Alcide De Gasperi (foto Ansa)

Cattolici a Ventotene

La gita a Ventotene dei catto-dem che dimenticano De Gasperi

Maurizio Crippa

La strana recente passione della sinistra dem-dossettiana. L’Europa che nacque quattro anni dopo il Manifesto di Ventotene, e dopo altrettanti anni con la Ceca e poi tutto il resto è più debitrice all'ex presidente del Consiglio, Adenauer e Schuman che all’utopismo di Spinelli

Come di prammatica, il senatore (ora Pd-Idp) Pier Ferdinando Casini riemerge sempre, per levitazione naturale, ogni volta che serva un po’ di storia repubblicana, e storia democristiana, e in generale storia della diatriba di idee tra cattolici e laici. “Una cosa incomprensibile”, dice dunque subito al Corriere dell’uscita di Giorgia Meloni su Ventotene. Ma siccome Casini è assennato e democristiano per Dna, non si fa confondere dalla foga del momento, nemmeno quella del suo attuale partito: “Nella mia concezione il padre fondatore dell’Europa è Alcide De Gasperi”. Ma morbido e assennato non per niente, aggiunge che Altiero Spinelli è stato “un protagonista straordinario dell’utopia del federalismo europeo, che oggi sentiamo profondamente importante”.

 

Dunque per Casini “aprire un contenzioso ideologico sui Padri fondatori proprio non lo capisco”. Non si sa se partirà anche lui in aliscafo da Formia, sabato, in pellegrinaggio isolano e democratico. Ma certo la sua cautela su De Gasperi segna un mezzo passo di distanza dalla sicumera con cui altri esponenti cattolici d’opposizione, e tutto il Pd nella sua celebre componente cattolica, si sono mostrati pronti a considerare, à la Benigni, il Manifesto come una Bibbia, un testo sacro. Da Anna Ascani, vicepresidente della Camera, cattolica di ascendenza familiare dc (“non si può riparare lo sfregio”), al super lapiriano Matteo Renzi, che ora dice “Ventotene per me è la capitale morale dell’Europa”, dunque più della Firenze del sindaco santo. O il prudente Gentiloni, che si limita sui social a elogiare Benigni. 

 

La passione per Ventotene nel pantheon politico cattolico è piuttosto recente. Ma è ben vero che Renzi presidente del Consiglio nel 2016, quando tra i suoi totem c’erano gli scout e La Pira, portò Holland e Angela Merkel sull’isola: “Ventotene rappresenta i valori e gli ideali che hanno fondato l’Unione europea”. E’ noto piuttosto che una divergenza di vedute era presente, e netta, tra i Padri fondatori cattolici (e in odore di santità) Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman sul profilo dell’Europa: il loro non era quello federalista e anzi abolizionista del concetto nazionale sognato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Più pragmaticamente, e con meno intransigenza per la storia europea, per le sue pieghe e persino le sue piaghe, quello dei tre Padri era un percorso di avvicinamento, immaginava pilastri progressivi: “Comunità europea”, non federazione, si chiamò quella del carbone e dell’acciaio. E poi la possibile difesa europea, ma saldamente ancorata all’occidente atlantico. Oggi a sventolare il Manifesto di Ventotene sono i cattolici eredi, nel Dna di minoranza del Pd, del cattolicesimo democratico e dossettiano che invece la visione di De Gasperi non amava. Dimentichi che Dossetti, più che europeista utopista, fu intransigente critico dell’adesione alla Nato, su cui ruppe con De Gasperi (votò sì alla fine, e Giuseppe Lazzati ricordò di averlo letteralmente trascinato in Aula) e sospettoso verso quel sistema democratico cui la maggioranza del mondo cattolico, e non solo politico, guardava. Disse neL 1946 Dossetti: “Provo un certo disagio nel pensare che la cattolicità americana possa entro breve tempo acquistare sull’intero corpo della Chiesa una influenza proporzionata ai mezzi materiali di cui può disporre”. 

   

Il tema oggi non è certo quello dell’Europa a partito unico rivoluzionario che “non è quella di Meloni”. Ma persino un giornale di diffusione popolare come Famiglia cristiana, prima della manifestazione di piazza del Popolo, ha pubblicato un pezzo-debunking in cui si legge che Ventotene “è un documento da maneggiare con cura, perché risente, con la sua visione utopistica, delle spinte idealistiche e totalitarie dell’epoca”, l’idea di “uno Stato etico”. E soprattutto: “Inoltre non è il solo documento fondante dell’Unione europea, bensì uno di questi. Non risente ad esempio della tradizione e della visione cristiana dell’Europa” ed è “totalmente impermeabile al cattolicesimo e alla dottrina sociale della Chiesa”. L’Europa che nacque dalle proprie rovine quattro anni dopo il Manifesto di Ventotene, e dopo altrettanti anni con la Ceca e poi tutto il resto è certo imperfetta – la difesa europea, il punto dolente di questo 2025, non ci fu – ma tutto sommato quella che è nata ed è viva oggi è più debitrice a De Gasperi, Adenauer e Schuman che all’utopismo di Spinelli. Tutti ad applaudire Benigni quando racconta che “nella piccola isola di Ventotene, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un’idea, di cambiare tutto, girare pagina: l’idea dell’unità europea”. Manca ovviamente un pezzo della narrazione, e un pezzo fondativo. Ma i discendenti genetici dei cattolici che allora avversavano De Gasperi forse non se lo ricordano.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"