interesse storico e naturalistico, non proprio ideologico”. D’accordo, sindaco. Ma nelle ultime quarantott’ore Ventotene è montata in cima alle tendenze di X (Twitter). Il dibattito sarà ideologico, come dice lei, ma un cicinin di pubblicità gliel’hanno fatta i vari Meloni Fornaro e Schlein. O no? “Mi hanno detto che c’è stato un esorbitante aumento di click. Io sono poco tecnologico, ma so che molti utenti hanno cercato su Google Ventotene”. Non sapevano dove fosse l’isola vulcanica al largo della costa tra Lazio e Campania? “Mi auguro che questa curiosità porti qualcosa”. Qualcosa oltre il turismo? “Turismo e conoscenza del Manifesto. Che viene sbandierato a casaccio”. 
Carmine Caputo è il sindaco dell’isola-confino che conobbe personalmente Altiero Spinelli. Oggi, a Ventotene, organizza convegni su Ernesto Rossi che piacerebbero a Silvio Orlando e Laura Morante. Ma alt. La sua isola, gli chiediamo, è più quella del Manifesto o più quella dei film di Paolo Virzì? “Più la prima, ovviamente. Quanto a Virzì…”. Sì? “Ecco, la polarizzazione caricaturale corrisponde più a Montecitorio che a Ventotene. Per il resto io condivido tutto quello che ha detto ieri Roberto Benigni – continua Caputo – e nondimeno credo che anche Giorgia Meloni abbia le sue ragioni”. 
Benigni difende il Manifesto ma Meloni ha ragione nel criticarlo. Cosa intende? “Intendo dire che il Manifesto va riletto, capito, attualizzato”. Colpo di scena. Quindi anche lei pensa come la premier che non possa rispecchiare l’Europa d’oggi? “Io penso che l’Europa federale, la cui idea si deve a Rossi, Spinelli e Colorni, debba comunque svincolarsi dalla cornice storica di quel testo. E cioè dalla necessità della dittatura e dall’abolizione della proprietà privata”. 
A quarantott’ore dalla polemica a Montecitorio, Caputo racconta al Foglio d’aver sottoscritto una proposta per un “restyling” del Manifesto di Ventotene. Un’idea presentata al Parlamento europeo in tempi non sospetti, dice. “Tre anni fa, quando fui eletto, ci fu un parlamentare spagnolo che propose una revisione. Io la firmai. Perciò le dico: la presidente Meloni ha letto una parte del testo, che certamente stride con il nostro presente. Ciò detto, siamo d’accordo: è solo una parte. L’Europa federale è un principio che va preservato, tutelato, valorizzato. E questo è fuori discussione”. Ha ragione Meloni, allora, quando accusa l’opposizione di non conoscere la storia? “Io non penso che tutti quelli che brandiscono il Manifesto in piazza l’abbiano letto”. Si riferisce alla piazza “blu" del 15 marzo scorso? “Anche a quella piazza, sì”. Epperò, sindaco, lei saprà che sabato prossimo sbarcherà sull’isola una delegazione del Pd pronta a deporre una corona sulla tomba di Altiero Spinelli. Il deputato piddino Roberto Morassut lascia intendere che sull’aliscafo diretto a Ventotene potrebbe esserci persino la segretaria Elly Schlein, indignata dalla polemica in Aula di Giorgia Meloni. Cosa ne pensa?  Ventotene è la Roccaraso della sinistra? E cosa pensa, ancora, del deputato Federico Fornari, in lacrime dopo l’orazione? “Penso che il dibattito parlamentare sia scarso, e che la sinistra sia ipocrita. In generale più che a Berlinguer e Almirante, destra e sinistra somigliano oggi alle commedie di Virzì – loro sì – ambientate sull’isola”. Ai Molino e Mazzalupi di Ferie d’agosto? “Esatto”. Una parodia della parodia? “Una caricatura che non mi affascina più. Anche perché a Ventotene il fenomeno dei turisti ricchi di sinistra va scemando. E certo i giovani che vanno in piazza con Michele Serra, come i deputati dolenti a Montecitorio, il manifesto non lo conoscono bene”. Lei è stato eletto con una lista civica. Ma domanda: alle politiche vota Fratelli d’Italia? “Io sono nato democristiano, con Aldo Moro e Arnaldo Forlani, e morirò democristiano”. Difatti sposa le tesi di Benigni in Rai non meno che quelle di Meloni in Parlamento. “La mia Europa è l’Europa di Alcide De Gasperi. Stop”.
Ginevra Leganza

Di più su questi argomenti: