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dopo il consiglio ue
Meloni è in equilibrio tra Ue e Usa. Sposta la data del Cdm e prepara il vertice da Macron
A Bruxelles la premier mantiene un profilo basso: non è più protagonista, ma è ancora sul carro di guida dell’eurodifesa e parteciperà alla riunione dei volenterosi di Parigi. L'attenzione è rivolta oltreoceano ai dazi di Trump, mentre Salvini stringe rapporti con il vice J.D. Vance
Bruxelles. Volenterosa sì, ma non troppo. All’indomani del vertice europeo consacrato alla difesa, Giorgia Meloni gioca d’equilibrio e tiene il paese in linea con Bruxelles, ma la sua attenzione è a Washington. Lontana dai tempi delle volate a due con von der Leyen, la premier in Ue rimane nel gruppone in attesa delle prossime mosse di Donald Trump. Il presidente americano, però, nel frattempo schiaffeggia l’Europa a suon di dazi e rende più difficile il lavoro alla premier italiana, che subisce la ritrovata intesa Londra-Parigi-Berlino. Il viaggio a Parigi di giovedì prossimo, al varo della coalizione dei volenterosi, è infatti da preparare con cura.
Pesa ancora la freddezza verso il piano Starmer-Macron e l’insofferenza verso il protagonismo del presidente francese, che per primo ha paventato l’idea di portare truppe europee in Ucraina, un’idea respinta categoricamente da Meloni. Ma nelle scorse ore le ultime indiscrezioni sulla possibilità di un accordo per una missione Onu, dunque con la benedizione di Mosca e Washington, potrebbero rovesciare le carte in tavola, riducendo il peso dell’iniziativa di Parigi e Londra e inscrivendo l’azione europea in un quadro internazionale più ampio, che renderebbe la partecipazione italiana, anche con uomini e mezzi, molto più fattibile.
Il feeling con Macron, però, rimane quello che è, immortalato dal video, ormai meme, dello sguardo torvo durante il saluto del francese al presidente Mattarella al G7 in Puglia. A Parigi la premier non vuole trovarsi schiacciata tra il presidente francese e il premier britannico, con il rischio che, a causa del problematico rapporto di potere in fatto di difesa, davanti alla stretta di mano tra le due sole potenze nucleari europee, Meloni paghi l’effetto “tavolo dei bambini a Natale”. Non a caso, infatti, già allo scorso vertice dei volenterosi la premier scelse di partecipare in videochiamata, ma questa volta la presenza di Meloni a Parigi è “probabile”, spiega il premier svedese Ulf Kristersson in conferenza stampa a Bruxelles a fine vertice, indicando che “anche chi in passato ha deciso di seguire solo in remoto, questa volta dovrebbe venire in presenza”. Voci che trovano conferma anche a Roma, dove Palazzo Chigi pare stia rivedendo l’agenda per far spazio al viaggio nella capitale francese.
Se per Meloni Trump è la carta da giocare per rompere l’isolamento in Europa, sui dazi americani, però, la premier rischia grosso. Giovedì, al vertice Ue, infatti, spinge per rinviare le contromisure europee, in sintonia con Washington, ma incassa le critiche del leghista Zaia, che incalza il governo ricordando che “i dazi non ce li possiamo permettere” e aggiungendo un sorprendente: “Ricordo che le contromisure hanno sempre portato a più miti consigli le controparti, negli Usa e altrove”. Parere dissonante da quello del vicepremier Tajani, che invece si lancia in un’analisi secondo cui “importare di più dagli Stati uniti potrebbe essere un ottimo scudo per continuare a esportare negli Usa”. Anche sul dossier dazi, però, Meloni non scopre le carte, dicendosi soddisfatta della “lucida” decisione di rinviare le contromisure Ue e promettendo che “andrà alla Casa Bianca, ma non ho ancora una data”.
Nel frattempo, nei rapporti con l’universo Trump, Meloni ha la concorrenza in casa. Nel pomeriggio, infatti, Matteo Salvini fa sapere di un colloquio di “quindici minuti tra il vicepremier e il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance”. Al centro della telefonata, “estremamente cordiale e concreta”, la lotta “per contrastare l’immigrazione illegale”, le “opportunità di cooperazione tra i due paesi” e “l’eccellenza americana nel campo della connessione satellitare”, fanno sapere da via Bellerio, informando che Salvini è già al lavoro su una missione negli Stati Uniti con imprese e investitori. Una menzione, quella ai satelliti, che non passa inosservata al referente in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, che si dice “felice del colloquio tra Salvini e Vance”.
L’attenzione leghista verso Starlink però non è affatto casuale. In molti a Bruxelles, infatti, hanno notato con favore il cambio di rotta di Palazzo Chigi riguardo ai contratti con Elon Musk per le comunicazioni governative e il sostegno del grosso dei partiti di governo italiano ai testi a Strasburgo che parlavano di sforzo verso reti satellitari indipendenti. Ennesimo esempio di un governo che, in questa fase, lavora coerentemente per Bruxelles, ma un po’ se ne vergogna.

Da pontida a Washington